• Letture domenicali: Quando c’era Togliatti

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    Come lettura domenicale, ho scelto questo bellissimo articolo uscito su Left Wing. È datato al 9 giugno 2014, ma il senso storico colto in queste parole è molto importante e dovrebbe farci riflettere.

    È tristemente paradossale che proprio quando gli eredi del Pci si accingevano a cogliere i frutti di una così lunga semina, la loro piena legittimazione come forza di governo dovesse passare dal disconoscimento dell’uomo che più di ogni altro, con De Gasperi, aveva lottato e rischiato per costruire la democrazia italiana, per dare al paese quella Costituzione che avrebbe tutelato libertà e diritti di tutti gli italiani per mezzo secolo, aprendo la strada a uno sviluppo democratico, economico e civile senza precedenti.


  • A Corte

    Siamo sicuri che la Corte costituzionale debba essere composta prevalentemente da anziani professori, avvocati e magistrati?

    L’esperienza è tutto, ce lo siamo detti tante volte, ma la Corte costituzionale ha anche un ruolo fondamentale per le nostre vite, per lo sviluppo del nostro Paese. Perché non immaginiamo una Corte che tenda verso l’innovazione, verso interpretazioni in chiave moderna, che impostino il treno legislativo sui binari giusti, del progresso? Perché non dei giudici costituzionali relativamente giovani, competenti, brillanti? Magari qualche donna in più (attualmente ce n’è solo una).

    Donato Bruno (66 anni) e Luciano Violante (73 anni) hanno un lungo trascorso in politica, l’uno per molti anni Presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera, l’altro Presidente della Camera e, anche lui, della I Commissione. Oltre alle rispettive professioni di avvocato e docente universitario.

    Sinceramente, entrambi hanno degli scheletri nell’armadio da nascondere e su Donato Bruno (peraltro, indagato ad Isernia) nocese di nascita e quando vuole lui, più che storcere il naso, io mi girerei di spalle.

    Aspettiamo la prossima fumata (nera?).


  • L’Unione fa la forza

    In tempi così difficili, l’unione tra i popoli è l’unica speranza. Gli scozzesi l’hanno capito ed infatti:

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  • E quindi?

    Sin da subito dopo le primarie, ho pensato che essere fautore di una linea politica costantemente in contrasto con la maggioranza (che non avevo votato), non era al caso mio, soprattutto perché – e qui lo dico a tutti coloro che si chiedono come mai – dentro di me c’è un attaccamento forte al Partito Democratico, dovuto proprio al suo spirito, alla sua struttura, al suo dinamismo (mente chi dice il contrario), oltre ovviamente perché mi riconosco a pieno nella Carta dei valori.

    Detto ciò, non riesco a capire come si possa strutturare una polemica nei confronti del Presidente del Consiglio, basandosi sulla vicenda che ha coinvolto il padre di Renzi, Tiziano, il quale è stato inserito nel registro degli indagati per una presunta bancarotta fraudolenta. E quindi? A parte che è segno di buon senso, non strumentalizzare, verso i figli, le colpe dei padri e delle madri, ma credo che sia arrivato il momento di incominciare una discussione un pochino più consistente e piena di contenuti. C’è chi lo sta facendo, soprattutto sul lavoro, e va benissimo così. Ma attenzione a non inciampare, soprattutto a chi è esterno al PD e cerca ogni cosa per confutare tesi a sostegno del partito e scelte varie. Criticate il partito, fatelo perché solo così potrà crescere e migliorare, ma fatelo basandovi sui contenuti, su situazioni di circostanza, su un’attenta analisi politica che possa aprire discussioni interessanti.

    Amo la politica fatta con buon senso ed elaborazione politica. Mi piace l’idea delle riviste politiche – anche online – dove il dibattito e forte e dinamico. Ve ne consiglio due: Left Wing e EUtopia.

    Del resto, occupiamoci in un secondo momento.


  • 13 minuti di saggezza

    Li definisco così, i minuti trascorsi a vedere l’intervista di Romano Prodi – a mio parere, il più brillante politico degli ultimi 20 anni e qualcosa in più.

    È riuscito a spiegare per filo e per segno cosa è successo all’Europa e cosa sta accadendo oggi e perché c’è bisogno di un vero scossone al nostro Paese e agli altri Stati europei, visti i continui annunci da parte del Governo Renzi, destinati a scontrarsi nel vuoto o, peggio, nei meandri della fantomatica macchina.

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  • Scriviamo il programma insieme perché siamo il PD. Ed è bello così

    Ieri i Giovani Democratici della Puglia, in risposta a Michele Emiliano (vedi tweet), hanno annunciato la loro massima disponibilità a partecipare alla stesura del programma elettorale del Partito Democratico, in vista delle prossime Elezioni regionali.

    Fin qui, niente di strano, se non fosse per le polemiche nate a seguito dell’annuncio. Polemiche che, devo dirvi la verità, mi hanno lasciato un po’ perplesso e adesso vi spiego perché.

    Essenzialmente l’accusa verte sul presunto tatticismo utilizzato dai GD per “tenersi buoni entrambi i candidati” e per ottenere “qualche posto”.

    Cosa c’è di strano nel vedere l’organizzazione giovanile del Partito Democratico che collabora, con i dirigenti e la base del PD, alla stesura del programma elettorale del partito a cui appartiene? Veramente non capisco!

    L’organizzazione giovanile non può schierarsi con nessun candidato, non lo fa per rispetto delle persone che la compongono, per lo spirito democratico che tutti noi custodiamo. Come può qualcuno imporre ad un altro chi votare?

    Abbiamo risposto all’appello di Emiliano perché vogliamo metterci al servizio del nostro partito, del nostro territorio. Nessun tornaconto, nessun doppio gioco, nessuna poltrona da preservare. Sui territori, lì dove abbiamo eletto giovani amministratori, l’abbiamo fatto senza chiedere il permesso a nessuno, l’abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre capacità.

    Durante lo scorso congresso nazionale, i Giovani Democratici, in quanto organizzazione, si sono dimostrati neutrali, pur avendo, al loro interno, sostenitori di Renzi, Cuperlo e Civati. Noi utilizziamo una teoria molto semplice: ognuno pensa con la propria testa, si lavora insieme per il partito e la Puglia, ma scelte che riguardano il voto personale e l’individuazione della linea politica generale, non implicano “voti militari”, come è, purtroppo, solito fare in politica. Noi non siamo convinti di quel modo di operare.

    Anche per le Regionali del 2015, alcuni GD sono schierati con Emiliano, altri con Minervini. Ed è bello così, perché c’è discussione interna, perché c’è una visione a 360° della politica.

    Finite le primarie, il 30 novembre, il PD deve rimanere PD, cioè un partito plurale. Faccio un annuncio shock per chi crede di essere in un sistema politico bipolare: il Partito Democratico italiano, dalla sua ala destra a quella sinistra, dimostra avere diverse sfumature, ma una base ideologico-politica uguale. Non siamo mica come i Democrats americani. Per questo parlare di candidati con programmi “alternativi” mi fa sorridere, perché si può avere una visione differente sulle politiche ambientali, ma non penso a tal punto da non avere nulla in comune. Per questo, si discute e il programma va fatto tutti insieme, perché è di un partito che stiamo parlando, non di un movimento o comitato elettorale di un singolo candidato. Ciò che nascerà dalle primarie, da ogni aspirante candidato presidente, mi auguro possa essere l’uno complementare all’altro. Non dobbiamo disperdere la ricchezza politica che noi custodiamo.
    Potremo vincere solo se dopo le consultazioni di fine novembre, avremo la forza di ricompattarci e di lavorare su una linea politica comune, una visione della nostra Regione che ci consenta di far crescere, più di quanto già non sia stato fatto, la Puglia. Chi sarà il candidato guiderà tale linea, ma sarà il vero candidato presidente, solo se avrà la forza di non abbandonare le minoranze. Per questo, PD, SEL e liste civiche avranno la possibilità di dire la loro sul programma e di poterlo costruire insieme.

    E noi, insieme a loro. Perché siamo parte di loro.


  • 11 settembre 1973 – 2001

    Oggi ricorre l’anniversario del colpo di stato in Cile, con l’uccisione di Salvador Allende e l’ascesa al potere di Pinochet e l’instaurazione della dittatura militare. Era l’11 settembre 1973.

    Lo stesso giorno, di 28 anni dopo, l’11 settembre 2001, le Torri Gemelle furono abbattute da due aerei di linea, dirottati da terroristi di Al Qaeda.


  • Stordito

    È come mi sento riguardo le Regionali del 2015, qui in Puglia. A partire proprio dalle primarie del centrosinistra.

    Arrivisti e bellimbusti, litigi infantili e chiacchiere, lo spettro di un’alleanza con qualche refuso del centrodestra nel caso di una candidatura di Fitto.

    Tornerò su questo argomento e mi perdonerete se non sono così tanto presente. L’Università chiama.