Lettera a me stesso

Caro me stesso,
potresti essere chiunque, non c’è alcuna differenza, viviamo nello stesso luogo, stesse esperienze, stessa vita, stessi obiettivi, stesso vivere, forse qualche piccola sfumatura, ma viviamo tutti sotto un unico tetto, il tetto dell’Italia.
Ogni volta che guardo dalla finestra, mi domando cosa stesse accadendo in America, ai nostri “fratelli” europei, nelle grandi metropoli, ogni volta però, penso anche a ciò che accade nel mio piccolo, nella sfera personale, in quel recinto aureo che non riusciresti mai a scavalcare, se non con le forti e grandi emozioni che solo la collettività può donarti.
Bada bene, le persone si distinguono in due categorie, se sei molto attento, potresti capirlo benissimo: c’è chi pensa a cosa fare della propria vita e chi pensa a cosa fare nella propria vita. Ti dico questo, perchè rifletto ogni giorno su cosa si baserà la mia vita, a cosa dedicarla. Le diversità tra uomini sono notevoli, c’è chi sogna di vivere nel proprio piccolo – una famiglia, una casa e un lavoro – e c’è chi invece pensa a come muovere il mondo, a come poter diventare carburante del motore del cambiamento, a coronare un sogno di una vita, poter fare ciò che si è sempre desiderato.
Ma una cosa di cui non mi capacito è, stranamente, come tra ME-me stesso e altri me stesso, non ci sia quell’interesse nell’osservare, commentare e contribuire alla Cosa Pubblica.
Caro me stesso, lo dico molto chiaramente, la situazione è una delle peggiori, siamo giunti a questi livelli di società, perchè qualche me stesso di vecchia data, non ha voluto spendere la sua attenzione nell’osservare e nel fare osservare i propri diritti di cittadino, che non sono solo proprietà privata, economia e privacy, ma sono anche obblighi che nessuno vuole rispettare, che molti seguono stretti, soffocando alla sola idea di dover pensare anche ai problemi collettivi, oltre a quelli personali, non sapendo che i problemi privati sono strettamente legati a quelli pubblici, perchè alla fin fine si tratta solo di una semplice addizione algebrica dei singoli casi.
C’è chi soffre per ovvie ragioni, chi per essersi perso durante la propria vita, durante una semplice, ma non normale giornata d’autunno, chi, in un solo secondo, sprofonda in un abisso senza fondo, senza meta e senza punti di riferimento.
Questa è la vita, caro me stesso, c’è solo da divertirsi. Questo significa essere uomo e donna, esseri pensanti, animali politici [cit. Aristotele], cosa sarebbe la vita senza alti e bassi? Un semplice ciclo con un inizio ed una fine? Sta a noi scegliere. Siamo artefici del nostro destino, siamo gli unici in grado di dire, “voglio questo…”, senza la nostra personalità, diversa l’una dall’altra, non saremmo in grado di poter essere NOI STESSI.
Ciao me stesso,

me stesso.

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