Tag: larghe intese

  • Questa mattina ho presentato la mozione “Civati per L’Italia“, con emozione e soprattutto un risentimento forte, dentro di me, dovuto a questa battaglia congressuale, che poteva e può essere svolta sui temi cari al PD e al Paese, ma che invece si sta dimostrando una battaglia a suon di legnate interne. Ed io mi incazzo, perché sogno un partito diverso. Lo sogniamo in molti.

    Cosa voglio dire è molto semplice: la situazione nei circoli pare incresciosa, una falsa competizione pre-primarie, dove gli interessi di corrente vengono prima di qualsiasi altro tipo di obiettivo comune. Queste convenzioni sono una pagliacciata. Sapete perché? Perché è l’occasione per i notabili locali di procedere ad una conta e ad una strumentalizzazione del voto.

    Ho forse esagerato nell’enfasi, oggi, ma credo e spero di aver spiegato per filo e per segno quale sia il progetto di partito che con Pippo stiamo portando in giro nei circoli. Non possiamo accettare che il partito rimanga nelle mani dei soliti noti, gente che dovrebbe andare a lavorare e lasciare che il partito sia gestito da persone che credono fino in fondo in quel simbolo, così tanto schernito da chi è fuori i nostri circoli e che invece dovrebbe conoscere il vero valore di un progetto riformista come quello che dovrebbe oggi raffigurare il Partito Democratico.

    Quanti possono permettersi di dire che i 101 devono essere presi e cacciati dal partito? Quanti? Nessuno può permettersi di dirlo, perché tutti hanno qualche 101 come sponsor. Tutti tranne uno. Colui che può permettersi di fare una battaglia aperta contro l’inciviltà politica che ha investito il nostro partito, a difesa delle persone per bene che, mi dispiace per tutti i commentatori da salotto o da tastiera, ci sono nel PD, ci sono e ci saranno sempre fino a quando qualcuno avrà il coraggio di pensarla diversamente dagli strateghi che ci hanno portato al governo delle larghe intese.

    La battaglia contro i 101 è una questione di civiltà. Aumento il tiro e dico che i 101 sono ovunque, che in realtà non sono solo 101 ma sono più di mille e anche più. Sono presenti ovunque ed ogni giorno pongono interessi di potere a quelli collettivi. Ci sono e sono ovunque e non possiamo arrenderci all’idea di dover abbandonare la nave. Chi abbandona o volta le spalle al PD è come un capitano che lascia la propria nave mentre affonda.

    Ipocrisia allo stato puro. Ecco cosa sento nell’aria dei congressi locali, nelle votazioni per le varie convenzioni. Come si possono permettere queste persone di ritenere il partito un oggetto di loro proprietà? Come? È vergognoso. Luridamente presente e individuabile.

    Chiedetevi cosa state facendo e perché appoggiate l’uno anziché l’altro candidato. E se tra le prime 3 motivazioni vi balza alla mente il “perché è giovane”, sappiate che non siete niente di nuovo e il rinnovamento non arriverà da lì, non arriverà da quella scelta, perché è la base di quella scelta che è sbagliata.

    Se Matteo Renzi è giovane, io cosa sono? A 38 anni si è adulti e si deve essere responsabili delle proprie azioni e di cominciare a capire che la coerenza delle proprie idee viene prima di qualsiasi tipo di marketing politico e di camicie con maniche arrotolate e jeans all’ultimo grido. A 38 anni si deve comprendere che non si può far politica facendo giravolte ogni giorno, sui temi più importanti: governo sì, governo no. Cancellieri sì, Cancellieri no.
    Se si è convinti che queste larghe intese debbano finire quanto prima, non si annuncia la propria disponibilità a ricandidarsi a Sindaco. Non abbiamo mica scritto in fronte “giocondo”. Eddai su!

    Ha fatto bene Pippo ad annunciare la presentazione, nell’assemblea dei parlamentari PD di martedì prossimo, del documento per la mozione di sfiducia a carico del Ministro Cancellieri. Così testeremo fino in fondo e con chiarezza la coerenza dei nostri parlamentari, visto che si rifiutano di votare la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, non perché c’è una motivazione politica a riguardo, ma perché è stata presentata dal M5S. Un fatto di principio. Diciamo che è una replica della votazione del Presidente della Repubblica: Rodotà no, non perché non è di sinistra, ma perché è stato presentato e supportato dal movimento di Grillo e quindi non possiamo piegarci e seguire, una volta tanto, con umiltà. Poi no anche a Prodi, perché non avrebbe mai permesso un governo PD-PDL e sarebbe svanito il sogno feticista di molti leaderini e vice-leaderini di poter compiere il gemellaggio a spese degli elettori (presi per il culo, alla stragrande). Quindi in barba ad una prassi assodata dalla nascita della Repubblica Italiana, abbiamo rieletto l’arbitro delle crisi di governo che più di tutti giustifica questo valzer di coppia tra democratici e berlusconiani (oggi anche con i nuovi alfaniani). Diciamo che era giusto farlo riposare, ha la sua età e il Paese e le Istituzioni devono avere un ricambio di personalità, con diversi modi con cui approcciarsi ai problemi.

    Continuiamo la nostra battaglia e non fermiamoci davanti a nulla. Chi ha paura degli ostacoli prima o poi si bloccherà. Noi dobbiamo cambiare le cose, cambiandole, non con il sorriso, ma con la serietà e la coerenza che deve contraddistinguerci.

  • Molte persone, ormai, mi chiedono spesso cosa ci faccia io nel PD, perché continui a difendere il mio partito da attacchi e luoghi comuni che avvolgono il Partito Democratico, lasciatemelo dire, molte volte indegnamente e sbagliando alla grande.

    SONODELPDPERCHE_twitter

    Io sono del e nel PD perché credo che il Partito Democratico sia l’unico e vero partito con un sistema di decisione democratica al suo interno, capace di essere vero strumento di rinnovamento, cambiamento e soprattutto di buon governo. Non come qualche 101 vuole far credere, soprattutto sulle slabbrate intese (più che larghe).

    Il buon governo lo vediamo soprattutto nei territori, dove nelle amministrazioni locali, nelle province e nelle regioni, il PD riesce a dare un suo forte contributo alla cittadinanza, trasformandosi in sentinelle verso i cittadini. Certo, non mancano i disguidi e i problemi, ma non sono nel PD perché è un partito perfetto, anzi, proprio perché lo si può sempre migliorare, cercando soluzioni ai problemi che si presentano di giorno in giorno, senza dover chinare la testa davanti a nessuno.

    “Non chinare la testa davanti a nessuno”: solo chi è veramente libero può dire una cosa del genere. Lo dicevo qualche giorno fa: il PD ha un sistema interno feudale, fatto di leader nazionali, vassalli regionali, valvassori provinciali e valvassini cittadini. Non sono pochi coloro che pur di tenere ben salda la propria posizione predominante nel gruppo, si affiliano a capibastone che possano intercedere per loro e per i loro interessi.

    Ma dov’è il punto? Da come descrivo questi particolari, sembra che sia più che stanco di queste logiche da politichetta da quattro soldi, da uomini falliti, ebbene, lo sono. Sono stanco di queste logiche, ma non sono stanco del PD, anzi, sono spronato ad andare avanti perché in quel simbolo vedo l’unica speranza per questo Paese.

    Mi dispiace per tutti coloro che sperano in uno sfascio totale del Partito Democratico. Chi augura il fallimento del PD, augura il fallimento della sinistra italiana e la condanna alla vittoria per il centrodestra, un centrodestra ormai più che perso.

    Qualcuno dirà: “ma perché il PD è di sinistra?”. Lo è, molto più di quanto possiate pensare, fino a quando ci saranno persone che combattono per la democrazia decisionale e sperano in un sistema di consultazione perenne con i tesserati, il PD sarà di sinistra. Fino a quando qualcuno combatterà per i diritti dei lavoratori, dei cassintegrati e dei disoccupati, il PD sarà di sinistra. Fino a quando qualcuno nel PD dirà che le larghe intese sono state l’errore più grande che si sia compiuto, il PD sarà di sinistra. Fino a quando ci saranno persone come Pippo Civati che vogliono aprire un dialogo con gli elettori del Movimento 5 Stelle e capire perché sono scappati dal centrosinistra, il PD sarà di sinistra.

    Finiamola con tutti questi luoghi comuni, ne va della nostra intelligenza. Cominciamo a discutere se e come il PD dovrà affrontare il discorso “coalizione” e se può esserci finalmente una grande casa comune dei partiti della sinistra italiana, riformisti e progressisti, per creare un progetto per il Paese che guardi al futuro, senza dimenticare per strada chi ha bisogno di aiuto (e ad oggi sono molti, anzi, moltissimi).

    Ve lo ricordo: sono del PD perché credo in questo partito come unico strumento per ridare vigore all’Italia, alla politica, alla democrazia e alla dignità delle persone.

    Sono del PD perché credo che non ci sia altro partito che mi possa garantire la possibilità di dire la mia e di poter contribuire alle decisioni politiche di maggiore rilevanza.

    Sono del PD perché credo fermamente che additare dall’esterno e giudicare senza vivere in prima persona i fatti, sia il peggior modo di vivere e di prendere una posizione.

    Sono del PD perché più di molti altri commentatori sono stanco dell’attuale classe dirigente del mio partito e molto più di altri ho intenzione di combattere contro questa e di far valere le mie ragioni, ragioni che accomunano molti giovani e meno giovani militanti, come me.

    Un invito ad Epifani: più che chiedere ai militanti (e non solo) le ragioni che portano a votare PD, con #iovotoperché, dobbiamo chiedere #sonodelPDperché