Condanna a morte

Avete presente quelle scene dei film in cui le secchiate d’acqua servono per svegliare le persone? Bene, immaginate che a dormire sia l’Italia e a buttare il secchio d’acqua sia l’Europa. Peccato per il sonno pesante del nostro Paese, perché a quanto pare non sia servito a nulla.

Di cosa parlo? Dell’ennesimo schiaffone che noi italiani ci siamo presi in questo ultimo periodo. Uno schiaffone più che meritato, come sempre.

L’Unione Europea tira le somme e rileva che la corruzione di tutti gli Stati membri costa, in tutto, 120miliardi € circa e a fare da capolista c’è proprio l’Italia, con i suoi 60miliardi (e pensare che abbiamo pagato l’IMU per racimolare due miseri miliardini).

Bruno Manfellotto, su L’Espresso, riporta alcuni dati relativi alla percezione del fenomeno della corruzione da parte degli italiani: 97 su 100 sono convinti che la corruzione aumenti e si diffonda; 88 che senza raccomandazioni o spintarelle non sia possibile godere di alcun servizio pubblico; 64 che la politica sia lo strumento indispensabile per fare business (!!!).

I dati sono drammatici, non c’è bisogno di analizzarli a fondo per capire quale sia la reale situazione del nostro Paese, certo è che sulla corruzione c’è stata e c’è molta retorica e non ho mai visto nessuno tentare il colpo grosso contro la corruzione e, poiché è strettamente legata a questa, l’evasione fiscale. Non saranno due blitz della Guardia di Finanza a Cortina a spaventare gli evasori o, peggio, due dichiarazioni in Parlamento per far abbassare la soglia del fenomeno da “dilagante” a “sporadico” o per di più il famigerato redditometro. C’è bisogno di un cambio di cultura, un cambio che passi dal piano politico, poi giuridico e successivamente si radichi nella quotidianità dei cittadini.

Lunedì, durante Radio Locale, intervistando il Dott. Anastasia dell’Osservatorio “Antigone” di Roma, oltre a parlare della Fini-Giovanardi (peraltro dichiarata incostituzionale, poco fa), abbiamo approfondito la questione delle carceri e delle pene spropositate. Ecco, se c’è una cosa spropositata (al ribasso) è proprio il sistema punitivo per i corrotti, corruttori ed evasori. A dirlo non sono io, ma Stefano Livadiotti, giornalista de l’Espresso che, dal suo ultimo libro (che vi consiglio) “Ladri – gli evasori e i politici che li proteggono” (Bompiani, 2014) dice:

In Italia un dato ufficiale sull’evasione neanche esiste. Ma secondo il britannico Richard Murphy, fondatore di Tax Justice Network e inserito da “International Tax Review” nell’elenco delle 50 persone più influenti al mondo in materia di fisco, i soldi sottratti ogni anno alle casse dello Stato sono 180,2 miliardi di euro. Una cifra al cui confronto il paio di miliardi necessari a far saltare l’Imu sulla casa, dei quali si è ossessivamente parlato per un anno, sono bruscolini. Ma in Italia la lotta all’evasione è solo una farsa Basta pensare che su quasi 5 milioni di contribuenti sospetti i controlli veri sono appena 200 mila, come ha rilevato la Corte dei Conti. Che i pochi colti con le mani nel sacco possono contare sul vantaggio di una giustizia tributaria ridotta a un colabrodo, dove per il primo grado di giudizio occorrono 903 giorni. Che anche chi viene riconosciuto colpevole alla fine la fa franca: solo l’1,7 per cento delle denunce per reati tributari porta a un arresto. Il risultato è che il fisco si è visto sottrarre in 12 anni 808 miliardi e di questi ne ha recuperati la miseria di 69. E la cifra forse è pure gonfiata.

Perciò, quali sono i migliori strumenti per combattere e sconfiggere, veramente, la corruzione e l’evasione fiscale? Tutto ha un perno su cui poggia, tutto ha una colonna portante, l’evasione e la corruzione sono sorretti da una politica bigotta, pronta a minimizzare il dibattito sulla legge elettorale e a studiare, con la minuziosità degna di una squadra di statisti, a tutti gli escamotage possibili pur di farla franca su qualcosa, pur di ottenere un vantaggio rispetto al resto del Paese, con i privilegi e con l’ultimo scandaloso provvedimento che ha previsto l’abbassamento delle aliquote al 18,7% sugli stipendi parlamentari (un lavoratore, in media, si vede applicata una quota di 39,4%, praticamente più del doppio delle tasse!).

Parlo così, come se fossi l’ultimo grillino o dissidente di non so quale linea politica, ma in realtà sono solo agguerrito. Crederete mica che la battaglia la si faccia a mani vuote! Io ho una sola arma a disposizione ed è la rabbia che porto con me e dentro di me, perché non accetterò mai di essere cittadino di uno Stato di corruttori e che cola a picco ogni giorno di più (checché ne dica Letta!). Ma la mia, è una rabbia positiva, lucida, piena di grandi propositi e intrisa di passione. Non andrò via dal mio Paese, ma se dovremo viverci, credo sia arrivata l’ora di sottrarre l’Italia da una caduta inevitabile verso la condanna a morte, con i suoi boia, i truffatori dello Stato e degli onesti cittadini. Non è retorica, ma realtà. Guardatevi le spalle (ed anche avanti).

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