L’esempio “Italia”

Ho avuto modo di parlare con una ragazza canadese, per quanto il mio inglese mi abbia permesso di farlo, e sono venuto a conoscenza degli argomenti che trattano nella loro scuola, di ciò che si discute in una scuola americana: in un Paese dove la democrazia è all’ordine del giorno, si studia un altro Paese dove la democrazia è un sogno e il buon gusto è precario quanto lo sono milioni di lavoratori. Prossimo compito in classe? “Confronta il Governo Canadese da quello Italiano e spiega, secondo te, perchè Berlusconi è libero di fare tutto quello che vuole”. Penso che le parole della traccia lasciano poco spazio ai commenti. Lo dicevano i padri della Filosofia Occidentale, come Aristotele: “l’uomo è un animale politico” e possiamo dire che l’uomo cerca di rinunciare alla sofferenza della solitudine, attraverso la creazione e lo sviluppo strutturale della società. Ma se la società perde il suo fine principale, che senso ha la sua esistenza? Ma l’ipocrisia, mista alla follia che sta portando il Premier ha lasciare dichiarazioni e a sbandierare sentimenti obliqui su un modo di essere, un punto di vista o nelle peggiori delle volte starnazzando attacchi contro gli omosessuali e la scuola pubblica del Paese di cui si è Presidente del Consiglio. Ma la domanda da un milione di dollari è proprio questa: è mai possibile che alla vista di un panorama completamente compatto contro provvedimenti e modi di riformulazione dell’ordinamento statale, marcate da un colore politico, quello della maggioranza, uno non pensi che di sbagliato c’è solo lui?

In questi giorni pare che il PDL abbia ormai deciso la sua linea politica: bombardamento ad oltranza con provvedimenti scandalo e proposte schifo, pur di salvare B. dalla legge, quella legge che se vede un “comunista” come protagonista, diventa il pilastro centrale dello Stato di Diritto sognato dal centro-destra berlusconiano. Quanto continuerà ancora questa farsa? Quanto saremo ancora costretti a distogliere gli occhi dai problemi del Paese, tipo la disoccupazione giovanile che continua a crescere, e pensare alle parole di Berlusconi, del Presidente del Consiglio, del nostro rappresentante ufficiale (purtroppo) all’estero? Vorrei che nelle Università si parlasse di ricerca e di sviluppo, di progetti sulla crescita in campo tecnologico, sociale, politico, culturale, economico, giuridico e non dover vedere gli universitari, ogni giorno, tramortiti nel vedere il proprio futuro spazzato via e di essere considerati dei vasi vuoti in cui inculcare pensieri e nessi logici, frutto di un elaborato modo di comprendere la crescita inviduale da parte delle vecchie generazioni, vecchie e marcie generazioni.

Puntiamo al cambiamento. Se è l’aria frizzante del Mediterraneo ad essere portatore di democrazia, allora respiriamola e nelle nostre menti avviamo la rivoluzione più piccola del mondo ma con un’importanza così grande, da essere l’artefice di un nuovo passo.

W l’Italia.

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