Categoria: Politica


  • Il futuro della comunicazione

    Nel nuovo mondo, quello che ci circonda, tutto pare essersi spostato sul web. Lo scossone più grande l’ha dato Obama durante la sua campagna elettorale del 2008 e ho serie certezze che, ancora una volta, lo rifarà durante la campagna del 2012.

    Il commercio è diventato “e”, cioè “elettronico”, il cosiddetto “e-commerce”, ormai tutto si vende online, la spesa? Scegli, compri e ti arriva a casa. Tutto il mondo ormai è web, tra poco i principali giornali scompariranno per dar vita a siti, già esistenti per diversi quotidiani, aggiornato e pieno di contenuti extra, interessanti e pronti all’uso.

    La politica ha fatto la sua parte e continua a farla. Oggi non c’è partito che non abbia un sito internet. Anche il candidato a consigliere di un paese di provincia ha un proprio spazio web su cui scrivere, condividere idee e progetti.

    L’uso sproporzionato di questo metodo non può che far bene. Non c’è altro modo se non quello di scrivere sempre di più, non saremmo in grado di comunicare, altrimenti. In Egitto internet è stato bendato. Non durerà abbastanza a lungo. L’esplosione c’è stata e ci sarà anche sul web. In Cina prima o poi accadrà lo stesso, me lo sento. Google è ormai una potenza, non esiste altro motore di ricerca più grande al mondo. E’ strano come, in poco tempo, una semplice idea possa concretizzarsi in qualcosa di astratto, come un sito web e diventare fonte di una ricchezza assoluta, non solo dal punto di vista pecuniario, ma dal lato dell’informazione, del modo di comunicare.

    A Davos c’erano anche i rappresentanti delle potenze del web, come negare loro la presenza e un ruolo da protagonisti all’interno della comunità economica mondiale. Google ha comprato tutto, prima YouTube, poi Facebook, ha immensi servizi di qualsiasi genere, insomma, è il padrone del web.

    Il web è padrone del mondo, noi siamo i padroni del mondo, noi siamo il web.


  • L’Italia e il bastone fra le ruote

    Testo del video:

    Ciao a tutti, credo che una domanda iniziale, vi possa aiutare a capire di cosa parlerò oggi: Cosa è lʼItalia allʼestero? Ma soprattuto, come viene visto il nostro Paese dagli altri stati europei? Ritengo siano domande importanti, perchè coprono il vero senso e la vera base dellʼeconomia mondiale del nuovo millennio, la fiducia e i buoni rapporti tra tutte le economie mondiali. A Davos, in Svizzera, si è celebrato oggi il World Economic Forum, un appuntamento annuale che chiama a raccolta i grandi dellʼeconomia mondiale e li mette in un piano di confronto e di progettazione del futuro. LʼItalia era presente. Per noi nella cittadina svizzera cʼera Tremonti, peccato però che non sia stato presente ad una conferenza proprio sullʼItalia. Siamo uno dei paesi più sviluppati economicamente, ma i problemi politici sono così grandi che siamo passati in zona retrocessione. La conferenza che, tanto per menzionarlo, aveva il nome di “Italia, un caso speciale”, è stata introdotta così: “Malgrado la sua storia, il suo patrimonio culturale, la forza di alcuni settori della sua economia, il paese ha difficoltà di governance e un’influenza sproporzionatamente piccola sulla scena globale. Le sue prospettive economiche e sociali appaiono negative”. A leggere questo passo, direi che il tutto si fa interessante, peccato però che il Ministro dell’Economia italiano sia impegnato ad un’altra conferenza stampa, da lui convocata, parallelamente al dibattito in corso, neanche a farlo apposta, sempre a Davos. Tante le critiche, le più pesanti sono state quelle di Michael Elliott, direttore del Time, che dice: “Contate molto meno di quel che dovreste nell’economia internazionale, i problemi del vostro governo vi precludono di svolgere il ruolo che vi spetta”. Tuttavia, il caso Ruby non è rimasto nascosto, infatti Nouriel Roubini spara colpi dicendo: “Di solito parlo solo di economia ma nel vostro caso il problema del governo è diventato grave, è una vera distrazione che v’impedisce di fare quello che dovreste. Siete di fronte ad accuse di una vera e propria prostituzione di Stato, orge con minorenni, ostruzione alla giustizia. Avete un serio problema di leadership che blocca le riforme necessarie”. Il caso è grave, sembra come se si trattasse di un convegno di medici e il caso da guarire si chiamasse Italia, un caso che potrebbe attaccare il sistema degli altri paesi europei. E come se non bastasse, si parla di un possibile destino italiano, simile a quello della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, tamponato da Tremonti e Draghi ma non del tutto eliminato. Sempre nel campo economico-politico, c’è chi dice giustamente, a mio avviso, che le riforme di cui l’Italia ha bisogno non sono oggetto di continua ricerca, perchè si sa perfettamente di cosa il Paese ha bisogno, ma mai nessuno si è mai interessato veramente. Il capo della redazione americana dell’Economist, che fu analista della situazione italiana, nel 1997, quando al centro dell’attenzione c’era l’ingresso nel mondo della moneta unica, dice chiaramente: “Da allora il paese è rimasto troppo immobile. Le tendenze dell’economia globale rischiano di trasformarvi nell’anello debole dell’Unione europea. Se l’Italia non usa i prossimi cinque anni per un reale cambiamento, vi ritroverete dalla parte perdente dell’eurozona”, proprio perdente. Questo perchè, effettivamente, sono molti coloro che hanno tratto beneficio dall’Euro, crescendo ed espandendo i propri confini economici in tutto il continente. Basti pensare alla Romania, new entry della Comunità Europea, sta crescendo dal punto di vista infrastrutturale e sociale in maniera esorbitante, tanto da essere destinata a diventare un prossimo fattore di crescita dell’intera eurozona, forse riuscendo a superare persino l’Italia stessa. La domanda da un milione di dollari è stata: “I gravi reati di cui Silvio Berlusconi è accusato sono ben noti. Ma a voi sta bene lo stesso? E’ questo il governo che volete?”. E fatta la domanda ad un convinto elettore di Berlusconi, ha risposto così…L’italiano non riesce a comprendere quanto stia facendo Berlusconi per strumentalizzare il proprio ruolo istituzionale, al sol fine di scappare dai processi in cui è coinvolto. Come se non bastasse, continua a ribadire che la volontà del Governo è quella di mettere in cima all’agenda del Paese, la giustizia. E il lavoro? La scuola? La burocrazia? La mobilità sociale? Tutti aspetti poco seri, ciò che conta è che lui riesca ad abbattere il sistema giudiziario italiano, a lui scomodo.

    Ciao a tutti, alla prossima.


  • La battuta finale

    Il PdL ha deciso di lasciare un esposto per far passare il “RubyGate” dal Tribunale di Milano, al Tribunale dei Ministri. La battuta finale dello stato maggiore del partito di B. è stata questa. La motivazione del passaggio è molto semplice: Berlusconi ha fatto quella telefonata alla questura in qualità di Presidente del Consiglio. A dirlo è stato proprio il suo partito. Ma che linea difensiva è questa? In un paese normale, a quest’ora se la maggioranza ponesse come giustificazione, di un intervento giudiziario, quanto detto sopra, scatterebbero subito le dimissioni. In Giappone, nel Novembre 2010 il ministro delle giustizia si dimise per aver fatto una battuta. Stessa cosa in Portogallo, dove il ministro delle finanze, dopo aver fatto le corna in parlamento, si dimise immediatamente. Berlusconi oltre alle corna, fatte in tutti i sensi, ha fatto molto altro. Ma nulla si muove. Cosa accadrà ora? E se passa al Tribunale dei Ministri? Anche se è contestabile tale decisione, perchè di ricollegabile all’incarico di Premier, non c’è nulla. Non ha di certo inviato una truppa della Protezione Civile a prelevare Ruby. Ma allora? Cosa tiene ancora in piedi questa situazione?

    In Italia ci sono tanti problemi, forse anche troppi, anzi senza forse, ci sono. Il rincoglionometro del Paese parla chiaro: tutto è rivolto verso le escort, ma nessuno si sta occupando dello sciopero generale che ci sarà domani, da parte della FIOM e della CGIL. Nessuno parla di ciò che sta accadendo in alcune parti del mondo, molto vicine peraltro, al nostro Paese, come l’Egitto e l’Albania.

    Mubarak, classe ’28, presidente dell’Egitto da 30 anni, ha praticamente preso il controllo del paese delle piramidi. Ora lì, in quel posto così tanto amato dal turismo internazionale, in quella città dove Obama pronunciò, il 4 giugno 2009, quel grandissimo discorso, oggi c’è una rivolta frenetica, un’onda di democrazia pura. In Albania, primo paese di scambio commerciale per l’Italia, il palazzo del governo è stato attaccato, ci sono stati feriti, i socialisti hanno alzato la testa. La sinistra, in alcune parti del mondo, ha deciso di fare piazza pulita di alcune situazioni scomode, anti-democratiche.

    L’Italia ha fatto il vaccino anti-democrazia, da quasi 20 anni, ormai.


  • La Repubblica Televisiva

    Sono seduto sul divano. Un divano che ha preso tanti pugni, a causa di ciò che vedo in tv. Quel poco di tv che riesco a vedere e che voglio vedere. Sono solo due le trasmissioni che vedo, una è Annozero, l’altra è Ballarò.

    In una settimana è stata messa in atto una tattica da moralisti doppiogiochisti. Se da un lato la destra inneggia al valore del dialogo e del confronto, del voler mettere la presunta “verità” sulle vicende di Arcore sul tavolo, dall’altra alla prima occasione, alza i tacchi e scappa via dagli studi televisivi.

    Sono con il mio pc davanti alla tv, ora, in questo momento, e vedo più spazzatura di quanta ce n’è a Napoli e  non è poco. Vedo una politica vuota, un contenitore di idee senza idee, ma piena di immondizia sociale e di una frenetica ricerca del voto.

    La funzione di un ministro, in tutto il mondo, è associata ad un lavoro squisitamente al servizio dello Stato. In Italia il ruolo dell’esemplare titolare di un dicastero, tipo quello allo Sviluppo Economico, che di tutto parla in tv, tranne di sviluppo, di riformulazione logistica di aspetti inerenti alla crescita economica e del sistema di controllo dello Stato stesso. Nessun politico, oggi, parla di sviluppo, di economia, di ambiente, di società, di lavoro, di scuola, di università, di riforme. Tutto gira intorno a B. e ai suoi scandali sessuali. Ne ho le scatole piene.

    La sensazione di vomito mi arriva quando, un sottosegretario all’attuazione del programma, sempre in tv, mostra il suo dito medio agli italiani.

    Il Paese sta subendo di tutto. I cittadini hanno difficoltà ad andare avanti. Sbucano come funghi i compratori di oro e sono super affollati.

    Super affollate sono anche le palle dei cittadini. Le mie.


  • La moralità della questione morale

    (In uscita con il video-commento) In Italia si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia, mentre nel Parlamento si festeggiano i quasi 100 anni di Andreotti e le sue 16 legislature. Il baffo di D’Alema siede sulla sua seggiola da ben 7 legislature. La questione morale è riesumata ogni qualvolta ci sia il Presidente del Consiglio di mezzo. La considerazione principale della moralità deve necessariamente ricadere sulla politica, fonte prima di benessere, di sicurezza e soprattutto di esempio per la civiltà stessa.

    Berlusconi si lamenta di non avere più una vita privata. Mi chiedo cosa lo freni, ancora, nel ritirarsi a vita privata e poter trombare come un riccio per i fatti suoi, magari senza minorenni. La questione morale deve toccare anzitutto il Premier, Capo del Governo e coordinatore dell’attività dei ministeri e quindi di tutte quante le riforme.

    La giustificazione data dai lecchini di B. sono campate in aria: non è possibile dire che Silvio Berlusconi ha diritto di fare quello che vuole, nel privato. Berlusconi deve ricordare di essere colui che legifera, che esprime la linea politica delle riforme e bisogna rispettare i principi morali della società e del rispetto dell’uomo e della donna. Alla base di tutto c’è il rispetto e la buona educazione. Se B. sta accusando una crisi di terza età, credo che sia arrivato il momento di lasciare il posto di Presidente del Consiglio a qualcun’altro, possibilmente non Bossi.

    Stracquadanio esprime la moralità della destra berlusconiana: “Vendola non ci faccia la morale, lui è gay” dice “Vendola non ci prenda per il culo lui vive orgogliosamente e legittimamente la sua condizione di omosessuale; convive con un uomo, scelta che rispetto, ma non può essere proprio lui a tenere lezioni di morale cristiana”. L’On. Stracquadanio è lo stesso che mesi fa dichiarò “Giusto prostituirsi per fare carriera”. Lascio a voi il giudizio da dare a questa persona e a tante altre come lui, ovvero, il 70% dei politici.


  • I padani contro la padania

    Bossi non riesce più a contenere il suo popolo. I militanti ed elettori della Lega Nord hanno sbattuto la testa contro un muro invalicabile: i problemi erotici del Premier. Su uno specchietto, uscito oggi sul Corriere della Sera, vengono riportate lamentele da parte di alcuni utenti di Radio Padania, tipo: “io sono un invalido civile che non ha mai percepito sostegni, perchè la percentuale di invalidità è bassa, e qui fottono alla faccia nostra”.

    La situazione attuale nell’oltre Po è qualcosa di terribile, i sostenitori della Bossi Family (da oggi, le visite ufficiali dei ministri leghisti, presso il Presidente del Consiglio, sono incorniciate dal futuro leader del Carroccio, Renzo Bossi detto “la trota”) si stanno svegliando da un sogno fine a se stesso. Le promesse sulla secessione, sul federalismo e su tutti i provvedimenti “pro-nord”, non sono più candidi come una volta.

    Il federalismo fiscale, senza dubbi a favore del nord e a svantaggio del sud, è una sorta di scissione mascherata. Le regioni del nord, economicamente ed industrialmente più avanzate, sono sicuramente pronte ad affrontare un discorso di autonomia economica. Ma le altre regioni? Le regioni più povere? Se si pensa ad un recupero delle spese e quindi ad una sorta di soccorso, sofferto, da parte delle altre regioni, è sicuramente un provvedimento che non avrà nulla di nuovo.

    Cosa ne sarà della Lega? Cosa ne sarà di Bossi? Lo storico leader del Carroccio sarà ancora in grado di avere quel carisma (astratto), necessario a mantenere unito il partito? O forse la lega è destinata a scomparire? O forse è già in declino? Predicherà bene al nord per poi razzolare male a Roma?

    Il declino tuttavia, non si riesce a visualizzarlo in quanto, a causa delle vicende di B., i voti passano dal blu PdL, al verde Lega, ma in realtà i veri leghisti sono ormai pochi.

    Buona Italia a tutti!


  • Il golpe della democrazia

    Il golpe in Italia è in atto da tanto tempo. Non si tratta di un golpe militare, ma forse neanche politico. Il colpo di stato è in atto e a dargli consistenza è il cambiamento morale e psicologico dei sottomessi, gli italiani.

    Siamo a gennaio 2011 e, purtroppo, avvenimenti che non vorremmo più vedere come ribellioni di stampo politico e militare, sono all’ordine del giorno e non si stancano mai di nascere. La questione è semplice: in Italia qualcosa (o qualcuno) ha dato in pasto alla nullità il cervello dei cittadini.

    Altri avvenimenti, non tanto meno dolorosi, collocati nel loro ambito e nella loro circostanza, sono su tutti i giornali. Mi chiedo cosa tenga sulla poltrona i milioni di cittadini italiani che, costantemente, vengono inondati di immondizia mediatica e politica: D’Addario e Berlusconi, Ruby e Berlusconi, insomma, zoccole e Berlusconi, inchieste, lodi, critiche alla magistratura, tagli alla cultura e alla scuola, teatri e cinema che chiudono, lavoro in continua diminuzione. Cosa altro deve accadere per arrivare ad un colpo di stato (psicologico) degli uomini e delle donne di tutta la penisola?

    Quando ci sarà il risveglio, ovviamente prima possibile, ad occhi aperti avremo la stessa situazione di chi è emigrato all’estero e torna nella sua vecchia patria, trovando tutto diverso, tutto distrutto, tutto cambiato, tutta un’altra “favola” (per modo di dire).

    La società odierna è frastornata da un ingaggio prismatico dei sistemi informativi, di giornalisti che, spogli del loro umile ruolo di reporter, diventano dei veri e propri soldati armati di penna e registratori. A volte sanno fare il loro dovere, altre volte diventano servi del potere.

    Se ci fosse un golpe in Italia, da parte dei cittadini, i primi ad essere eliminati (lascio a voi immaginare la modalità di sgombero) sarebbero Berlusconi e tutti i suoi lecchini, Bossi e Lega al seguito, Emilio Fede e il TG4, Lele Mora e Micio Macio Corona, Minzolini, Bruno Vespa, tutta la redazione di Studio Aperto e i loro cani parlanti, tutta quanta l’attuale classe dirigente di questo Paese, insomma, riprendendo una citazione di Garibaldi, “fatta l’Italia, ora facciamo gli italiani” direi che il verbo fare indichi snaturare gli italiani dal berlusconismo e dal menefreghismo, accaparrandoci il buon senso e la voglia di cambiamento.

    Arriverà questo cambiamento? Non arrendiamoci.


    Domani alle ore 15:30

    diretta radio “IL TIMBRO


  • La mobilità statica

    Pare essere evidente. La questione dell’ecologia è associabile ad un concetto di ipocrisia pura. Per giorni abbiamo ascoltato i problemi dei lavoratori FIAT, ci siamo sentiti parte integrante, chi più chi meno, del mondo operaio, ci siamo preoccupati del futuro dell’azienda italiana per eccellenza, la Fabbrica Italiana Automobili Torino.

    Abbiamo sentito nostra la voglia di riscossa, abbiamo ascoltato, visto con estrema sensibilità e curiosità la vicenda. Chi criticava Marchionne, chi ne faceva una statua in suo onore. Ma di statua, al ricordo perenne, bisognerebbe farla all’ambiente e alla sua difesa.

    Di difesa dell’ambiente, nell’agenda politica ne vedo poca o niente. In questi quasi 3 anni di governo, di ecologia, di sviluppo del territorio e della salvaguardia della morfologia ne abbiamo sentito solo in campagna elettorale, durante questo triennio nulla.

    Si pensa a dar soldi e a puntare i riflettori sull’automobile, solo quando c’è un caso palesemente politico, ma non quando dovremmo parlare di ecosostenibilità e di mobilità.

    La mobilità dovrebbe essere al centro dell’interesse pubblico: la questione principale dell’avanzamento sociale ed economico di un paese, sta anche nel sapere creare nuove forme di vivere, nuovi modi di produrre energia, nuovi modi di progettare una città.

    La città è il cuore della civiltà, questo è poco ma sicuro. Il fulcro centrale del sistema umano, del mondo intero, è fondato sullo scambio di culture, di denaro e di idee, che passa da città a città, da provincia a provincia, da stato a stato.

    Come ci muoviamo nei centri abitati? Come affrontiamo uno spostamento da un punto ad un altro di una metropoli? Pensiamo, forse, basti costruire piste ciclabili e creare aree pedonali?

    Per nuovi modi di collegamento, dovremmo assolutamente prendere in considerazione internet, l’autostrada dell’informazione. Da molto tempo a questa parte, il lavoro telematico potrebbe essere la soluzione migliore ad una diminuzione del traffico nelle strade. Il lavoro tramite terminali, da casa, risulterebbe essere il modo migliore per decimare il traffico nelle ore di punta, per ridurre l’inquinamento.

    L’automobile deve essere bruciata, o almeno, progettata ex novo. E’ arrivato il momento di lasciare da parte il senso dell’auto come uno svago, come una bamboniera. La vettura deve avere una posizione strumentale e prettamente finalizzata ad uno spostamento semplificato. Dovremmo passare da una progettazione dissennata di interni con sedili di pelle rossa, verde, blu, nera, gialla, impianto audio “eccellente”, frigobar e televisioni attaccate allo schienale delle poltrone e chi più ne ha più ne metta, ad un parto strabiliante di strutture ecosostenibili, con due obiettivi principali: no-inquinamento e sicurezza.

    Un esempio è la macchina a impianto GPL, ad Idrogeno o la poco famosa, purtroppo, auto ibrida che fino ad un determinato numero di giri del motore funziona ad elettricità, per poi passare al benzina, mentre l’elettrico si ricarica dall’energia sprigionata dalla combustione del carburante.

    Ecco una parte importante della mobilità: progettiamo un nuovo modo di pensare lo spostamento, il viaggio, la viabilità.