• L’Expo della criminalità

    L’Expo della criminalità

    Mazzette, corrotti e corruttori. L’Esposizione Universale di Milano che, di qui a breve (un anno e poco meno), punterà i riflettori del mondo intero sul nostro Paese, rischia di far risaltare l’indole italiana della sopraffazione, dell’affarismo e della criminalità organizzata. Ecco perché l’Italia rischia di perdere tutto, per primo la fiducia degli investitori.

    Leggo, questa mattina, che la Cupola ha messo le mani anche sulla Sanità lombarda, oltre che sull’Expo.

    L’Esposizione Universale, che si celebrerà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, anziché nutrire il Pianeta (secondo lo slogan ufficiale), nutre le cosche mafiose, facendo sprofondare un Paese nello sconforto più totale, strappando la maschera ad un Nord che, per molto tempo, si teneva a debita distanza dal Mezzogiorno, visto come la valle del malaffare e della criminalità organizzata.

    7 arresti per tangenti e tanti saluti e grazie. Un eterno ritorno dell’uguale, una nuova tangentopoli che getta merda sul nostro Paese. Non possiamo più tollerare spettacoli di questo genere.
    Massima, deve essere la pena per i tutti coloro che sono coinvolti (e che lo saranno, perché le indagini non sono ancora finite), a partire dall’ex-Ministro Claudio Scajola (esponente nazionale di spicco di Forza Italia), l’ex-Senatore Luigi Grillo (Forza Italia), Gianstefano Frigerio (ex-DC, ora Forza Italia, già noto nell’inchiesta Mani Pulite) e il compagno G, Primo Greganti (proveniente dal vecchio PCI, poi PDS).

    Siccome di Forza Italia non ho un’opinione positiva e ne, tantomeno, mi stupisce degli intrecci tra questa e la criminalità (vedi rapporto Forza Italia – ‘ndrangheta), vorrei soffermarmi sul compagno G, chiedendo al mio partito, il Partito Democratico, di negargli la tessera a vita (qualora l’avesse ancora). Oltre a dei gesti politici, come questo, dovremmo definitivamente chiarire la reazione contro la corruzione. Molti vengono sculacciati e ricandidati, vedi Clemente Mastella e Raffaele Fitto, entrambi candidati al Parlamento Europeo, questo 25 maggio, nel collegio Italia Meridionale, per Forza Italia.

    Linea dura, linea dura, linea dura. Punto. È giunto il momento di minare le basi ad un sistema parassitario che sta distruggendo il nostro Paese sotto lo sguardo del mondo intero. Lo chiedo ufficialmente al mio Segretario nazionale, Matteo Renzi, per il mio partito. Lo chiedo ufficialmente al mio Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per il mio Paese.

    Questa situazione ha definitivamente stancato!


  • Le elezioni non sono un gioco

    Le elezioni non sono un gioco

    “Andiamo a dare un’occhiata in Europa” è lo spirito che aleggia nel M5S. “Piove, PD ladro” dice la lista Tsipras, che tutto dovrebbe fare tranne che indebolire il centrosinistra. Queste elezioni sono quasi alle porte e pare di giocare a Risiko.

    Le elezioni, nel loro significato più alto, sono il momento in cui una comunità, attraverso il voto, concretizza il valore che da alle cose che la circonda. Più è alto il valore, più il voto sarà dato secondo uno schema razionale, differente da individuo ad individuo, dove le esperienze personali modellano il significato del “giusto” e “sbagliato”.

    Oggi, dopo un bel po’ di tempo dal mio ultimo post, riparto da questo concetto e qui voglio costruire un ragionamento sul significato che io attribuisco al voto e alle elezioni, come momento di crescita collettiva, come momento in cui, con un semplice segno su un pezzo di carta, si possono cambiare le cose.

    Qualche giorno fa ho partecipato ad una discussione in cui un sostenitore del Movimento 5 Stelle spiegava che era inutile soffermarsi troppo sui soliti argomenti attribuiti all’Europa e che il movimento, con i suoi “futuri” eletti, andrà al Parlamento Europeo “per dare un’occhiata e capire il da farsi“.

    Chi “da un’occhiata” a qualcosa è, nella maggior parte dei casi, l’intruso, o magari qualcuno che si sente estraneo a quel qualcosa. Dare un’occhiata in giro non è ciò che ci si aspetta dalla politica, nemmeno da chi tenta di distruggere l’attuale sistema per crearne un altro (peraltro senza precise caratteristiche).

    Queste elezioni hanno un valore aggiunto importante e fino a quando non lo capiremo, in Europa saremo sempre e solo il fanalino di coda nella politica europea. Il nostro Paese è il fanalino di coda in molti ambiti ed oggi possiamo finalmente cambiare tendenza e ottenere una posizione forte nell’UE. Sogno un’Italia rappresentata da gente capace, onestà inclusa, ovviamente, ma che vada in Europa non a dare un’occhiata in giro ma a porre le nostre condizioni sulle attività produttive, agricoltura e pesca, energia, sviluppo, fondi strutturali, fiscal compact e tutto ciò che rientra nelle politiche europee, oggi sotto il bersaglio degli euroscettici, della francese Marine Le Pen (leader del Front National, estrema destra), di Beppe Grillo e del suo Movimento che, al primo punto del mini-programma per le Europee, presenta il referendum sull’Euro. Sull’uscita dalla Zona Euro, vi rimando a questo magistrale articolo del Prof. Baglioni.

    Oggi non possiamo permetterci il lusso di prendere sottogamba nulla, ne tantomeno di essere poco lungimiranti, com’è il caso della lista “L’Altra Europa con Tsipras“. Perché? Semplice: come ho sempre sostenuto, un progetto nato a ridosso delle elezioni europee non può andare troppo lontano, soprattutto quando la persona “candidata” alla presidenza della Commissione europea è stata individuata, inutile negarlo, sulla base del consenso elettorale che questi ha nel suo Paese. Fin qui possiamo controbattere su molti temi, anche sul come si è scelto Tsipras e, devo esservi sincero, poco mi interessa oggi. La cosa che mi fa infuriare (chi mi conosce e ha avuto modo di discutere con me, lo sa) è che l’Altra Europa con Tsipras non fa campagna elettorale contro Grillo, contro quei partiti euroscettici, populisti e di destra, ma la stragrande maggioranza degli argomenti sono “il PD ha fatto questo”, “il PD non ha fatto questo”, “piove, PD ladro”. Giusto per completare il ragionamento, vi ricordate Barbara Spinelli che dichiarava di essere pronta a collaborare con Grillo in Europa? Come potrei interpretarla? Come dovrei intendere questa mano tesa nei confronti un personaggio che sminuisce l’Olocausto e Primo Levi sul suo blog?
    Mi dispiace davvero tanto, ma alla fine che posso farci? Non sono io che detto la linea e nemmeno la comunicazione (non ho un bikini a portata di mano).

    Ricapitolando: l’obiettivo è quello di indebolire il centrosinistra, per rafforzare la sinistra e andare in Europa schiacciati da Forza Italia, Movimento 5 Stelle e partiti minori? Geniale! Date un Premio Nobel a chi lo ha deciso!

    Detto ciò, ecco perché le elezioni europee non sono un gioco. C’è molta carne sul fuoco e tante sono le difficoltà, ma oggi non può essere dato per scontato nulla e bisogna lavorare seriamente, sui territori e nelle Istituzioni (Europee e non), per ridare credibilità ad un Paese, il nostro, svilito da decenni di teatrini politici.

    Poi, su chi votare io ho la mia idea, ma lo sapete già.

    PS. se volete, ho lanciato un questionario a cui vi chiedo di rispondere. Aspetto il vostro parere.


  • Un Paese desolante

    Il problema di questo Paese? Prima si indigna per Genny ‘a carogna e poi gli dedica servizi in TV ed interviste sui giornali. Fino a quando i riflettori saranno puntati senza indugi su gente di questo rango, il nostro Paese, in particolare le giovani generazioni, avranno esempi poco rispettosi della legge, dell’ordine pubblico e del rispetto verso una nazione. Questo è l’esempio che volete darci? Se sei figlio di un camorrista vai in TV e sui giornali, mentre se ti spezzi la schiena per lavorare e fare del tuo meglio per la comunità, vieni bollato come “uno uguale agli altri”. Questo Paese va rivisto nella sua cultura.


  • Impegno. Emozioni

    Impegno. Emozioni

    Non pubblico da molto tempo su questo blog e spiegherò le ragioni. Lo farò raccontandovi cosa stiamo facendo in questo periodo e cosa, in particolare, mi porta ad essere lontano da questo spazio di condivisione di idee al mio e, soprattutto, vostro servizio.

    Ho iniziato a militare nel Partito Democratico, entrando nella sua giovanile, i Giovani Democratici, nel 2010. Sono passati ormai 4 anni da quel giorno e devo ammettere che tanto è stato il lavoro svolto finora, diverse vittorie collettive ci hanno segnato, anche diverse sconfitte. Ad oggi contiamo una vittoria di non poco conto, un prosecuzione di quello che abbiamo iniziato con Liliana Ventricelli, nostra rappresentante alla Camera dei Deputati, una ragazza di 28 anni, da più di un anno Deputata della Repubblica, eletta grazie alle Parlamentarie del PD di dicembre 2012, risultando la prima degli eletti in Puglia.

    Oggi questo progetto di rappresentanza si allarga, grazie all’impegno di moltissimi, tra ragazze e ragazzi, grazie alla testardaggine che ci contraddistingue e che ha portato la giovanile ad ottenere dei propri candidati all’interno delle liste del Partito Democratico, in tutta Italia, alle Elezioni europee.

    Alle elezioni del 25 maggio prossimo, ci sono ragazzi, come noi, candidati. Per il collegio Nord-occidentale (Liguria, Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta) c’è Brando Benifei, per il collegio Sud (Puglia, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) ci sono Roberta Capone e Stefano Minerva.

    Stefano, 28 anni, di Gallipoli, è balzato agli onori della cronaca per la vicenda che l’ha visto protagonista, nata dall’ultima Direzione nazionale del PD, quando si è visto aggettivare come “errore di battitura” e cancellato con un colpo di spugna dalla lista.
    Abbiamo messo in moto una campagna virale che ha prodotto i suoi risultati, più di 900 firme raccolte nell’arco di 48 ore, la base del partito, elettori e dirigenti ed eletti del PD si sono schierati senza se e senza ma a difesa della democrazia e della rappresentanza, oggi insita nella figura di Stefano Minerva, come espressione del territorio ma anche come simbolo di meritocrazia, di un ragazzo che ha girato in lungo e in largo l’Italia, specialmente il Mezzogiorno, come dirigente della giovanile, mettendosi al servizio della Comunità, sempre e comunque.

    A breve sarà online il sito di Stefano, incomincerà la campagna virale sui social e per le strade sentirete parlare di questo giovane Minerva, dall’accento salentino ma con la testa proiettata in Europa, per il Mezzogiorno e la sua gente.

    #voglioMinerva deve entrare nella TT di Twitter, perché non possiamo perdere l’occasione di farci rappresentare da un ragazzo senza interessi personali, con la passione che gli scorre nelle vene e che è fortemente percettibile dalle sue parole.

    Questa occasione non possiamo lasciarcela fuggire, dobbiamo impegnarci a fondo per rompere gli argini e invadere con le idee un’Europa che deve cambiare, senza populismi, personalismi ed euroscettici, ma con la forza dei progetti collettivi e delle rappresentanze vere.

    Come potete immaginare, in quanto responsabile della Comunicazione dei Giovani Democratici pugliesi, le mie forze sono tutte dirette verso la campagna elettorale di Stefano, in primis, e verso quella dei tantissimi ragazzi che quest’anno si candideranno nei propri comuni, come consiglieri comunali. Per questo pubblicherò in modo sporadico, fino al 25 maggio. Seguiteci, tuttavia, sui social, sulla fan page di Stefano e quella dei Giovani Democratici. Sul sito dei GD Puglia e su quello di Stefano (che pubblicheremo a breve).

    Nessuno di noi è solo. Possiamo isolarci, ma un progetto ambizioso e forte come il nostro si incrocerà sempre con la vita degli altri.

    Benedetto Croce, durante il discorso inaugurale del 1° Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, tenutosi a Bari il 28 e 29 gennaio 1944, diceva:

    Signori,
    Questo nostro è un convegno politico; e nessuno meno di me, che ne ho tenacemente difeso nel campo dottrinale l’autonomia e l’originalità, può pensare di prendere la parola per negare l’ufficio e l’importanza della politica nella vita dei popoli come degli individui.
    Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione.

    Queste parole mi hanno emozionato, hanno lasciato un solco profondo dentro di me. Con questo spirito ci mettiamo al servizio dei cittadini e dei nostri territori.

    Possiamo farcela, forza!


  • Comunicato dei giovani parlamentari pugliesi – PRG VIII Legislatura

    Comunicato dei giovani parlamentari pugliesi – PRG VIII Legislatura

    Comunicato congiunto dei giovani parlamentari dell’VIII Legislatura del Parlamento Regionale dei Giovani della Puglia, sulla vicenda della delegazione in visita alla Camera dei Deputati, per l’incontro con il Presidente Laura Boldrini.

    Quando, nel 2011, ci candidammo al Parlamento Regionale dei Giovani della Puglia, avevamo dentro di noi la voglia di metterci in gioco, di esprimere in prima persona quali erano le nostre idee e i nostri sentimenti, verso la Puglia, verso la nostra generazione.
    Dopo quasi tre anni, da quel momento, molti di noi hanno continuato a vivere rafforzando quel desiderio forte di partecipazione, di protagonismo generazionale sano e maturo, radicato nel nostro territorio, dalla Capitanata al Salento.

    L’ottava legislatura, per noi, è stato momento di crescita collettiva, di senso profondo delle Istituzioni e della responsabilità, presente in ognuno di noi, nel dover rappresentare e dar voce le migliaia di ragazze e ragazzi pugliesi, con le nostre idee, la nostra voce e il nostro volto.
    Un momento importante, non solo per i diretti interessati, ma per l’intera Storia di quel parlamento che, peraltro, volevamo valorizzare ancora di più, istituzionalizzandolo, rendendolo più solido e pronto ad essere parte integrante della società moderna, in continua evoluzione e sempre più esigente su risposte concrete e democrazia partecipata.

    Apprendiamo con vera gioia la visita di una delegazione del PRGP alla Camera dei Deputati, per incontrare la Presidente Boldrini, una delegazione composta da componenti attuali del Parlamento e dagli ex-presidenti, Margherita Ricci e Fabrizio Camera.

    Ci rammarica, tuttavia, che la nostra “generazione” non sarà rappresentata quel giorno, poiché ne il nostro presidente, Davide Montanaro, ne nessuno dei rappresentanti eletti tra il 2011-2012 ha ricevuto un invito per prendere parte alla delegazione.

    L’aver svolto il proprio ruolo oltre ogni formalismo e ogni personalismo, costruendo e coltivando il dibattito delle idee tra generazioni e differenze, paga negativamente e questa ne è la prova.
    Non è importante il partecipare o no ad una iniziativa in particolare, quanto il gesto poco consono ad un progetto istituzionale, ma non istituzionalizzato.

    F.to
    Le ragazze e i ragazzi
    dell’VIII Legislatura del Parlamento Regionale Giovani Puglia.

    Fancesco Romito
    Dario Mancino
    Vito D’Alessandro
    Valeria Lanotte
    Diego Sovereto
    Vito Tafuni
    Ilaria Capone
    Giuseppe Furleo Semeraro
    Pietro Quarto
    Jacopo D’Andria
    Valentina Cristofaro
    Davide Montanaro
    Marco Bove
    Giuseppe Guario
    Cristian Ala
    Stefania Fanizzi
    Davide Montanaro
    Lorenzo Longo
    Leonardo Rinaldi
    Domenico Caputo Rinaldi
    Roberto Dellisanti


  • La settimana terribile

    La settimana terribile è finita, oggi si chiude questo periodo di esami universitari che mi ha prosciugato forze e tempo da dedicare al blog, alla radio e a tutti i progetti che stiamo portando avanti in questo periodo. Da domani il blog riprende da camminare, assieme a Radio ANSiA, che però andrà in onda non appena sistemiamo il palinsesto della prossima settimana (vi farò sapere).

    Ci vediamo domani!


  • 36 anni fa, l’Italia non deve dimenticare.

    36 anni fa, l’Italia non deve dimenticare.

    Comunicato GD Puglia

    Trentasei anni fa, il 16 marzo 1978Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, veniva rapito in via Fani, a Roma. Una tragica vicenda, sporca di sangue e di un mistero pressoché irrisolto.

    Quel giorno, morirono 5 uomini della scorta dell’On. Moro: due carabinieri, Oreste Leonardi e Domenico Ricci e tre politiziotti, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Scortavano il Presidente DC dalla sua abitazione romana alla Camera dei Deputati.

    Quel giorno, iniziò una lenta agonia, in cui venne fuori l’impotenza dello Stato nei confronti del terrorismo armato delle Brigate Rosse. Cinquantacinque giorni di un’orribile vicenda, conclusasi nel peggiore dei modi, con il ritrovamento, il 9 maggio, del corpo di Aldo Moro, in una Renault 4, in via Caetani, all’angolo tra via delle Botteghe Oscure (sede nazionale del PCI) e Piazza del Gesù (sede nazionale della DC), un tragico segnale di dissenso delle BR al progetto politico disegnato da Moro, quello del Centrosinistra.

    Trentasei anni dopo, il nostro Paese non può dimenticare quello che è stato.

    Aldo Moro rappresenta l’uomo politico con la P maiuscola, capace di saper tradurre le necessità dell’Italia di quegli anni, di avere a cuore i bisogni degli italiani. Una cultura politica mostruosa al servizio della Comunità.

    Lo spirito che portava l’On. Moro ad impegnarsi in politica per il bene della gente, è lo stesso che vogliamo valorizzare oggi, con il nostro impegno, traendo da persone come lui, Enrico Berlinguer e Sandro Pertini, l’alto valore dato alla politica, ai bisogni dei cittadini.

    Oggi, 16 marzo 2014, per molti può essere una domenica tranquilla, ma per la nostra Democrazia, invece, è una data tragicamente importante. Per chi fa politica, come noi, è un giorno in cui riflettere, comprendere, assimilare, per poter compiere, quotidianamente, il nostro dovere verso la nostra terra, verso l’intero Paese, nel migliore dei modi.

    Davide Montanaro
    Resp. Comunicazione GD Puglia


  • Lungimiranza, questa sconosciuta!

    Lungimiranza, questa sconosciuta!

    Sono tornato. Vi chiedo scusa per la mia assenza, ma questo è un periodo intenso, pieno di studio e impegno nelle attività che svolgo, la politica e la radio riempiono le mie giornate in una maniera spropositata e in questo c’è solo da compiacersi. Punti di vista, alla fine. Certo è che, se leggeste tutto ciò che ho scritto e commentaste sotto, per me può essere solo motivo di orgoglio verso il blog e verso voi.


    Il Governo Renzi ha annunciato l’aumento di 80€ in busta paga per i lavoratori dipendenti, a partire dal 1° maggio.
    C’è chi dice che questa è una manovra di sinistra e non c’è motivo per dire che non lo sia, ma il punto è un altro.

    Durante la mia formazione politica, tutt’ora in fase di sviluppo, ho capito che nella propria azione bisogna darsi delle priorità e costruire tutto in base a queste.

    Il Governo attuale, sorretto da una maggioranza politicamente eterogenea, ha una natura “emergenziale”, sulla falsa riga dello spirito che portò Monti a sedere a Palazzo Chigi e così via. Ennesimo governo delle larghe intese che ha degli obiettivi precisi: mettere mano al sistema istituzionale, economico e sociale, rivedere quanto non va e rimettere in carreggiata il Paese, con riforme di alto profilo e lungimiranti. Ecco, appunto.

    Che gli italiani, lavoratori dipendenti, riceveranno 80€ in più e un fatto positivo, ma cosa può essere in confronto a quello che realmente vive il tessuto sociale italiano? Direte: “da niente a questo è comunque un risultatone”, proprio di ciò vorrei riflettere con voi di un aspetto, a mio avviso importante, che ho già accennato poc’anzi: la lungimiranza, il lungo termine.

    Sono pochissimi ed è difficile trovarli, quei provvedimenti che avevano un fine lungimirante, con un obiettivo che andasse oltre il presente e si ponesse verso un graduale riassetto dell’economia, dei processi produttivi e tutto quello ad essi collegato.

    Il Governo Renzi, questo, non credo lo abbia preso in considerazione, almeno finora, almeno fino ai provvedimenti presentati. Sottolineando, nuovamente, che su 80€ in più non si sputa, mi viene da pensare che questo non sarà d’aiuto all’economia, per ovvie e diverse ragioni.

    Dal 1° marzo, è aumentata l’accise sulla benzina (+0,5 cent/litro) con relativi rincari nei costi di trasporto e, indirettamente, sul mercato dei beni di prima necessità, tutte cose, queste, che sappiamo e che non andremo a discutere.

    80€ che vanno nelle tasche di chi un lavoro già ce l’ha, ma che, di fatto, non aiuta le imprese ad assumere e ad incrementare i posti di lavoro.

    Sono dell’opinione che un governo di quella natura doveva incidere maggiormente su due aspetti fondamentali: Per prima cosa, un recupero dei fondi dalla spending review e da un riassetto delle spese con connessi investimenti, del ricavato, nella formazione e negli incentivi alle imprese per le nuove assunzioni, puntando ad un incremento delle offerte di lavoro, invertendo la rotta e cercando di diminuire la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ai massimi storici (42,4% secondo l’OCSE).

    Tabella-Disocc.
    Grafico disoccupazione giovanile in Italia

    Secondo aspetto, non può non essere la lotta all’evasione fiscale, fatta con meno annunci e con più coerenza e concretezza. L’Agenzia delle Entrate è in possesso di un potentissimo sistema informatico, capace di processare 24.200 informazioni al secondo, un grande cervello che sa tutto di tutti, informazioni su tutti i contribuenti, anche sui furbi del fisco, quelli che per magia vivono, mangiano, hanno una casa ma dichiarano zero o poco più. Il suo nome è Serpico (Servizi per i Contribuenti), mal utilizzato, soprattutto perché c’è una politica fiscale da paesi incivili, senza un minimo coraggio di imporsi e scoperchiare la fossa in cui il grande sommerso si nasconde, dove 270 miliardi di € vengono sottratti al PIL italiano, più di 10 manovre e 300 preghiere. Ma il sistema politico è marcio, non per le persone, perché quelle cambiano (si spera) ma per il sistema, forse dovuto anche alla struttura costituzionale, a cui lì, sì, darei una rivisatina.

    10 milioni sono le persone fisiche che evadono il fisco, 10 milioni di voti che solo Dio sa quanta bava fanno per i partiti (movimenti inclusi). 10 milioni di elettori che, storicamente, hanno rappresentato una fetta della popolazione intoccabile, vuoi per il gigantesco numero, vuoi per il settore che questi rappresentano. Lavoratori autonomi, liberi professionisti, commercianti, artigiani, del primo, secondo e soprattutto del terzo settore, tutti impegnati ad inventare sistemi per non pagare le tasse, molte altre volte senza impegno alcuno, visto che tanti sono stati i provvedimenti a favore di questi ladri. È offensivo dire ladri? È gente che lo fa per sopravvivere? Chi lo pensa è egli stesso un evasore o vorrebbe esserlo, ma non può (vedi i lavoratori dipendenti). Ricordate sempre una cosa: fino a quando ci saranno questi 10 milioni di italiani che non pagheranno un centesimo al fisco, la pressione fiscale su chi, invece, le tasse le paga sarà altissima, innescando, di fatto, un circolo vizioso di portata negativa, distruttiva, perché, diciamocelo chiaramente: lo Stato i soldi li deve prendere comunque, perciò lo fa da chi le tasse le paga.
    Quello per cui Monti era stato chiamato, si è fatto poco o nulla, perché, come sempre, ci vanno di mezzo interessi elettorali, se non di chi in quel momento era al governo (o come doveva essere, visto che, alla fine, Monti si è candidato, contravvenendo ai patti con Napolitano), quanto meno della “maggioranza” che quei provvedimenti doveva votarli in Parlamento.

    Dulcis in fundo, un decreto uscito mercoledì scorso dal Consiglio dei Ministri, leggermente corretto in seconda battuta, ma che ha una connotazione abbastanza deprecabile, soprattutto se coniugata con tutto il progetto disegnato dal famoso “Job Act”, o quanto meno da quello che Renzi va raccontando. Articolo 18? Ormai è un vecchio ricordo, questo decreto consentiva infinite deroghe ai contratti a tempo determinato, con la possibilità di trovarsi per strada da un giorno all’altro perché, paradossalmente, un contratto può durare anche un giorno oppure è facilmente non rinnovabile da parte del datore di lavoro. Immaginiamo una donna incinta che deve chiedere la maternità, potrà essere mandata a casa senza problemi, con un contratto non rinnovato, perché con scadenza a breve termine. Ora, in seconda battuta, quel decreto è stato un po’ modificato, arrivando al massimo di otto rinnovi nell’arco di tre anni, un contratto, in media, di quattro mesi e mezzo ciascuno. Un inno al precariato, insomma.

    Un sistema ingarbugliato, che da quei 80€ mi porta a ragionare in tali termini, immaginando un sistema costituzionale diverso da quello che si va prospettando dalle tante riforme che girano nel Transatlantico. Serve una garanzia per chi va al governo o, quantomeno, per gli italiani onesti: un limite di mandato. La persona che ricopre l’incarico di Presidente del Consiglio, può svolgere il suo ruolo per un massimo di due mandati, consecutivi o meno, così da garantire alternanza, ricambio, ma soprattutto il distacco da interessi elettorali che portano l’azione di governo a ponderare le scelte così tanto, da arrivare ad un nulla di fatto o ad un banalissimo provvedimento che cambierebbe poco o nulla.

    Ognuno ha le sue priorità, finora del Governo Renzi si è parlato per la legge elettorale, poco diversa dal tanto odiato Porcellum – che più che Italicum, andava chiamato Pastrocchium, come dice lo stesso Giovanni Sartori che, tempo addietro, diede il nome alla legge elettorale partorita da Calderoli – agli ultimi provvedimenti presentati nell’ultima conferenza stampa. Sul piano complessivo, è ancora presto per dare un giudizio sull’operato di Renzi e della sua squadra, ma se il buongiorno si vede dal mattino, mi auguro che non si sia svegliato ancora nessuno.