Perché non demonizzo i “millennials” in Direzione PD

Perdonatemi se sarò controcorrente, rispetto a ciò che molti si aspetterebbero dal sottoscritto: ma non demonizzo i 20 cosiddetti “millennials” in Direzione nazionale PD.Credo che rappresentino, chi più chi meno, la comunità del nostro partito, alla pari di tutti gli altri. Tra loro, oltretutto, ci sono persone che stimo molto e che meriterebbero di essere lì a prescindere dall’età.

C’è chi, a riguardo, si è posto la questione del “perché scelti in quel modo e perché proprio loro”, puntando l’attenzione sull’esistenza dell’Organizzazione giovanile, da valorizzare di più.

Ecco, se, per l’ennesima volta, il Partito volta le spalle alla sua giovanile, il motivo è semplice: perché siamo piatti. E dico “siamo” perché, da dirigente della stessa, non mi esimo dal prendermi le dovute responsabilità di ciò. Vorrei che la stessa cosa facciano tutti coloro che, in queste ore, scrivono messaggi di disapprovazione sul tema.

Il PD ha grandi difficoltà nel relazionarsi con la nostra generazione, una rappresentazione plastica è arrivata dal referendum del 4 dicembre. Per come la vedo io, il motivo è che nei Giovani Democratici si annida una delle peggior specie di “uomo politico”: colui che emula chi non è, non avendone neanche la consapevolezza e le capacità.

Emuliamo spesse volte i “grandi”, trasformandovi nel fenotipo peggiore che possa esserci.

Trame, bastoni tra le ruote, scarsa considerazione dell’altro e incapacità di guardare oltre il proprio recinto.

Io dalla questione “millennials” ho appreso una cosa molto semplice: possiamo prenderci in giro sul ruolo che abbiamo nel partito e nel Paese, ma fino a quando i GD non riusciranno a prendere il coraggio che spetta alla generazione che rappresentano, saremo sempre e soltanto una quota parte dei tesserati. Con una propria bandiera, propri dirigenti ma senza una propria vera identità. Oggi, sul territorio, soprattutto, il valore dell’Organizzazione giovanile si aggrappa alla stima che i cittadini provano nei confronti dei suoi esponenti di spicco, sulle persone e non sul progetto politico che dovrebbe rappresentare, nel suo complesso.

Si lavori per questo, invece di sentirsi offesi. Lo si faccia partendo dalle proprie responsabilità, guardando al merito e al coraggio di chi dal futuro ha solo da guadagnarci.

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