Gordon Ramsay al PD

Immaginate il PD come un ristorante e gli attuali dirigenti come dei camerieri e dei cuochi che da anni si muovono in cucina per dar da mangiare ai loro clienti (gli elettori). Posso comprendere che l’esempio del “dar da mangiare” può essere fuorviante, ma immaginate un cibo che arriva a tavola freddo, un servizio ormai “old-style”, soprattutto nel vedere Fioroni con il grembiulino che esce di nascosto per andare al locale di fronte, quello di Monti, cercando disperatamente di unire le due attività. Immaginate voi.

Un giorno arriva Gordon, si presenta, saluta D’Alema, il caposala, i camerieri presenti, Finocchiaro, Latorre, Franceschini e Veltroni, ormai in pensione ma nostalgico del posto e quindi sempre presente. Entra in cucina, trova il capocuoco, Bersani, suda, fuma il sigaro in cucina. Gordon Ramsay l’osserva e comincia a trascinarlo per tutta la cucina, cercando di fargli capire che Fassina si perde tra i fornelli e che è tutto da cambiare. Bisogna cambiare corso, bisogna cercare di ridare una rinnovata al metodo e non solo al locale. Bene, immaginate una puntata di Hell’s Kitchen e fatevi un’idea di come potrebbe essere il PD trasformato da Gordon. Immagino che qualcuno di voi possa pensare che sia una cretinata, forse lo è, ma immaginate. Come vorresti che sia rinnovato il PD, facciamo finta che la puntata si concluda prima della soluzione offerta dal famoso chef e commentate qui sotto, vediamo cosa vorreste nel Partito Democratico, per considerare quest’ultimo un “locale” di nuovo in corsa.

PS: a commentare non ci vuole niente, non siate prevenuti.

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