Categoria: Politica


  • Habemus victoriam!

    Volevo lasciare il mio parere per quanto riguarda le Amministrative di quest’anno. Sono state un’esperienza bellissima, interessante e soprattutto capace di trasmettere la voglia di rimettersi in gioco e di riscoprire quei valori e quei sogni che da fin troppo tempo, avevamo lasciato nel cassetto, chiuso a chiave con il berlusconismo dissennato che attanagliava la nostra società e il nostro essere.
    La situazione paradossale che ha dato la possibilità di far assimilare al centrosinistra, quella voglia di rimettersi insieme e di abbattere definitivamente il vero cancro del nostro Paese, a differenza di ciò che afferma B., dove per lui il male più grande è la magistratura, unica vera fonte di garantismo in questa Italia dalle mille sfaccettature, è il berlusconismo e tutto quanto il sistema che esso comporta.
    Ma la vera fonte da cui dobbiamo trarre insegnamento è il messaggio con cui i cittadini hanno accompagnato le elezioni dei diversi sindaci, soprattutto quelli di centrosinistra: “Noi siamo qui. Controlleremo tutto quello che farete e se ce ne sarà bisogno saremo in piazza a dire la nostra, a proporre una visione differente dalla vostra”. Tutto questo non può che inorgoglirmi di essere italiano. A tutto questo, sembra strano, va dato indirizzo di nascita proprio a lui, B., che dopo aver preso per i fondelli gli italiani per ben 20 anni, ora la società civile si è svegliata e ha dichiarato il suo massimo stato di allerta e la sua attenzione verso la politica, inserendo progetti innovativi ma soprattutto con la capacità critica e sostanzialmente coerente con tutto quanto il movimento di cittadini, uomini, donne, ragazze e ragazzi, che dal primo istante hanno gridato un NO a questa farsa che fino ad ora si presentava come la vera politica.
    Il colore arancione è il simbolo di un cambiamento radicale e di speranza, l’Italia passa dal celeste e rosso, all’arancio, un colore che nasce dalla fusione di due colori primari, due colori che simboleggiano qualsiasi aspetto brillante di una politica che sta cambiando.
    Milano, Napoli, Cagliari e tutti gli altri comuni in cui il centrosinistra è riuscito ad abbattere Berlusconi e i suoi candidati sono solo l’inizio. Cambiamo veramente, vogliamolo, decidiamo il nostro futuro. Noi siamo qui, ci impegneremo ogni giorno. Forza! Ci siamo quasi!
    Il prossimo appuntamento è il 12 e 13 giugno, in tutta Italia, l’ultima scossa a questo Governo: IL REFERENDUM! Votiamo i 4 quesiti, con un sonoro “Sì”, per abrogare le leggi porcata che questa, ormai non più, maggioranza vuole consegnare al futuro di questo Paese. Noi lo impediremo.


  • Lo spiraglio

    30 Maggio 2011

    è solo l’inizio…


  • A finestre aperte

    Nasciamo per percorrere un corridoio immenso. Ogni 100 metri ci sono delle scale e lì, cadiamo, ci rialziamo, ad uno ad uno saliamo quei maledettissimi gradini, colpevoli di averci distrutto ma che necessariamente dobbiamo oltrepassare.
    La situazione politica nel nostro Paese è a dir poco fantastica, mi spiego meglio: il berlusconismo sta crollando, dopo ben 20 anni di questa tremenda malattia, il vaccino della “rottur de ball” sta dando i suoi primi frutti. Ieri ho pubblicato un post sul Movimento 5 Stelle di Bolzano, inerente al Consiglio Comunale, e con molto piacere ho visto gente interessata commentare, lasciare delle proprie dichiarazioni in merito, aprendo un dibattito molto interessante.
    Non parlo mai di me, direttamente, sul mio blog; quando pubblico un articolo, inserisco sempre mie riflessioni personali ma, alla fine, devo farlo perchè questo è il mio spazio personale e sono libero di dire tutto quello che voglio, nel rispetto del giusto e delle persone.
    Ho preso delle decisioni molto importanti, perchè sono frutto di una sincera meditazione su ciò che è bene fare, senza tralasciare nulla e nessuno. Il mio compito parte da Noci, il mio paese, in cui vivo e svolgo la mia attività politica, come segretario dei Giovani Democratici e dalla Provincia di Bari, come responsabile scuola dei GD “Terra di Bari”. Se ho aperto questo blog è perchè ho il forte desiderio di creare una rete di dibattiti e di scambio di informazioni, pensieri e progetti sul futuro che tanto sogniamo, ma che credo sia giusto contribuire a sviluppare.
    Ho sempre ribadito e ancora lo faccio, la mia disponibilità ad ascoltare tutti i consigli e critiche costruttive, a patto che lo stesso facciano gli altri con me. Mi pare una cosa sacrosanta. Il mio progetto politico si delinea in semplici passaggi, perchè semplice è l’idea di futuro, un futuro pulito, senza ostacoli per lo sviluppo del Paese.
    Da quando ho iniziato la mia attività politica, sono molto interessato ai dibattiti politici su tutti i livelli, da quelli nazionali a quelli locali, questi ultimi con un interesse maggiore, perchè si è partecipi di vicende, situazioni che ti toccano da vicino.
    Ed è qui che ribadisco il mio impegno per Noci. Dobbiamo avviare il cantiere dell’alternativa, in un momento in cui l’Amministrazione Comunale è incapace di gestire e di garantire una situazione politica dinamica, ma allo stesso tempo stabile. I capricci per delle poltrone da assessori sono l’esempio di come la politica viene vista, da questi signori, come una fonte di arricchimento e di soddisfazione, per i propri interessi, alla faccia degli obiettivi comuni.
    Si riparte dal basso e guai a criticare chi dice questo. Bisogna ridare la voce ai cittadini, senza se e senza ma. Bisogna essere in grado di porsi come ponte, tra la gente e le istituzioni. Cosa ne sarà del mio impegno politico? Tutto dipende da voi. Perchè il vero motore della politica sono i cittadini e se loro riterranno che io sia degno di rappresentarli nelle istituzioni, di poter operare sul territorio con convinzione e soprattutto con risposte vere da parte del mittente di esse, bene, allora sarà il momento di dire “sono aperte le danze”.


  • Abuso di moralismo

    La chiamavano costola della sinistra, causa della dispersione di voti che l’attuale opposizione non riesce a contenere durante le elezioni provinciali, prima, e amministrative, per ultimo. Ma ora? A quanto pare il successo rende folli, a cominciare dalle piccole cose, si arriva a dilagare in contesti non poco delicati, come gli interessi estremisti, peccato però di destra.
    Quando un partito nasce e vive, principalmente, grazie all’elettorato di centrosinistra, ormai stanco dei soliti e non pochi problemi che toccano i più significanti partiti politici dello stesso colore, non può perdere la bussola, come hanno fatto i due consiglieri comunali di Bolzano, della “Lista Civica Movimento 5 Stelle – Beppe Grillo“.
    Durante la seduta del 31 marzo del 2011, i due consiglieri Alberto Filippi e Claudio Vedovelli, attualmente all’opposizione, con una maggioranza di centrosinistra, alzano i tacchi e assieme all’altra opposizione di centrodestra lasciano l’aula per protesta, nei confronti della decisione, da parte del Consiglio, di non ammettere nell’albo delle associazioni l’associazione “Casa Italia” riconducibile all’ormai nota Casa Pound Italia, molto vicina ad ideologie di estrema destra, oltre che nostalgica del fascismo, come loro stessi dichiarano.
    Intervistato, il consigliere ha subito dichiarato: “Escludere un gruppo di ragazzi che non solo hanno le carte in regola ma anche, fino ad ora, organizzato serate su temi diversi ed interessanti, senza segni di apologia, solo perchè si ritiene siano in contatto con gruppi neo o nuovi fascisti, ci pare sbagliato oltrechè rischioso“. Le polemiche verso il nuovo Movimento di Beppe Grillo non mancano e sicuramente, dopo quanto accaduto, la situazione si farà ancor più pressante nei confronti dei cosiddetti “grillini”. Ma come la prenderanno gli elettori del “WebParty” degli stanchi dell’attuale politica? Molti internauti hanno preso d’assalto il blog di uno dei consiglieri comunali, precisamente di Claudio Vedovelli, dichiarando il loro palese dissenso nei confronti dell’azione del gruppo consiliare, esempio ne è il primo commento al post di chiarimento sulla vicenda: “Non sono ragazzi, sono fascisti”.
    Pur se accaduto circa 2 mesi fa, il tutto fa scalpore alla luce delle ultime dichiarazioni che il leader del Movimento, lo stesso Beppe Grillo, ha rilasciato sul suo blog, tramite video messaggio, come suo solito: “Destra e sinistra sono uguali“, gettando, inoltre, un due di picche a tutti coloro che gli chiedevano un supporto in vista dei ballottaggi di fine mese.
    E a dire che il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sventola a destra e sinistra, sopra e sotto, la Costituzione Italiana, sbattendola in faccia agli attuali politici, non molto in sintonia con i principi legati alla Carta Costituzionale. Giusto per dare una rispolverata al primo dei Documenti del nostro Paese, alla disposizione finale XII risulta: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.” Piccola dimenticanza? Noi comunque sia, continuiamo a festeggiare il 25 aprile.

    [fonte: clicca qui]


  • La Rete della Gente

    Prima di scrivere un articolo, pensavo sempre prima al titolo, forse perchè credevo che da lì sarebbe partita l’argomentazione. Oggi, 18 maggio, a due giorni dai risultati delle amministrative, non posso che partire dal corpo del testo, dai contenuti, dal risveglio e dalla gioia che questi risultati hanno dato e ridanno ancora oggi a chi, senza abbattersi, si è rimboccato le maniche e, problemi a parte, ha dato dignità ad una parte politica molto significativa che, come fanno ben sperare queste lunghe ma meravigliose giornate, molto presto diventerà vitale per il nostro Paese.

    Chi di voi legge i miei post, conosce perfettamente la mia tendenza a criticare, delle volte, le scelte del mio partito, il Partito Democratico, e devo dire che anche in queste Amministrative ci sono stati degli ostacoli, ma che di certo, come ben spero, daranno voce a dibattiti costruttivi da cui continuare questo meraviglioso percorso.

    Partendo dalla mia Puglia, non posso che essere orgoglioso di appartenere ad un partito che con tanto sudore è riuscito a risultare il primo in Puglia. Conosco perfettamente il lavoro dello staff e questo mi da conferma che quando un folto gruppo di persone lavora per il bene del proprio territorio, riversando i propri sentimenti e spendendo tutto il tempo per delle cause comuni, si arriva a vincere, si arriva a ricevere gratitudine e rispetto da parte dei cittadini.

    Nel resto d’Italia? A Torino, Fassino è riuscito a manifestare quel senso di continuità con l’ottimo lavoro di Chiamparino come sindaco della città simbolo del lavoro. A Bologna, scandali o no, la sinistra è riuscita a costruire un nuovo volto di serietà e rispetto delle regole e Merola sarà in grado di amministrare Bologna con dignità e grandi capacità.

    Napoli? Abbiamo pagato i nostri errori per la precedente amministrazione e per le primarie piene di ombre e di enormi lacune. La divisione, come abbiamo visto, porta semplicemente ad una perdita delle possibilità di vittoria, ad una perdita di credibilità. Non potevamo presentarci in 2, come centro sinistra, era giusto rimettere al centro della situazione napoletana l’unità e la coesione politica.

    A Milano, lasciatemi dire, abbiamo sbancato. Nel feudo berlusconiano per eccellenza, il Partito Democratico è il primo partito milanese, ancor prima del PdL e della Lega, che si ferma ad un 10% di preferenze. Pisapia è stato in grado di dimostrarsi una persona mite e decisa, capace di interagire con i cittadini milanesi e di rispondere ai problemi seri della città. Le accuse stanno a zero. Non è un’offesa avere un passato nell’estrema sinistra, se per estrema si intende vicinanza alle persone meno fortunate, ai poveri e ai bisognosi. Il terrorismo è un’altra cosa, di certo non è stato Pisapia il personaggio criminale della politica milanese. La Moratti si è pugnalata da sola, quando ha accusato il candidato sindaco del centrosinistra di aver rubato un’auto, perchè Giuliano è stato assolto da ogni accusa. Cosa accadrebbe se a Milano vincesse il Pisapia, al secondo turno? Sicuramente toglieremmo la maschera che per venti anni Berlusconi e i suoi hanno portato sul loro volto tumefatto da promesse non mantenute e vicende poco consigliabili, tra mafia, criminalità e affarismo. Il futuro non è nella divisione, come Bossi e la Lega continuano imperterriti ad affermare, ma la coesione nazionale e la risoluzione dei problemi principali, porterebbero l’Italia ad essere di nuovo uno dei Paesi più belli d’Europa e del Mondo. Ecco perchè Milano è così importante, perchè da lì inizia il cambiamento.

    Da oggi, faccio un appello a tutti i tesserati del PD e simpatizzanti del centrosinistra: abbiamo vissuto momenti difficili, nessuno lo mette in dubbio, ma da oggi, tutti, me compreso, dovremo ristabilire un’ordine di rispetto reciproco e di costruttività. Bene le critiche, perchè è proprio da lì che nascono le idee migliori, ma che siano costruttive e non campate in aria. Anche io molte volte mi sono lasciato prendere dalle critiche, molte volte senza pensare al bene del mio partito. Ma da oggi basta! Da oggi abbiamo una forza in più tra le nostre file. Parlo della forza consegnataci dal Popolo, una forza che continuerà a crescere se solo noi saremo in grado di guadagnarcela.

    Un’aspetto è bene ricordare: la vittoria elettorale non è un gioco da ragazzi se colui che abbiamo di fronte a noi è in bilico o sta cadendo a pezzi ogni giorno di più. Il Popolo in questo ventennio berlusconiano è maturato dai suoi errori e debolezze. I Cittadini Italiani vogliono rispetto e soprattutto serietà nel mantenere gli impegni presi. Ecco perchè dobbiamo ripartire nel riformulare una nuova politica, che oltre ad essere una nuova e forte alternativa, sia il punto di partenza per la rinascita dell’Italia.

    Io sono qui, è esattamente un anno da quando ho iniziato a fare politica attivamente, nel partito e immergendomi nei problemi e negli ambienti cittadini, della mia Noci e approfondendo il mio lavoro anche a livello provinciale, occupandomi del settore scuola dei Giovani Democratici. Ma non credo basti. Vi potrò sembrare un patetico sofferente di manie di protagonismo, forse un sognatore azzardato, ma da qui parte il mio impegno e nessuno me lo potrà impedire. Da qui parte la mia impronta, da qui, assieme a tutti coloro che mi vorranno aiutare, assieme al lavoro di tutti, assieme al mio aiuto per gli altri. Attendo quel periodo, lo attendo con tutto me stesso e so perfettamente, che non è troppo lontano.


  • Il breve termine

    Quando vengo accusato di essere contro Berlusconi a prescindere, mi incazzo come una bestia. Preferisco essere accusato di essere contro Berlusconi per natura, perchè non è di certo la mia natura, il modo di essere e di fare del ‘tacco trapiantato’. Vorrei spazzare via con un mitra chi difende la sinistra senza se e senza ma, non accorgendosi dei grossissimi errori che ha fatto e continua a fare, forse più gravi di quelli della destra, anzi sicuramente più grandi e problematici. Un esempio? Semplice: non garantisce un’alternativa a Berlusconi, al berlusconismo e alle destre. Più grave di così, si muore.

    Accusiamo personaggi pubblici di criticare tutto il mondo politico, accreditandogli l’anti-politica come obiettivo delle loro azioni e dei loro discorsi, non sapendo che chi fa anti-politica sono gli stessi onorevoli, senatori e segretari di partito, perchè la politica è sempre stata la stessa, in tutto il mondo, ma l’uomo ha perso il senso e l’origine di questa, a mio parere, nobile attività civile.

    Tante sono le incoerenze all’interno dei partiti politici, sono il primo a dirlo, ed è per questo che oltre a difendere le mie idee, piuttosto che difendere il mio partito dalle accuse, cerco di eliminare i problemi all’interno dello stesso, con la speranza di ritrovare un ambiente sano di principi e di valori della legalità.

    Ieri, 15 maggio, ed oggi 16, circa 12 milioni di Italiani sono stati chiamati al voto. Dalla prima giornata, oltre alla bellissima notizia dell’affluenza alle urne in aumento a Milano e Torino, per il resto vedo solamente intere testate giornalistiche cadere dalle nuvole, sbandieratori di titoloni tipo ‘Affluenza in aumento per Milano e Torino. Al ribasso nel resto d’Italia.‘ Ora, a parte le due città sopra citate, dove credo che il merito sull’aumento dell’affluenza la si debba dare a due contesti palesemente riversati su un concetto di politica nazionale, a Milano la sconfitta della Moratti significherebbe rottura totale tra Lega e Berlusconi, e a Torino il caro vecchio Fassino ha trascinato con se un bel po’ di riflettori, curiosi di sapere come sarà il dopo-Chiamparino.

    Da tutto questo traggo delle semplici riflessioni: la prima è che ormai non c’è più differenza tra periodo ‘ordinario’ e periodo di campagna elettorale. I talk show sono strapieni di slogan e di accuse reciproche, finalizzate non alla costruzione di un progetto condiviso di politiche comunitarie, ambientali, giovanili, sociali, economiche, ma al semplice ribadire, sottolineare, marcare nel modo più pesante possibile progetti, possibilità di risoluzione di problemi stagnanti e mai toccati dalla politica. Per non parlare del registro utilizzato dai megafoni umani della ‘cattiva politica’, parolacce a destra e a manca, offese di ogni tipo, una moralità costruita su stecchini bruciati dalla monotonia del panorama politico nazionale. E chiedo scusa per quello che sto dicendo ma, le più violente nel modo di parlare sono, ahimè, le donne ‘rappresentanti’ del PdL nei diversi programmi televisivi, difensori persino con i denti del proprio padrone.

    Come andrà finire dopo le Amministrative? Chi vincerà? Io di certo dalle 15 di oggi non mi staccherò più dalla TV fino all’ultima percentuale. Non siamo indifferenti alla politica, alla fine è colei che muove le nostre città, le nostre provincie, le nostre regioni, il nostro Paese, il Mondo.


  • Cari coetanei stiamo sbagliando

    Cari signori, stiamo sbagliando tutto! La reazione spontanea ha dato i suoi frutti ma qualcosa sta andando storto. Milioni sono i giovani che affollano la rete, i social network e tutti i mezzi di comunicazione, per non parlare delle centinaia di migliaia di discorsi pseudo-politici che ognuno di noi avrà fatto almeno una volta nella vita. Tutta arte nobile, tutti aspetti positivi, certo, come non negarlo, ma siamo sempre stati in grado di ascoltarci? Guardarci allo specchio? Non ne abbiamo voglia, o forse troppa da non accorgerci che la finalità di tali azioni è capire su che binario stiamo viaggiando.

    Le nostre reazioni a questo scempio sono abbastanza contrastanti, basti pensare che due ragazzi della stessa età, vissuti in nuclei familiari simili, con famiglia media, padre e madre lavoratori (o precari), un mutuo da pagare, e tante altre affinità, ma con una concezione diversa della società che a mio parere debba far riflettere sulla strada che noi, nuove generazioni, stiamo percorrendo e sui tranelli presenti su di essa.

    Siamo bravissimi, noi nuove generazioni, a fare la morale a chi è più grande di noi, penso che in alcuni aspetti, io stesso mi riconosco in questa mia critica e devo dire che nella maggior parte delle volte non fa male criticare i più grandi, gli errori dei più grandi, perchè questo è sinonimo di semplice cura del proprio futuro e della propria crescita.

    Ma ritengo che quando le giovani generazioni criticano se stesse, penso che in quel momento stiano dando il peggio del meglio di se, mi spiego: quando noi avviamo un dibattito con un nostro amico è qualcosa di strabiliante, vuol dire che due o più cervelli (uno se siete pazzi e parlate da soli) stanno lavorando per dar vita ad idee condivise, magari punti di convergenza ma che comunque sono sinonimi di un senso critico attivo. Quando però denigriamo dei diritti, diventiamo come le stesse persone che noi tanto critichiamo e accusiamo di aver mandato allo sfascio il nostro Paese: siamo divisi in due fazioni, peccato che queste siano estremiste, la via di mezzo non esiste, e permettetemi di dire che per via di mezzo non intendo di certo un soggetto ibrido, capace solo di annuire a tutti perchè intriso di un “grigiume”, sinonimo di insipidezza dei sentimenti, ma parlo della capacità di saper coordinare l’emotività e soprattutto le parole.

    Mai reagire con azioni estreme e soprattutto lasciamo da parte gli estremi, non fanno mai bene a nessuno. Gli estremisti sono come i vegetariani, non avranno mai le proteine che la carne può dar loro, almeno che prendano delle medicine, ma per il nostro caso, le medicine sono a spese del futuro del Paese, una Nazione che cade a pezzi.

    Non denigriamo una persona per il suo pensiero o per la sua voglia di fare, magari perchè ci sentiamo toccati nel vedere qualcosa che magari noi vorremo. Non siamo ostili nei confronti di nessuno, ma dialoghiamo e contribuiamo alla democrazia.

    Prima di pensare alla destra o alla sinistra, pensiamo ad andare avanti con la nostra personalità e il nostro diritto al futuro.


  • Quella facoltà di giurisprudenza…

    Ricevo e pubblico una lettera di sfogo di Oriana De Palma, studentessa della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari.

    “Sogno la laurea non tanto per raggiungere un obiettivo, quanto per uscire dall’inferno.”

     

    Sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza di Bari da cinque anni e i miei ricordi positivi sono ben pochi, salvo quelle eccezioni che di solito confermano la regola.

     

    La mia denuncia è forte, la mia delusione ancora più forte: credo nella mia facoltà, l’ho scelta perché sono una ragazza che ama la giustizia e la legalità. Penso che se frequentata per bene possa dare tutti gli strumenti non solo per conoscere il mondo in cui viviamo, ma anche per migliorarlo. Ecco perché ogni giorno, da cinque anni, da pendolare, frequento assiduamente tutte le lezioni, sono in regola con gli esami e ho una media alta.  Ed ecco perché la mia rabbia tocca livelli altissimi quando proprio nella facoltà in cui questi valori dovrebbero trionfare, essi vengono del tutto affossati.

     

    Tanti, troppi sono gli episodi che ho vissuto in questi cinque anni, tante le ingiustizie che ho dovuto subire, tanta la maleducazione ed arroganza che ho dovuto sopportare.

     

    Citando solo alcuni di questi episodi, potrei raccontare dei professori che fumano in aula durante le lezioni, degli studenti derubati delle loro cose mentre sostengono gli esami senza che ci sia nessuno ad evitarlo, della prenotazione degli esami ancora in modo cartaceo, dei docenti fantasma che delegano interi corsi ad assistenti molto spesso incompetenti ma con cognomi rinomati. Per non parlare delle volte in cui bisogna sostenere esami avendo davanti esaminatori troppo concentrati a parlare al telefono per ascoltare il candidato, le volte in cui sbagliano a trascrivere il voto d’esame sul verbale (e alle volte dimenticando proprio di farlo, così da essere costretti a ripeterlo)e le volte in cui si è costretti ad andare nello studio legale del professore a cui si è chiesta la tesi per avere informazioni sulla stessa perché quest’ultimo non è mai presente agli orari di ricevimento.

     

    Il culmine poi quando, dopo estenuanti attese per sostenere un esame (che arrivano anche a 10 ore rigorosamente senza pausa pranzo) nell’attesa della professoressa esaminatrice, in un’aula senza aria condizionata in piena estate, ci si ritrova a sostenere l’esame con un altro docente, di cattedra diversa ma padre della professoressa fantasma, che esamina i candidati sfogliando i nostri stessi appunti perché ovviamente ignaro del programma del corso.

     

    Ma si può chiamare questa “università”? Solo meno della metà dei professori che ho avuto in questi cinque anni posso davvero reputarli tali, la maggior parte non hanno mai mostrato (quando si degnavano di presentarsi a lezione) un minimo di interesse nell’insegnamento; alle volte ho sentito il peso del sacrificio cui erano sottoposti nel venire a farci lezione, come se ci facessero un favore.

     

    Per non parlare poi dei dipendenti di dipartimento, delle segreterie e della presidenza: al di là di quei pochi che lavorano con grandissima serietà e competenza, non ho quasi mai trovato impiegati disponibili, che sapessero darmi le informazioni che cercavo, per non parlare della loro arroganza e assoluta maleducazione.

     

    Insomma, a parte le piacevolissime eccezioni, che come già detto prima, purtroppo non fanno altro che confermare la regola, nella facoltà della dea della giustizia, di “giusto” c’è ben poco.

     

    La mia indignazione e la mia rabbia poi crescono in maniera esponenziale vivendo questi episodi, quando ricordo a me stessa che ero tra quei tantissimi studenti che fortemente difendevano e difendono tutt’ora a spada tratta l’istruzione pubblica da quelle riforme che togliendo ossigeno pian piano alla scuola pubblica non fanno altro che incentivare le iscrizioni a quelle private.

     

    Quasi mi son pentita di essermi schierata per la scuola pubblica. Mi chiedo cosa ne sarebbe di tutte quelle persone che in quella facoltà non sanno/non vogliono lavorare se fossero state dipendenti di un’azienda privata. Mi chiedo se non sarebbero già state licenziate, o almeno se avrebbero ricevuto una sanzione disciplinare dal capo.

     

    Mi chiedo se tutte queste persone, professori e impiegati, si rendano conto che con il loro comportamento non fanno altro che prestare il fianco a chi vuole distruggere l’istruzione pubblica. Con i tagli a quest’ultima ovviamente i servizi che le scuole pubbliche potranno offrire saranno più scadenti di quelli delle private: chi ci lavora dovrebbe far di tutto, con le risorse a propria disposizione, per garantire servizi di livello il più possibile pari rispetto a quelli delle private, almeno dal punto di vista dell’efficienza e responsabilità, della serietà e dell’onestà e perché no, alle volte anche semplicemente lavorando con il sorriso sulle labbra e con la massima disponibilità, se le finanze non offrono di più.

     

    Io credo fortemente nell’istruzione pubblica, voglio credere fortemente nel diritto di tutti a vedersi garantita un’istruzione pubblica. Mi domando però, se la lotta che molti studenti e ricercatori, me compresa, stanno facendo da un anno a questa parte la condividono anche coloro che in quelle strutture ci lavorano. Mi domando se c’è troppo garantismo e se ci sono troppe poche sanzioni nel servizio pubblico. Mi chiedo anche però, se sia giusto che tutto debba ridursi alla paura della sanzione, o se si può ancora far appello al buon senso dei lavoratori. La mia è una speranza.

     

    Nel frattempo non vedo l’ora di laurearmi. Per lo meno per scappare dall’inferno dell’università, prima di cadere in quello del mondo del lavoro.