Le bandiere delle proteste

Bandiere dell’UE e della Lombardia bruciate, atti da emarginare che mettono in cattiva luce le istanze che gli studenti portano nelle piazze del Paese.

Leggo, con angoscia, che durante le manifestazioni di ieri, 12 ottobre, da parte degli studenti, si siano consumate vicende non da paese democratico e civile: bandiere bruciate, sia a Roma, che a Milano, rispettivamente, a finire al rogo sono state quelle dell’Unione Europea e a Milano soprattutto quelle della Regione Lombardia.

La bandiera è un simbolo che va oltre un metro di stoffa e un’asta, la bandiera rappresenta un popolo, un progetto, a cui tutti apparteniamo e da cui non possiamo distaccarci, perchè sarebbe contro la cultura democratica e politica che sin dall’Assemblea Costituente venne delineata nel nostro Paese, per non parlare dell’importanza di un progetto comune tra gli stati europei, per una situazione di pace e collaborazione, risultato avidamente cercato nella Storia, dopo due conflitti mondiali che hanno devastato territori, popolazioni e dignità delle nazioni coinvolte.

Che sia la bandiera dell’UE o quella della Regione Lombardia, non fa la differenza: pensare che il simbolo di una regione, dietro cui ci sono non Formigoni, Zambetti e gli altri inquisiti e condannati del Consiglio Regionale, ma cittadini che dietro quel simbolo si riconoscono. Si riconoscono, non come mero atto politico-scissionista (vedi Lega), ma come collettività che concorre allo sviluppo sociale ed economico della Nazione. Stessa cosa vale per quella Europea. C’è un Europa dell’austerity e c’è un Europa dello sviluppo, della cultura e dell’Erasmus “senza se e senza ma”.

Sempre più vediamo atti di questo genere, anche nel gennaio di questo anno, durante le manifestazioni del Movimento dei Forconi, in Sicilia, un gruppo di studenti bruciò la bandiera italiana, in segno di protesta. È giunto il momento di crescere.

Manifestare è un diritto di tutti e nessuno può permettersi di criticare chi scende nelle piazze in modo pacifico, mettendo davanti a qualsiasi gesto, le idee e i progetti per il futuro. Ma manifestare, soprattutto per noi studenti, significa essere liberi da logiche, essere osservatori ma lontani da quella parte della società che non riconosce l’autorità dello Stato e la bellezza dell’essere Italia, tutta unita.

Italia unita, non significa, solo, poter circolare da Trapani all’Aosta liberamente, certo, lo dice la Costituzione Italiana, ma essere un Paese unito significa guardare Nord e Sud come sole etichette geografiche e non più culturali, considerare i problemi della Lombardia problemi di tutti, considerare la condizione del Mezzogiorno d’Italia, come frutto dell’irresponsabilità di tutti e non di chi oggi nasce, vive e muore al Sud.

Pensando al significato che la bandiera racchiude dentro di sé, mi viene in mente il gesto che il Presidente Pertini compiva tutte le volte che scendeva dall’aereo o prima di una manifestazione: baciava la bandiera dello stato a cui faceva visita.

Che siano delle carote ad essere lanciate verso il Ministero, ci può anche stare, oltre all’ironia dietro quell’ortaggio, sul Ministro Profumo, c’è anche la felicità di molti fruttivendoli (visto il numero di carote lanciate dagli studenti), ma le bandiere no, no e no!

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