In questi miei 3 giorni di assenza sul blog, ho avuto modo di partecipare ad un Convegno Internazionale di Studi sul Carnevale e il Mediterraneo, a Putignano. Sono entrato in contatto con un enorme bagaglio culturale di tanti docenti universitari che, ognuno dal proprio centro di studi, ha elaborato il percorso storico, artistico e sociale che il Carnevale, come viva tradizione in tutto il mondo, ha compiuto in tantissimi anni.
Il Carnevale viene sostituito, al giorno d’oggi, da un semplice senso di satira attraverso fumetti e battute. Il popolo dell’antichità cercava modi di impossessarsi del controllo della sicurezza, del sentirsi protetti da un senso comune di sbeffeggiamento del male, del dolore e della vergogna.
Come il Maestro Luigi Maria Lombardi Satriani ha riferito nel suo intervento, il carnevale è inserito in un contesto realistico e attuale. La necessità di intrecciarsi con il mondo che lo circonda, il Carnevale si dimostra all’altezza di un senso profondo di umanità, di forte voglia di riscatto.
La Cultura nel nostro Paese è in forte bilico. Vedere docenti universitari che hanno, a dir poco, incantato la platea durante questa “3 giorni”, mi lascia stupito. Il contesto in cui vivono oggi i più grandi personaggi del teatro, del cinema, della musica e della cultura in generale, mi trasmette ansia, un’ansia rivolta al mio futuro, al mio progetto di vita.
La società umana è stata, da sempre, artefice di alchimie sovrannaturali, come sovrannaturale è l’uomo stesso, e non perderei attimo a dubitare dell’inserimento del Carnevale in una formula complessa di gestione dei sentimenti e delle emozioni.
Lo sbeffeggiare il potente di turno è qualcosa di sublime, che non tutti i popoli, purtroppo, a causa della loro cultura, possono provare. Durante un intelligente e armonioso confronto tra il Carnevale ebraico e il Carnevale tradizionale della nostra cultura, una delle religioni più severe, dal punto di vista delle tradizioni, permette in determinate feste, molto importanti, di vestirsi in maschera o di deridere chi, in un contesto generalizzato, verrebbe semplicemente rispettato e seguito. Moni Ovadia ha raccontato dei diversi modi di intendere il “rompere il ghiaccio” con le tradizioni arcaiche.
Torniamo a Putignano: i cittadini sono divisi a metà, da un lato c’è chi è favorevole al Carnevale e quindi ad una continuazione di una tradizione ormai arrivata a 617 anni di vita e c’è chi preferirebbe “spendere i soldi altrove”. Ma guardiamo Viareggio: un paese di 64.000 abitanti, in provincia di Lucca, cosa ha di noto, se non il Carnevale? Viareggio senza il Carnevale non sarebbe tale. Così è Putignano, senza il Carnevale non sarebbe la stessa Putignano. A parte le spese per il Comune, ma che credo poi siano ben ripagate in affluenza di turisti e anche di entrate, credo che gli albergatori, i piccoli B&B e i negozianti, siano toccati in prima persona dalle visite di forestieri.
In un momento così difficile per tutta la Cultura nel nostro Paese, vedere una tradizione popolare, quale appunto il Carnevale di Putignano, rimanere in piedi, nonostante le diverse peripezie fatte dagli organizzatori, è qualcosa di straordinario. Noi, predicatori in doppio petto, pieni di “astuzia” e grandi esponenti della società, ci dimentichiamo di ricordare che, nella grandissima parte delle volte, tra le nostre rivendicazioni c’è proprio il non perdere l’identità comune, il non piegarsi alle pressioni del mondo esterno, ma conservare tradizioni e manifestazioni popolari che, se non ora in futuro, saranno un tesoro inestimabile e potrebbero far crescere di gran lunga la città e tutto quanto il nostro Paese.
Perchè dalla Cultura dovrà nascere la nuova identità comune del nostro Paese, una nuova moralità, un nuovo modo di essere cittadini.
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