• L’emendamento truffa

    Ho scritto questo articolo (qui riportato un piccolo estratto) su Post Meridiani. Dateci una lettura, se potete. Se volete.

    […] L’on. Marco Meloni, deputato del Partito Democratico – già responsabile Scuola e Università durante la segreteria di Pier Luigi Bersani – ha presentato un emendamento truffa al disegno di legge della riforma della Pubblica Amministrazione (DDL Madia), riguardante i criteri di valutazione del voto di laurea in relazione alla valutazione dell’ente di provenienza.

    L’emendamento è un chiaro esempio di come la politica, oggi, abbia perso la bussola e il buon senso. Che tale proposta arrivi da un deputato sardo, poi, non ci stupisce più di tanto. Se la bussola manca, manca indipendentemente dalle proprie origini. […]

    Leggi tutto qui: Il Governo, Meloni e l’emendamento truffa | Post Meridiani


  • Je suis l’Unità!

    Oggi ho scritto questo editoriale per Post Meridiani. Un augurio a l’Unità e all’Italia intera.

    staino30giugno-722x491


  • Difendo Elena perché difendo la professionalità

    191716080-e10a7de2-611c-413e-a0ea-421534f3bd49

    Elena Laterza è una giornalista davvero in gamba, lo ha dimostrato sul campo ogni volta c’era bisogno del suo intervento. Lavora con il Presidente Emiliano sin da quando, quest’ultimo, era Sindaco di Bari. Io l’ho conosciuta in quel periodo e da quel giorno ho solo avuto conferme della sua professionalità e della sua correttezza.

    Quello che è venuto fuori su La Repubblica di Bari è un articolo sconcertante, che solo lontanamente potremmo accostare ad un articolo di un giornalino scolastico. Uno scoop che non è uno scoop, perché bastava informarsi (o forse si è semplicemente in malafede) per capire che la persona presa di mira svolgeva lo stesso incarico, assegnatoli ora, anche quando Emiliano era Primo Cittadino del Capoluogo.

    Insomma, una vera vergogna, alimentata, peraltro, dal Movimento 5 Stelle e dal suo “portavoce rappresentante candidato presidente cittadino” Antonella Laricchia.

    Esprimo la mia vicinanza ad Elena e la auguro buon lavoro.


  • La bolla mediatica sui formaggi e il latte in polvere

    Leggendo il Post – un sito di informazione che ritengo molto attendibile, attendibilissimo – mi sono imbattuto in questa notizia, la quale sbugiarda i titoloni dei principali giornali italiani, in merito al presunto obbligo da parte della Commissione EU di far produrre formaggi con il latte in polvere.

    Ma cosa ci sta succedendo? Non riusciamo neanche più a fermarci un secondo e a pensare, a riflettere se possa mai essere vera una cosa del genere, se possa mai essere concreta l’ipotesi di obbligare la produzione di formaggi con il latte in polvere. Diamo tutto per scontato, diamo tutto per vero. A contribuire allo sfacelo ci sono molti giornali e i social network amplificano la disinformazione.


  • Tsipras, Pilato e Barabba

    È da stamattina che non faccio altro che rimbalzare da una testata ad un’altra, da una nazionale ad una internazionale, da un blog ad un altro, alla ricerca di un quadro chiaro e completo sulla vicenda greca. Di notizie ne ho trovate molte, ma più andavo avanti e più mi dirigevo verso la nostra Costituzione e la sua grande lungimiranza. Cercherò, brevemente di spiegare perché.

    Quello che Tsipras ha fatto, in queste ultime ore, è un gesto che per molti suoi sostenitori è coraggioso. Io di coraggioso vedo ben poco.

    “Viva la Democrazia diretta!”, griderebbe qualcuno, non sapendo che la Democrazia è morta, nello stesso istante in cui Tsipras ha indetto il referendum, disintegrando il ruolo della politica e rendendo quasi pari a zero il valore della scelta fatta dai greci, a suo tempo, che lo ha posto alla guida del Paese. Guida, per l’appunto, alla ricerca di una salvezza per la Grecia e per battere i pugni in Europa.

    Il comportamento del Premier greco è abbastanza equivoco, perché indicendo un referendum rende chiara la sua intenzione di lasciare che siano i cittadini a decidere sulla proposta dei creditori – decisione discutibile ma legittima, se la Costituzione lo permette. Una scelta referendaria che dovrebbe essere presa in completa autonomia, in completa imparzialità da parte della classe politica. Invece no. Tsipras ha chiesto ai greci di votare “NO” e mi chiedo, allora, se questo grande momento di democrazia diretta, in realtà, non sia una replica della più famosa e antica scelta di Ponzio Pilato, il quale non volendosi assumere la responsabilità della scelta, lasciò che la folla decidesse chi liberare, tra Gesù e Barabba. La folla scelse Barabba, questo è noto a tutti. Per essere più chiari: perché Tsipras non ha detto no subito, in modo chiaro e preciso. Perché ha bisogno di un referendum per prendere una decisione che in realtà ha già preso?

    Tornando all’inizio di questo post, è chiaro che il nostro Paese non potrà mai vedere un referendum su questioni di bilancio o, in generale, economiche. A dirlo non sono io ma la nostra Costituzione, che all’art.75 comma II pone il divieto (lungimirante, a mio modo di vedere) di indire referendum per leggi tributarie e di bilancio e di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

    D. E se la Grecia dovesse sprofondare in caso di vittoria del NO?

    R. — Colpa di Tsipras e delle sue politiche! Ah no! Colpa dei greci che hanno detto NO! Viva Tsipras!

    Questa non è Politica, ma politica. Due cose diverse. A mio modesto parere.

    PS. Votare o No alla proposta della Troika è una scelta che spetta alla Grecia. Sembra assurdo, ma specificarlo serve. Moltissimo. Dire la mai posizione non ha senso, ne tantomeno potrei prenderla con assoluta consapevolezza, visto che non sono greco e non vivo la situazione di disagio che sta vivendo la Grecia.


  • Una foto bellissima

    11061275_837024729713342_3740316661350573997_o

    Questa foto è bellissima.
    Parla di un’Italia diversa da quella che ci viene raccontata dalla bocca del razzismo, della paura verso il “diverso”. Nessuno è diverso da nessuno, siamo tutti donne e uomini con dei sogni.
    Questo ragazzo, di origini asiatiche, ha realizzato il suo, di sogno: appartenere all’Arma dei Carabinieri e servire il nostro Paese, difenderlo.
    Non c’è tratto somatico che tenga, dinanzi alla bellezza dell’uguaglianza.


  • Si sblocca il caso dei due marò

    È dal 19 febbraio 2012 che i due fucilieri di marina del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono in stato di arresto, a New Delhi, per l’accusa di omicidio di due pescatori, durante lo svolgimento delle loro funzioni di sicurezza sulla Enrica Lexis – nave mercantile battente bandiera italiana.

    Dopo più di 3 anni di continui rinvii da parte dell’India, l’Italia ha avviato il procedimento di arbitrato internazionale, affidando così la sorte dei due marinai ad un organo internazionale, impegnano i due Stati a rispettare tale decisione.

    La Farnesina fa sapere che oltre all’avvio dell’arbitrato, l’Italia si impegnerà a richiedere la permanenza ulteriore di Latorre – già in Puglia per problemi di salute – e il rimpatrio di Girone per tutta la durata dell’arbitrato.

    Una decisione arrivata troppo tardi. Risultato di incompetenza e di scarsa autorevolezza della diplomazia italiana?


  • Cosa dice la sentenza della Corte Suprema sui matrimoni gay

    Hundreds of people gather outside the US Supreme Court building in Washington, DC on June 26, 2013 in anticipation of the  ruling on California's Proposition 8, the controversial ballot initiative that defines marriage as between a man and a woman. The US Supreme Court on Wednesday struck down a controversial federal law that defines marriage as a union between a man and a woman, in a major victory for supporters of same-sex marriage.The Defense of Marriage Act (DOMA) had denied married gay and lesbian couples in the United States the same rights and benefits that straight couples have long taken for granted. AFP PHOTO / MLADEN ANTONOV        (Photo credit should read MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)

    Qualche minuto fa, da Washington D.C., è arrivata la notizia ufficiale della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha reso il matrimonio gay un diritto.

    Nei sistemi di Common Law, una sola sentenza può cambiare l’assetto dei diritti in modo considerevole, se poi ad emanare quella sentenza è la più importante autorità del Potere Giudiziario del Paese, è chiaro che riconoscere la storicità di tale decisione è a dir poco scontata.
    Le sentenze della Corte Suprema – in quanto autorità al vertice del terzo potere – hanno effetto in tutti i 50 Stati e la sentenza sui matrimoni omosessuali ha abbattuto gli ultimi ostacoli al riconoscimento di tali unioni nei 13 Stati che ancora si opponevano a tale passo.

    111865-md
    img – Internazionale ©

    Grazie, sempre, ad un’altra sentenza – del giugno 2013 – i matrimoni contratti all’estero potevano essere riconosciuti in tutto il territorio degli Stati Uniti, ma fino ad oggi, gli Stati federati potevano rifiutare di celebrare matrimoni tra omosessuali o di, addirittura, riconoscere quelli celebrati al di fuori del territorio nazionale.

    Tornando alla sentenza in questione, ad essere contro sono stati i 4 membri conservatori, tra cui l’attuale Presidente della Corte Suprema, il Chief Justice John G. Roberts Jr. il quale, assieme agli altri 3 oppositori (i Giudici Antonin Scalia, Clarence Thomas and Samuel A. Alito Jr., ha redatto la dissenting opinion – l’opinione di minoranza che, a favore del dibattito giurisprudenziale, mette in risalto la posizione di ogni singolo giudice, venendo meno al principio di collegialità delle deliberazioni (per intenderci, una sola decisione a nome di tutta la Corte).

    Nel suo dissent, Roberts ha affermato

    Questa è una corte, non un parlamento

    Sottolineando come una decisione di tale portata dovesse essere di competenza del Congresso e non della Corte Suprema.

    Ma al dissent si oppone l’opinione di maggioranza, come trascritto dal Giudice Anthony Kennedy:

    La Corte ritiene, ora, che le coppie dello stesso sesso possano esercitare il loro diritto al matrimonio. Non è pensabile che, ancora, possa essere negato loro tale diritto.

    Anthony Kennedy è affiancato, in tale decisione, da Ruth Bader Ginsburg, Stephen G. Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan. Tutti componenti liberal della Corte Suprema.

    La Corte, per elaborare la sua decisione, ha preso in considerazione casi di restrizione provenienti dal Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee, individuando le ragioni per cui la Costituzione degli Stati Uniti non può avvallare tale proibizione.

    Tale sentenza ha, nelle contrapposizioni, spaccato in due la Corte, ma la decisione è andata incontro, secondo molti, alla volontà della maggioranza degli americani (il 61% della popolazione è a favore dei matrimoni gay e la percentuale di gradimento tra i più giovani sale vertiginosamente).

    La Corte Suprema, ancora una volta, si è dimostrata essere motore trainante per l’avanzata dei diritti negli Stati Uniti, sorpassando il Congresso su un ruolo fondamentale che la politica non riesce sempre a ricoprire. Perciò, checché ne dica il Presidente Roberts e il dissent, i diritti non possono essere alla mercé di una politica arretrata.

    God bless the Supreme Court.

    Obama interviene in merito alla sentenza sul matrimonio gay della Corte Suprema