Stamattina ho letto un articolo fresco di giornata, comparso su Ateniesi.it (la community-blog dei sostenitori di Matteo Renzi), a cura di Dario Ballini. Parla dei Giovani Democratici e di come siano ormai il fallimento, ennesimo, del Partito Democratico pre-Renzi, un fallimento, dice Dario, “tecnico” e “politico”. Proverò a confutare questa tesi con la mia esperienza e ciò che ho potuto vedere e tastare con mano in questi anni di militanza, all’interno del PD e della sua giovanile.
I Giovani Democratici hanno uno scopo ben preciso all’interno del Partito Democratico, uno scopo che molte volte si è allontanato dalla visione collettiva, ma che rimane viva in molti, ogniqualvolta qualcuno tenta di dissuadere la giovanile per soddisfare proprie ambizioni e/o interessi personali.
Caro Dario, mi rendo conto che ormai, avendo preso la fortezza, si vuole dettar legge in ogni dove e soprattutto lasciare il segno profondo all’interno dell’organizzazione del partito. È cosa buona e giusta, alla fine Renzi ha vinto per questo, ma guai a porre fine alla giovanile. Sai perché? Perché essa è strumento fondamentale delle giovani generazioni per amplificare le idee e i progetti, nei confronti di un partito che per molto tempo è stato sordo.
Ti dirò di più: quando fai riferimento ai progetti presentati dai Giovani Democratici, li consideri “pochi” rispetto a non so quale confronto, ma è necessario, se si vuole fare un esame completo del fenomeno e chiederne la fine, studiare attentamente i GD soprattutto sul territorio. Non farmi credere che un’organizzazione politica come il PD (o i GD) debbano essere classificati solo per quello che fanno a livello nazionale. Se così fosse, il PD avrebbe dovuto chiudere i battenti molto tempo fa, ma non l’ha fatto, perché sul territorio il PD funziona e dove amministriamo noi c’è la differenza. Stessa cosa vale per la giovanile: in questi anni abbiamo ottenuto grandi risultati anche noi, non solo i FutureDem (su cui tornerò tra pochissimo).
In Provincia di Bari (giusto perché parlo di casa mia, ma potrei fare esempi su Napoli, Roma, sulla scuola di formazione nazionale “Alta Partecipazione”, molto seguita e partecipata, e sulle organizzazioni studentesche legate, politicamente, alla giovanile) abbiamo ottenuto straordinari risultati, partendo dal gruppo stesso, folto, dinamico, raggiungendo mete ambite come collettivo, come passo successivo all’impegno “interno” al partito. Parlo dei risultati ottenuti alle elezioni amministrative, dove molti dei Giovani Democratici sono stati eletti, dai cittadini, nei consigli comunali, contrastando la politica del malaffare presente, come di consueto, in molte elezioni locali. Abbiamo ottenuto grandi risultati con la nostra scuola di formazione a Santeramo in Colle, ormai un appuntamento cadenzato e parte integrante del nostro DNA.
Come se non bastasse, ci siamo impegnati e, con grande senso collettivo, abbiamo eletto la nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, risultata prima eletta in assoluto in Puglia, per numero di preferenze alle parlamentarie del PD di Dicembre 2012. Abbiamo ottenuto questo risultato perché la giovanile si è mossa con grande senso di squadra e con un progetto politico ben preciso. La nostra forza sta nella nostra coesione e quando siamo divisi non valiamo nulla, soprattutto come giovani impegnati in politica.
Se parlo di divisione, non posso non far riferimento al nuovo soggetto politico, partorito dai giovani sostenitori di Renzi (dire “renziani” mi sembra un’offesa, come lo è essere chiamati “bersaniani”, “franceschiniani”, “cuperliani” e “civatiani”. Non riusciamo ad essere qualcuno senza accollarci il nome di una corrente al petto?), i FutureDem.
Caro Dario, parli dei FutureDem con una notevolissima presa di posizione. Nessun problema, in tal senso, anzi, è giusto che sia così, come io lo sono per i Giovani Democratici, ma la questione di fondo è: se ci si lamenta dei GD, come possono i FutureDem essere da meno? Mi sarei aspettato una soluzione al problema più radicale, più coerente rispetto alla tesi iniziale, un po’ come quella esposta, a suo tempo, da OccupyPD: niente più giovanili e tutti impegnati all’interno del Partito Democratico, senza ulteriori recinti, simboli e nomi.
Dire che la soluzione ad un’organizzazione giovanile è un’altra organizzazione giovanile, mi è difficile da comprendere, visto e considerato che è ancora presto per dire cosa sono e saranno i FutureDem. Facciamo passare un po’ di tempo e il tutto si assesterà e rivelerà la vera natura del progetto.
Tempo fa, dissi, dal mio umile ruolo di “militante” della giovanile e del partito, che la sfida più grande per tutti quanti noi era quella di vedere i FD entrare a pieno titolo nei (o non scappare dai) Giovani Democratici e lavorare per un progetto condiviso, per una visione complementare a quella del Partito, non alternativa, come molti credono.
Se parli di fallimento “politico”, in riferimento al fatto di non aver avuto grande attenzione da parte del Partito Democratico, su tematiche importanti portate avanti dalla giovanile, per poi essere considerate solo in caso di dichiarazioni di qualche avversario politico, come puoi credere che un’altra organizzazione giovanile possa ottenere questo risultato? Corsia preferenziale per chi ha supportato Renzi e che considera l’attuale segretario il proprio mentore politico? Se così fosse, cadremmo non nel “fallimento” politico, ma nello “scandalo” politico.
Siccome abbiamo cambiato verso e il congresso è ormai finito da tempo, spero che questo mio post non venga bollato come rancoroso per il risultato delle primarie. Ho sostenuto Civati, con fierezza e umiltà ed è tempo di riporre negli annali la battaglia congressuale e di impegnarci per comprendere cosa è giusto per il partito. Tralasciando il metodo della tabula rasa.
Saluti.