• Il Maestro senza regole

    Per i 90 anni di Andrea Camilleri, la Rai ha trasmesso una intervista-documentario al grande scrittore di Porto Empedocle. Vi consiglio di guardarlo. Ad ogni parola c’è una lezione di vita che va colta e fatta propria.

    Ps. il video ha i sottotitoli francesi, ma l’audio è in italiano (e in siciliano).


  • Il deserto digitale delle emozioni

    Il deserto digitale delle emozioni

    Sono un fervido sostenitore della tecnologia, coerentemente con il mio status di nativo digitale, ma sostengo altrettanto fervidamente che i libri che segnano la nostra anima, che temprano il nostro carattere, meritino un posto speciale, non soltanto nel cuore, ma anche nel luogo in cui viviamo la nostra vita.
    La bellezza di poter toccare le pagine di un bellissimo romanzo, di un grande saggio, di una emozionante raccolta di poesie, non ha paragoni.
    Gli ebook ci stanno allontanando da queste emozioni, lasciando alle nostre spalle un deserto digitale che presto ci farà del male.

    Voi cosa ne pensate?


  • Quel sorriso

    Perché questa scena è bellissima? Non per retorica, bisogna sottolinearlo.
    Vedere i volti distesi dei tanti siriani che arrivano a Monaco di Baviera, accolti non da fischi, non da urla razziste, ma da applausi, regali e cibo offerto dai tedeschi, è quanto di più bello può offrirci l’umanità.
    E il volto di quel bambino, con sua madre, abbracciato ad un orsacchiotto? Quel sorriso innocente e vero è l’obiettivo dell’Europa unita e libera. Libera dal razzismo e dall’ipocrisia.
    Ma tutto ciò può bastare? Certo che no. Non possiamo fermarci e stare a guardare singoli stati prendere l’iniziativa, serve che sia l’Unione europea a svolgere la funzione di coordinamento e garanzia, nel rispetto dei diritti umani.

    #MigrantCrisis"Welcome to Germany" - People applaud and greet migrants with gifts as they arrive in Munich#DesperateJourneysLive updates: http://bbc.in/1LQprLQ

    Posted by BBC News on Sabato 5 settembre 2015


  • China on my mind


  • Io ho un sogno

    Ben cinquantadue anni sono passati dalla marcia su Washington per il lavoro e la libertà. Più di mezzo secolo ci separa dallo storico discorso che Martin Luther King tenne davanti ad una folla oceanica, al Lincoln Memorial, in festa per le sue parole e per il suo “I have a dream!”.

    Cinquantadue anni e i sogni ci sono ancora, mutano nel tempo ma restano lì, nella mente e nel cuore di tutti gli esseri umani. Anche io ho un sogno, forse più di uno. Sono sogni confusi, che nascono nel corso della nostra vita. Credo che, ognuno di noi, abbia i sogni che si merita. Io ho i miei, ognuno di noi ha i propri. La vera sfida è avere sogni comuni, sogni che ci avvicinino l’un l’altro, che non ci separino, che non disgreghino, ma divergano speranze.

    Io ho un sogno. Sogno un’Italia diversa da quella che mi circonda, un’Italia che sappia appianare le differenze, che sappia superare se stessa.

    Sogno un’Italia impegnata al massimo nella difesa dei diritti dell’uomo, nella difesa della dignità umana.

    Sogno un’Italia che spazzi via il razzismo, la paura per il diverso, l’odio profondo verso il prossimo.

    Sogno un mondo che si lasci alle spalle le divisioni, che non guardi se stesso con gli occhi delle guerre e della violenza.

    Sogno un’Italia parte di quel mondo, di una grande famiglia, quale quella degli Stati Uniti d’Europa. Un’Italia in prima linea nel processo di unificazione politica del Continente, che porti prosperità e pari diritti a tutti i cittadini europei.

    Sogno un’Italia in cui il termine “cultura” non sia sinonimo di “inutile”, di “secondario”. Sogno un’Italia che sappia crearla, quella cultura, come un tempo sapeva fare. Una cultura radicata nelle tradizioni ma proiettata al futuro, unita dal senso civico, dal rispetto verso gli altri, verso chi la pensa in modo diverso. Perché diversità è ricchezza e chi crede il contrario è povero nell’animo.

    Sogno una politica che sia di tutti ma non per tutti. Una politica distante anni luce dalla corruzione, dall’affarismo. Una politica che chiuda le porte a chi non ha il senso del bene comune, che non si lasci percorrere da chi usa il potere per soddisfare i propri interessi.

    Sogno una politica al servizio di tutti, soprattutto dei più bisognosi.

    Sogno una politica disponibile, sempre. Disponibile a risolvere i problemi di chi chiede aiuto, di chi ha bisogno di supporto, di ascolto.

    Sogno un mondo in cui tutti possano andare a scuola, istruirsi al massimo e conoscere ciò che è stato, ciò che è e contribuire a ciò che sarà.

    Sogno un mondo in cui le religioni non siano motivo di lotta e morte, ma che siano un segno distintivo e, allo stesso tempo, unificante della natura umana.

    Sogno dei sogni che non rimangano tali, che possano realizzarsi. Il primo passo è conoscerli, il secondo impegnarsi per realizzarli. Quando lo capiremo tutti, già uno di quei sogni si sarà realizzato.


  • Songpill.24 | Enjoy The Light – Dardust


  • Songpill.23 | Attenti al lupo – Lucio Dalla

    “e c’è un omino piccolo così,
    che torna sempre tardi da lavorare,
    e ha un cappello piccolo così,
    con dentro un sogno da realizzare,
    e più ci pensa più non sa aspettare.”


  • Ve li do io i Casamonica

    Ma ve li immaginate i familiari dei mafiosi siciliani, intervistati dalle TV, dopo la strage di Capaci?

    “Noi siamo brava gente. Non giudicateci per quello che dicono di noi. La prossima volta faremo esplodere una strada più grande in modo ancora più spettacolare, ecco!”

    Tralasciando la fantascienza (che tanto “fanta” non è), volendo commentare la vicenda di queste ore che ha trascinato la Città di Roma e l’intero Paese in un vortice di ignoranza mista a scempiaggine, non posso che esclamare: che schifo!

    E va beh! “Che schifo” lo stanno gridando in tanti, ovviamente, ma tra qualche giorno tutto passerà in sordina e continueremo a prendercela con il nostro vicino per i rumori nelle ore notturne.

    I Casamonica sono diventati delle star. Gente che dovrebbe al massimo comparire in tribunale, per il momento è ospite nelle principali televisioni del Paese. E a pensare che qualcuno, in Italia, rimase di stucco nel vedere alla CNN un ex militante dell’ISIS intervistato come esperto di attentati terroristici. Il folkore non smetterà mai di stupirmi, il punto è capire dove inizia e dove finisce.

    “Noi siamo brava gente”, dicono i familiari del defunto boss. Qualcuno ci crede pure e in tutto il Paese il messaggio che arriva nelle case degli italiani è lineare: i mafiosi sono come noi. Si vestono come noi, parlano come noi, hanno il taglio di capelli come noi, gridano come noi. Allora perché non possono essere brava gente come noi?

    In Italia, nel nostro Ordinamento, esiste la figura dell’apologia di reato. Il punto è che rimane lettera morta, come molte delle norme del nostro Codice Penale. Se intervistiamo in TV gente che la mattina, appena alzato, bacia la foto di Mussolini e scende per strada con il saluto romano, allora qual è il problema ad intervistare uno che difende pubblicamente un boss mafioso?

    Falcone e Borsellino a furia di rivoltarsi nella tomba, l’avranno consumata. Questo Paese non meritava le loro vite, non le ha mai meritate. Non le merita ogni volta che permette alle sue televisioni di intervistare mafiosi, fascisti e corrotti. Non le merita ogni volta che perde l’occasione di parlare nelle scuole della mafia, dell’orrore che rappresenta e della bellezza di vivere nella legalità e nella pace. Non le merita quando volta le spalle davanti ad ogni atto di violenza ed ingiustizia, quando davanti ai soprusi e alle prepotenze ci si ferma alzando le mani al cielo.

    Apologia mafiosa. Che rivoluzione sarebbe la sua esistenza. Ma la rivoluzione più grande, in Italia, è essere normali. La rivoluzione più grande è uscire dallo straordinario, entrare nell’ordinario e lasciarsi trascinare dall’ebrezza della legalità, della cultura civica. Oggi questo non siamo. Oggi siamo straordinariamente fuori controllo, fuori da ogni logica del bene, del giusto. Oggi, più di ieri, abbiamo perso la bussola. Anzi, forse non l’abbiamo mai avuta.

    Io corro a cercarla. Chissà la trovi fuori dalla porta di casa.