• Decarbonizzazione e uso del gas all’ILVA, ora si può!

    A dirlo è Sajjan Jindal, presidente di Jindal South West, la compagnia che ha serie intenzioni di investire sull’ILVA di Taranto (e non solo). La sua intervista integrale la trovate qui. Dateci un’occhiata.

    Eppure, quando la Regione Puglia chiedeva un progetto di decarbonizzazione qualcuno rideva.


  • La legge uccide, la cannabis no!

    No, la marijuana o l’hashish non sono cose da Pablo Escobar o trafficanti di droga colombiani.

    No, la marijuana e l’hashish non uccidono, se non per vie indirette, come gettarsi dalla finestra della propria casa, dopo essere stato sorpreso con 10gr di fumo in tasca.

    A Lavagna è successo proprio questo. Una mamma decide di segnalare alla Guardia di Finanza il proprio figlio perchè “si stava perdendo con la droga” e ciò che ha ottenuto e averlo realmente perso, per sempre.

    Dice bene Saviano:

    Vi starete chiedendo cosa sarebbe cambiato se la cannabis fosse stata legale. La madre non avrebbe potuto chiamare la Guardia di finanza, non solo, non ne avrebbe forse nemmeno sentito la necessità. Perché se un sedicenne fuma un pacchetto di sigarette al giorno, la mamma gli toglie la paghetta, lo controlla maniacalmente perché smetta di farlo, ma non chiede l’aiuto delle forze dell’ordine. Eppure le sigarette uccidono, le canne no. Ma le sigarette sono legali, e allora vedere un ragazzo o una ragazza che fumano sigarette, magari molte, non provoca vergogna sociale, non provoca scandalo.

    E allora cosa aspettiamo a legalizzare l’uso della marijuana e dei suoi derivati? Sblocchiamo il DDL dell’Intergruppo sulla legalizzazione, il DDL con il più alto numero di sottoscrittori è fermo in un cassetto per la debolezza della politica, per l’inettitudine dell’attuale classe politica, incapace di fare un passo in avanti e risolvere un gravissimo problema che coinvolge il nostro Paese.

    Ve ne ho già parlato tempo fa, la legalizzazione incrocerebbe un altro serio problema del nostro Paese: le carceri e il loro sovraffollamento; la Giustizia e il sovraccarico di procedimenti giudiziari verso piccoli detentori di droghe leggere; il finanziamento diretto alle mafie, attraverso il mercato nero della droga.

    Qui la lettera scritta da Benedetto della Vedova ai Presidenti di Camera e Senato e ai capigruppo dei tre più grandi gruppi parlamentari, circa lo sblocco del DDL. Spingiamo tutti, affinché si superi questo ostacolo e si consegni al Paese una legge di civiltà e progresso. Lavoriamo sul piano legislativo, ma anche e soprattutto sul piano culturale, non solo tra i giovani, ma anche tra gli adulti, soggetti a retaggi culturali.

    Cari Presidenti, cari colleghi,
    il progetto di legge per la legalizzazione dei derivati della cannabis è pendente dalla fine di luglio del 2015 presso le commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera dei deputati, dove è ritornato dopo la discussione generale in Aula.
    In seguito alla fase, lunghissima, delle audizioni non è stato esaminato e discusso non dico un articolo, ma neppure un emendamento al testo. La sintesi è che quella che, con ogni probabilità, è la proposta di legge di iniziativa parlamentare con il maggior numero di sottoscrittori (221 deputati) è stata parcheggiata su di un binario morto. Io penso che questo sia discutibile in termini politici, ma insostenibile in termini istituzionali.
    Come coordinatore dell’intergruppo parlamentare che ha formulato la proposta oggi all’esame delle camere, vi chiedo dunque un incontro per capire non se, ma come sia possibile sbloccare una situazione che sta diventando obiettivamente inaccettabile. Penso che questa responsabilità spetti, in modo diverso, tanto ai Presidenti delle commissioni, quanto ai capigruppo dei partiti – PD, M5S, SI-SeL – che annoverano nelle proprie fila la gran parte dei firmatari del progetto di legge.
    Non chiedo a voi, come deve essere evidente, un orientamento o un voto favorevole al provvedimento, ma che, a questo punto, si avvii l’esame, si capisca se vi è la possibilità di concordare eventuali modifiche e poi si passi al voto. Così le responsabilità politiche saranno chiare e distinte tra chi voterà a favore e chi contro, tra chi vuole la legalizzazione dei derivati della cannabis e chi intende invece mantenere l’attuale regime proibizionista.

    Cordiali saluti,
    Sen. Benedetto Della Vedova

     

    CANNABIS LEGALE: LA PAZIENZA E’ FINITA

    Ieri ho scritto una lettera ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera, Donatella Ferranti e Mario Marazziti, ai capigruppo di Pd, Si-Sel e M5S, Ettore Rosato, Arturo Scotto e Andrea Cecconi in cui chiedo formalmente un incontro per capire non se, ma come sbloccare il DDL dell’Intergruppo Cannabis legale. Perché è inaccettabile che la proposta di legge con il maggior numero di sottoscrittori sia su di un binario morto.

    Questa la mia lettera, di cui ho parlato oggi durante la presentazione del libro di Luca Marola Marijuana Rulez, insieme a Giuseppe Civati e Riccardo Magi.

    Cari Presidenti, cari colleghi,
    il progetto di legge per la legalizzazione dei derivati della cannabis è pendente dalla fine di luglio del 2015 presso le commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera dei deputati, dove è ritornato dopo la discussione generale in Aula.
    In seguito alla fase, lunghissima, delle audizioni non è stato esaminato e discusso non dico un articolo, ma neppure un emendamento al testo. La sintesi è che quella che, con ogni probabilità, è la proposta di legge di iniziativa parlamentare con il maggior numero di sottoscrittori (221 deputati) è stata parcheggiata su di un binario morto. Io penso che questo sia discutibile in termini politici, ma insostenibile in termini istituzionali.
    Come coordinatore dell’intergruppo parlamentare che ha formulato la proposta oggi all’esame delle camere, vi chiedo dunque un incontro per capire non se, ma come sia possibile sbloccare una situazione che sta diventando obiettivamente inaccettabile. Penso che questa responsabilità spetti, in modo diverso, tanto ai Presidenti delle commissioni, quanto ai capigruppo dei partiti – PD, M5S, SI-SeL – che annoverano nelle proprie fila la gran parte dei firmatari del progetto di legge.
    Non chiedo a voi, come deve essere evidente, un orientamento o un voto favorevole al provvedimento, ma che, a questo punto, si avvii l’esame, si capisca se vi è la possibilità di concordare eventuali modifiche e poi si passi al voto. Così le responsabilità politiche saranno chiare e distinte tra chi voterà a favore e chi contro, tra chi vuole la legalizzazione dei derivati della cannabis e chi intende invece mantenere l’attuale regime proibizionista.

    Cordiali saluti,
    Sen. Benedetto Della Vedova

    Pubblicato da Benedetto Della Vedova su Giovedì 16 febbraio 2017


  • Stasera a Monopoli

    Ci vediamo a Monopoli, questa sera, con i Giovani Democratici monopolitani, per parlare dei sistemi elettorali e di quale, ad oggi, sia il migliore per il nostro Paese.


  • Siamo una Comunità che si sta disintegrando

    La nostra Comunità si sta sfaldando. Lo sappiamo tutti, spero.
    Come si può credere che uno sguardo al proprio interno non sia fondamentale?

    Vedo compagne e compagni non rinnovare più la tessera. La loro scelta ha il mio rispetto, ma anche la mia completa disapprovazione.

    C’è chi continua a lottare, giorno dopo giorno, in un contesto in cui non si riconosce, ma se parliamo di lottare per le nostre idee, allora come si può decidere di andar via? Come?
    Spiegatemelo, perché io non riesco a comprenderlo.

    Fuori dal PD c’è chi ha difficoltà e va aiutato, ma solo una comunità politica ricca può farlo. Andar via significa agevolare il baratro.

    Fuori dal PD c’è l’atomo che si scinde nel nulla.

    Scusate lo sfogo.


  • La Direzione nazionale del PD del 13 Febbraio

    In Diretta dalla Direzione nazionale del PD di lunedì 13 Febbraio 2017.


  • Di cravatte e notizie

    Ho avviato, da pochissimo, una collaborazione con SpicyView, un megazine online in cui si parla di un po’ di tutto – tendenze, moda, attualità, cultura, spettacolo – in cui mi occuperò di attualità e cultura.

    Oggi è online l’editoriale inaugurale. Dateci un’occhiata e, magari, ditemi che ne pensate.


  • Il Congresso è roba seria

    Il Congresso è roba seria

    Il congresso del PD deve essere un momento di confronto serio, non una cerimonia flash in cui mettere fine alla richiesta di una consistente parte del partito di celebrarlo, come fosse un contentino.

    Il fronte progressista occidentale è in piena crisi identitaria, come si pensa di sciogliere tale crisi, da noi, con un mini-congresso?

    La discussione deve partire dai circoli, dalle piazze, dalle strade. Basta bracci di ferro, basta arroganza e messaggi di sfida.

    Sto vedendo diversi esponenti del mio partito muoversi non per ragioni politiche, ma per meri attriti personali. Ma cosa pensate, che i cittadini ci comprendano? Che restino a guardare questo teatrino?

    Serve serietà e voglia di discutere. Se Renzi vorrà celebrare il congresso in poco tempo, vuol dire che non ha capito a cosa serva un congresso. Non ha capito cosa sia un partito.

    Sono fiducioso, però, e spero che si riesca a rimettere in moto i principi dello stare insieme e della natura democratica del PD.


  • Riparto dal dubbio

    Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato.

    Lo sapevo perché, in un percorso lungo e senza fine, di piombare nell’abisso del dubbio e dello sconforto non è cosa assai difficile.

    Ecco, tutto questo è ciò che sto vivendo io, ora. Dubbio e sconforto su ciò che realmente credevo fossero le verità e, invece, si sono dimostrate come una fumosa, a volte, motivazione per divagare nello spazio e nel tempo, scappando dai veri problemi e dalle cose veramente importanti.

    Se la Politica diventa dubbio, allora non ci sono certezze immutabili. Questo è il messaggio che mi sento di dare. Il più forte, il più sincero.

    E lo dico, guardate, senza retorica alcuna, perché vedere il proprio percorso essere annebbiato e ostacolato da una concezione dell’impegno davvero disgustosa e dilagante non è proprio bello. No.
    Ciò che prima era confronto, oggi, si è trasformato in una grande arena, con sugli spalti gli ultras e sul campo leader e leaderini di turno, pronti a sfidarsi a colpi di parole, insulti e poco più.

    Io non sono un ultras. E non lo voglio essere. Perciò parlo e parlo, mi confronto con me stesso e penso che, se le cose non cambiano, non sarò io di certo a cambiare. E allora non potrò far altro che prendere la mia strada, slegata da quella di chi ragiona privandosi della vista panoramica delle cose, pensando di conoscere tutto e il contrario di tutto soltanto grazie alla visuale limitata della propria finestra.

    Agli amici e compagni del mio partito, in cui milito con determinazione, dico solo di guardare oltre il proprio naso, di farlo senza arroganza e senza violenza alcuna. Di farlo con la consapevolezza che noi, anima del sogno che diede vita a ciò che oggi è casa nostra, ci facevamo forti della nostra natura democratica e pluralista ma adesso, invece, pare che per alcuni sia diventato motivo di disturbo. Se c’è qualcuno che ha modificato il proprio punto di vista, quel qualcuno non è chi oggi chiede spiegazioni o solleva questioni, ma chi non considera una ricchezza tutto ciò.

    Ad alcuni in particolare dico che forse, per andare avanti, bisogna saper scindere i piani delle relazioni umane: da una parte le relazioni politiche, dall’altra le amicizie o le appartenenze ad un territorio.
    Tutto è mutamento. Tutto è una grande massa informe a cui noi decidiamo che forma dare, di volta in volta, a seconda di ciò che dobbiamo affrontare. Niente è scontato, né le spiegazioni su ciò che ci circonda e né la mia posizione circa tutto.

    E quindi il dubbio. Bertolt Brecht diceva

    Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
    che tale sei, perché hai dubitato
    delle guide! E dunque a chi è guidato
    permetti il dubbio!

    e quindi è questa la natura del dubbio in sé: motivo di cambiamento, di sguardo diverso, di prospettive nuove e, forse, migliori. Senza il dubbio, non ci può essere la vita. Senza il dubbio non riusciremmo a fare le nostre scelte migliori.
    Chiunque sia troppo sicuro delle proprie scelte, senza mai mettersi in dubbio, potrà fare la scelta giusta per un numero definito di volte, ma arriverà il momento in cui la scelta sarà sbagliata tanto da distruggere tutto ciò che fino a quel momento si era costruito.

    E bene, applicando questo filosofia alla quotidianità e alle scelte in ogni campo sociale in cui decidiamo di profondere il nostro impegno, probabilmente sto vivendo quel momento importantissimo che non posso trattare con sufficienza.

    E se dal dubbio e dallo sconforto io debba segnare un tracciato, non può che essere uno soltanto: è in questa fase che si conoscono le proprie vere priorità. I sentimenti, lo studio, la dignità propria e degli altri e l’impegno per qualcosa di autentico.

    Il mio impegno, nella politica di tutti i giorni e nello studio continueranno, ma probabilmente sarà diverso. Più ricercato, più esigente e, credo, più autentico di quanto già non lo fosse stato sino ad oggi.

    Siamo eterno siamo passi siamo storie
    Siamo figli della nostra verità

    — Fiorella Mannoia / Che sia benedetta