Ogni volta che si tenta di digitalizzare la burocrazia, qualcosa va storto. Il problema è sempre lo stesso, il sistema non regge la mole di dati che contemporaneamente vengono inserite al proprio interno da utenti che, ad esempio, partecipano ad un bando, iscrivono i propri figli alla scuola superiore.
Partiamo dal caso più recente: oggi mi sono imbattuto in una notizia della Regione Puglia che annunciava la chiusura temporanea di un sistema di ricezione dati per un bando di concorso su degli “Interventi a favore delle Pmi nel settore del commercio”, portando il portale sistema.puglia.it a registrare 500 nuovi utenti non più mensilmente, ma giornalmente, almeno così riporta l’articolo che vi ho linkato. Qual è il significato di questo fenomeno? Cosa si può trarre da situazioni come questa? Semplicemente una propensione da parte dei cittadini ad accettare e ad utilizzare con molta positività la “burocrazia” digitale, eliminando, così, non solo inutili scartoffie e magari viaggi in macchina verso la sede dell’ufficio preposto e quindi spreco di benzina, ma anche la diminuzione delle procedure per partecipare ad un bando – come per questo esempio – o in generale, qualsiasi atto che aiuti a sfoltire l’elefantiaca macchina burocratica del Paese.
C’è un però: alcuni enti pubblici, regioni, province e ministeri, tra queste ricordiamo l’esperienza del MIUR sulle iscrizioni online per gli studenti del primo anno delle scuole superiori, oltre che l’esempio descritto sopra, sono il simbolo di come l’Italia, pur con l’acquolina in bocca per la digitalizzazione della burocrazia, non ha ancora i mezzi per poter sostenere un flusso di dati così elevato e all’apertura degli sportelli sul web, il mondo crolla e il server si prende una vacanza.
Se la risposta è quella di questi due esempi e i cittadini sono pronti ad adattarsi ad una nuova frontiera della burocrazia, allora c’è bisogno di nuove attrezzature. Mi chiedo se sia possibile, con i soldi recuperati dalla lotta all’evasione fiscale, potenziare i sistemi che reggono tali servizi sul web ed evitare, la prossima volta, che compaia la scritta “Ops! Qualcosa è andato storto!” durante l’invio di una pratica.