Conosco tantissimi ragazzi e ragazze che fanno politica senza una lira di ritorno. Ci rimettono tutto: soldi, tempo e pazienza.Pensavo fosse giusto precisarlo.
Poi mi è pure scappato un invito. Ma vabbè.
Conosco tantissimi ragazzi e ragazze che fanno politica senza una lira di ritorno. Ci rimettono tutto: soldi, tempo e pazienza.Pensavo fosse giusto precisarlo.
Poi mi è pure scappato un invito. Ma vabbè.
C’è sempre un razzista o un fascista diverso da un altro. Questo ormai pare chiaro e lo è sempre di più nel leggere alcune notizie che provengono dagli Stati Uniti e dalla Francia.
Una coppia è stata condannata alla reclusione, dopo aver inveito e minacciato con insulti razzisti, una donna, durante la festa di compleanno del loro bambino. Lui si è beccato 13 anni di prigione, lei 6.
Un’altra notizia ci giunge dalla Francia, dove il Presidente onorario del Front National, Jean-Marie Le Pen, è stato condannato a pagare 30 mila euro di multa e altri 10 mila euro circa a tre associazioni che si erano costituite parti civili nel processo, dopo la sentenza in appello, per aver detto che le camere a gas sono state dei “dettagli” nella storia della Seconda Guerra Mondiale.
In Italia, invece, chi incita all’odio razziale o commette il reato di apologia di fascismo resta impunito.
Si nasce per vivere. E si vive per essere liberi. Ma cosa è la libertà, nella sua definizione più ampia? La libertà è scegliere cosa farne della propria vita. Una dimensione introspettiva della libertà è l’essenziale elemento che contraddistingue un essere umano da un prigioniero dell’etica altrui, frutto di dottrine medievali e retrograde.
Così come sono libero di scegliere che facoltà prendere all’università; libero di scegliere se fidanzarmi, sposarmi e avere un figlio; devo essere libero anche di scegliere se terminare la mia vita quando, a causa di una malattia incurabile, sono costretto a vivere immobile in un letto di ospedale, con tubi, respiratori ed un computer per poter parlare.
Il Governo si faccia carico di questo importante problema e trovi, finalmente, una soluzione sul testamento biologico. Ma attenzione! Nessuna soluzione frutto di miscugli e attenuazioni. O c’è o non c’è una seria proposta che sblocchi, definitivamente, la situazione di tantissimi malati irreversibili.
Ognuno di noi deve essere libero di scegliere il proprio destino. Giù le mani dei bigotti dalla libertà e dalla dignità dell’uomo!
In vista del Congresso del Partito Democratico, mi auguro che se ne discuta e che tutti e tre i candidati si facciano portavoce di questo assurdo “fossato di inciviltà” che ci separa dal resto d’Europa.
Italia, A.D. 2017 – Pezzi di carne ed ossa e poco più. Se provieni da un posto lontano, non sei nostrano, non aspettarti compassione, gentilezza, neanche comprensione. Non aspettarti che l’uomo si dimostri un essere superiore rispetto agli altri animali, o forse, aspettati che dimostri di esserne inferiore.
È quello che è successo a Follonica, in provincia di Grosseto. Due dipendenti della Lidl – la grande catena di discount – hanno rinchiuso, in una specie di gabbia, due donne rom, schernendole e filmandole. Il video, chiaramente, è stato lanciato tra le fauci del pubblico di Facebook e di altri social network per distruggerne, ulteriormente, la dimensione umana. Una scena che rimanda a ben più antiche pratiche, come nell’Impero romano, dove nell’arena del Colosseo i cristiani venivano dati in pasto ai leoni, mentre il pubblico divertito urlava a favore delle belve.
La Storia, si sa, è un eterno ritorno dell’uguale. Ma se gli accadimenti, pur trasformati nella loro forma, in sostanza tornano al cospetto dell’umanità, l’idiozia e la barbarie non hanno mai lasciato il loro posto.
Il supermercato coinvolto, suo malgrado, nella vicenda, ha preso le distanze dai suoi due dipendenti, annunciando provvedimenti. Inutile dire che il licenziamento in tronco sia l’unica delle soluzioni che più danno giustizia, ma è necessario soffermarsi sull’aspetto del diritto e tendere verso la consumazione di un reato gravissimo, quale il sequestro di persona.
Ma se di gravità parliamo, non può lasciarci indifferenti quanto sostenuto da Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Conosciamo tutti l’istinto da cane di Salvini a fiutare il marcio dell’umanità ed a fiondarsi di testa, ma offrire assistenza legale ai due animali sequestratori (senza offendere gli animali) è un gesto gravissimo che travalica il confine della tollerabilità. Se si vuol portare la questione sul piano giuridico, siamo in presenza di una istigazione a delinquere, di concorso morale ad un sequestro di persona reso arma politica. Qui tornano in mente scene storiche ben più vicine a noi – gli Anni di piombo e le Brigate Rosse – che pensavamo di aver consegnato agli almanacchi ed invece, anche queste, bussano alla porta dei nostri giorni.
Ma la Storia non è la sola a consegnarci eventi del genere. L’ISIS, in uno dei suoi tanti video di propaganda, rinchiuse in gabbia degli innocenti, appiccando loro fuoco e bruciandoli vivi.
Per quanto possiamo sforzarci di giustificare o di considerare tutti questi episodi contraddistinti da livelli di gravità differenti, in realtà, la gravità è la stessa, declinata soltanto in modo diverso. Un uomo che distrugge un altro uomo commette un fatto gravissimo. E tutti sappiamo che l’uomo non lo si distrugge soltanto togliendogli la vita. L’essere umano lo si disintegra due volte abbattendogli la dignità che questo merita di custodire.
“L’uomo è un animale politico” diceva Aristotele. Se di animali politici si tratta, Salvini è sicuramente un cane politico, mentre i due sequestratori potremmo paragonarli a due maiali che sguazzano nella poltiglia putrida del razzismo e dell’ignoranza.
Quindi non meravigliamoci della solidarietà del primo nei confronti dei secondi perché, si sa, cani e porci vanno sempre d’accordo. Perché non avrebbero dovuto esserlo ora?
Io e Andrea Ciardo (Segretario dei GD del Salento) abbiamo creato questa petizione per chiedere che il Congresso del PD non venga celebrato ad Aprile, affinché si garantisca una discussione seria tra i circoli.
Capisco la tensione di questi giorni, ma credo che i nervi saldi siano necessari. Lo so, forse dico cose senza avere la sensazione di cosa si provi, realmente, in questo momento, nell’affrontare questo clima da ruoli di responsabilità massima. Volevo, però, che qualcuno mi spiegasse dove si trovi, esattamente, quel passo in avanti verso il Partito, nel non offrire chiaramente un’assemblea programmatica per cercare di unire il partito sui temi, prima di celebrare un congresso, scongiurando quello che sto leggendo in questi minuti.
Sia chiaro, il Congresso va fatto, per me è fondamentale ed è l’unico luogo in cui si può imprimere un segno di discontinuità o continuità politica – lo decideranno i militanti – nel nostro partito.
Il dato più importante, per me, sta nel fatto che tale conferenza programmatica è stata chiesta da più di uno degli intervenuti e non proprio tutti erano della minoranza Dem. C’era pure qualcuno con un certo peso politico all’interno della maggioranza ad averla chiesta, il Ministro Orlando, riconoscendo in quella formula, con lucidità, una possibile soluzione al clima da Vietnam che si respira nel PD.
Leggo agenzie che non vorrei leggere mai. Vi prego, cerchiamo tutti di salvare questo partito. Il nostro partito. Tutti.
Colgo l’occasione della discussione affrontata giovedì scorso a Monopoli, durante l’iniziativa organizzata dai GD monopolitani, per lasciare una riflessione sulla legge elettorale.
Possiamo discutere di proporzionale o maggioritario, di legge alla tedesca o alla francese, all’americana o alla spagnola, il punto vero è capire cosa sia prioritario tra governabilità e rappresentatività.
Troppa rappresentatività, si è detto, potrebbe portare ad una ingovernabilità, in quanto non si arriverebbe mai ad una decisione, d’altro canto, il maggioritario taglia fuori una fetta di popolazione che si riconosce e vota soggetti politici minoritari che, spesse volte, a causa delle soglie alte di sbarramento, non riescono ad ottenere rappresentanza in Parlamento.
Ieri, ho definito il sistema elettorale come la chiave davanti ad uno spartito: chiave di violino o di basso, in base a quale apponiamo davanti, leggiamo lo spartito in modo diverso. Sta alla classe politica saper individuare quale di queste chiavi utilizzare.
Chiudendo con una mia opinione personale, ritengo che il sistema oggi più funzionale e che rispecchi i tempi in cui ci troviamo sia quella del proporzionale con una soglia di sbarramento tale da non creare eccessiva frammentazione nell’emiciclo parlamentare e raggiungere l’esatto opposto di ciò che diceva Alexis de Tocqueville: dalla dittatura della maggioranza alla dittatura delle minoranze, che per una manciata di voti spostano il bilanciere da una parte o dall’altra.
Serve funzionalità ma anche correttezza. La correttezza è sinonimo di riconoscimento delle minoranze e della frammentazione che c’è nel Paese. Ritenere le minoranze un valore e non una zavorra, saper porre al centro la responsabilità e non il proprio tornaconto politico è cosa imprescindibile.
Crediamo davvero che il problema della governabilità si risolva con una legge elettorale di stampo maggioritario? forse si dovrebbe guardare alla mobilità libera dei parlamentari una volta eletti. Dovremmo, forse, emanare una legge che impedisce ai parlamentari di cambiare casacca? Potremmo ma, giustamente, verrebbe bocciata dalla Corte costituzionale come incostituzionale, poiché in contrasto con l’art.67 della Costituzione.
Ecco, quindi, l’elemento costitutivo di una stabilità politica del nostro Paese: la responsabilità, oltre alla governabilità e alla rappresentatività.
La responsabilità di non utilizzare il partito come un pullman; la responsabilità di non credersi moralmente e politicamente superiori e vergini, senza dire che gli altri puzzano e quindi lungi dall’allearsi con questi (mi riferisco, soprattutto, ai ragionamenti che certa sinistra fa nei confronti del PD); la responsabilità di unire e non di dividere; la responsabilità della sintesi e non delle forzature.
Si parta da qui per trovare il giusto sistema elettorale, sapendo che, nei fatti, non esiste quello perfetto.
Articolo pubblicato su GDBari.it