Non si è di sinistra senza coraggio

Per l’ennesima volta, la sinistra italiana ha deciso di mordersi la coda.

Barbara Spinelli, candidata (eletta) di spicco della Lista Tsipras, in una conferenza stampa ha dichiarato che il PD è sempre meno di sinistra e che la vera, unica, originale sinistra sono loro e quel progetto nato per le Europee.

Ancora con questa storia dei casti e puri! E basta!

La sinistra è tale se ha il coraggio di non relegarsi in partitini, ma di fondersi in un progetto ambizioso e di imprimere maggiore forza alla parte più a sinistra del Partito Democratico.
Il PD è il PD perché al suo interno c’è eterogeneità, la quale prima o poi muterà, esattamente quando non ci saranno più ex-qualcosa e la maggioranza sarà di nativi del PD (di tutte le età). Ma eterogeneo lo sarà sempre.
Se si vuole costruire qualcosa di serio, lo si faccia all’interno del Partito Democratico, altrimenti il resto è inutile. La Spinelli deve capire che la gara a chi si aggiudica la bandierina della sinistra ormai non interessa più a nessuno. Ieri ho pubblicato delle slide di uno studio, nel quale si rende chiaro il flusso di voti che ha permesso al PD di raggiungere il 40% di consenso.

La sinistra è tale se ha il coraggio di dare una svolta a se stessa, prima che al Paese. Le formazioni politiche presenti oggi sul panorama politico, mi lasciano pensare una cosa: da una parte c’è il PD che è il risultato di un’evoluzione politica del centrosinistra – che parte dal PCI e dalla sinistra della DC – e dall’altra c’è una sinistra (radicale) che prova in tutti i modi a salvarsi ad ogni elezione. Le alchimie politiche sono sotto gli occhi di tutti, la necessità di costruire un nuovo soggetto in vista delle Europee rende chiara l’idea di come pur di farcela, sia stato necessario levare, prima di tutto, simboli o nomi che conosciamo bene, e poi quello di unirsi in un solo gruppo.

Il progetto della Lista Tsipras è interessante, sia ben chiaro, ma ciò che non funziona è proprio la tendenza all’isolamento, al non volersi “mischiare“, a puntare il dito contro chi la pensa diversamente ed a etichettarla come “destra”. Questo è l’errore solito che si è sempre fatto ed è la ragione per cui i cittadini elettori di sinistra (radicale) un po’ si sono stancati e hanno preferito votare il PD, come progetto credibile.

Bisogna cambiare la sinistra se si vuole farla rinascere. Bisogna cambiare il linguaggio, bisogna saper interpretare il mondo che ci circonda. Fino a quando la sinistra italiana (non tutta, per fortuna) avrà l’arroganza di sbeffeggiare chi è al di fuori, non si andrà da nessuna parte.

Durante la scorsa campagna congressuale del Partito Democratico, quella che ha incoronato Matteo Renzi segretario, Pippo Civati, il quale era definito “il più a sinistra di tutti”, come se fosse una colpa, aveva lanciato l’appello ad entrare nel PD a chi si riteneva di sinistra. La cosa assurda, il bersaglio mancato, è stato proprio il non aver accettato l’invito che Civati e molti altri indirizzarono a quella parte di sinistra che voleva impegnarsi, che voleva rendersi partecipe di un progetto collettivo, non più relegato ma con grandi potenzialità. L’invito non è stato accettato, infatti se pur l’elettorato di sinistra voti il Partito Democratico (le Europee lo hanno confermato), di militanti di quella sinistra “radicale” ce ne sono ancora pochi. Se fosse il contrario, sarebbe un tesoro per tutti.

Mi auguro, quindi, che si avvii un progetto federalista, non tra partitini della sinistra radicale, ma tra la sinistra e il centrosinistra, cioè tra la Lista Tsipras e il Partito Democratico. Me lo auguro davvero, perché sarebbe una svolta nella politica italiana. A mio avviso, una svolta positiva. Per tutti.

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