Lettera a quella bistrattata della Sinistra

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Cara Sinistra,
ho deciso di scriverti perché non faccio altro che pensare a te dopo quello che è successo in Grecia e, soprattutto, dopo la reazione arrivata dal nostro Paese.

L’altro giorno, mi soffermavo proprio su un quesito che ti riguarda: ma esiste un progetto simile a Syriza (o Podemos) in Italia, che abbia qualcosa di più di un semplice nome in comune? La risposta che mi sono dato è stata negativa e la reazione che ho generato in alcuni (non tutti, per fortuna) è pressappoco sintetizzabile in: “hai le idee un po’ confuse, curati”, “ma cosa ne capisci tu di politica?”, “ma vai a fare in culo tu e il PD!”.
Mi fermo qui, cara Sinistra, perché non voglio tediarti più di tanto su certi argomenti, ma una domanda voglio porla io a te, adesso: come posso io “vivere in casa” con chi non ci pensa due volte prima di insultarmi? Come posso io sperare che un percorso comune con certe persone possa portarci lontano? Ma, soprattutto, come posso fidarmi di chi ha cambiato casa, inesorabilmente, almeno una decina di volte negli ultimi venti anni? Che razza di coinquilino è?

Vedi, cara Sinistra, c’è una parte di te che mi reputa corresponsabile della tua agonia, perché parte di un partito che, a detta sua, è il principale artefice. Mi chiedo, e correggimi se sbaglio, se i veri responsabili del tuo malessere sono, invece, coloro che hanno stracciato le tue vesti, per poi accorgersi dell’inutilità di quel piccolo pezzo di stoffa che si sono ritrovati in mano e ripresentarsi, con la faccia come il culo, alla tua porta, chiedendoti di ricucire quel vestito – perché bisogna unirsi contro quella merda del vicino di pianerottolo.

Perdonami, cara Sinistra, ma se dovessi tuffarmi in un ricordo d’infanzia, direi che la favola di Pinocchio parla chiaro: non bisogna fidarsi del Gatto e la Volpe. E questo insegnamento lo voglio condividere con te, perché credo possa servirti, di questi tempi.

Vedi, cara Sinistra, voglio salutarti con un ultimo pensiero. Tu mi appartieni ed io appartengo a te. Lo so, ci sono molte persone gelose e, ne sono certo, cominceranno ad insultare, a dire che non è vero e che sono un impostore, ma non è così. Te l’assicuro.
Cara Sinistra, ormai ti vesti con degli stracci, hai un vestito che cade a pezzi, hai toppe ovunque. Ma perché ti tratti in questo modo? Perché continui a convivere con chi ti ha ridotto così? La violenza non deve essere mai tollerata e con chi ti maltratta devi chiudere ogni tipo di rapporto, devi denunciare i responsabili. Fallo, prima che sia troppo tardi.

Io, dal canto mio, non resto a guardare. Sentirsi parte di te, cara Sinistra, significa ben altro di tutto ciò, significa non fermarsi mai, essere prudenti, volenterosi, combattivi ma con il rispetto di chi ci è accanto. Significa essere testardi, ed io lo sono. Ecco perché ti chiedo di non cambiare casa o pianerottolo, ma ti chiedo soltanto di cacciare di casa chi abusa di te e di abbattere quel muro di cartongesso che ci divide. Ma non vestirti né da greca né da spagnola, sii una bellezza acqua e sapone.

Tuo,
Davide.

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