• L’ignoranza gioca brutti scherzi

    A volte ci fa votare persone che ci offrono 10€ di ricarica telefonica, altre volte non ci fa comprendere il valore inestimabile dell’Università e della sua presenza sul nostro territorio.
    Ladri, vigliacchi, esseri infami, vermi putridi e senza coscienza, avete distrutto un pezzo di Bari, un pezzo importante, un luogo di formazione e di cultura.
    Ricordo benissimo il giorno in cui Giorgio Napolitano inaugurò quella sede. Era un giorno di festa, perché la Facoltà di Scienze Politiche sognava una sua sede, l’Università sognava di crescere, di andare oltre gli stereotipi che per anni l’avevano accompagnata, Bari gridava soddisfazione.

    Oggi il grido è quello di un gruppo di persone con problemi. Dobbiamo comprenderli. Non sanno cosa sia la cultura e l’Università, ecco perché hanno distrutto tutto e portato via tutto il possibile, da uno spazio comune, destinato a chissà quante generazioni future.

    Ma Bari e la sua Università non si piegano. Ripartiamo, senza sosta, senza guardarci indietro.

    Giorgio Napolitano inaugura la sede di Scienze Politiche a Bari Palazzo Napolitano - Sede SCIPOL - DISTRUTTA

     


  • Una vergogna oltre ogni limite

    Diffondere l’odio, cavalcare la protesta, utilizzare aggettivi come gufi, rosiconi e mummie per definire gli avversari o chi la pensa diversamente, genera questo.
    Oggi non siamo un Paese sano, non lo siamo da molto tempo.
    Credere che, durante un momento funebre, una persona non possa rendere omaggio ad un proprio amico defunto, a causa di una protesta faziosa e inopportuna di gente che, magari, Pino Daniele non lo conosceva affatto, beh…mi fa vomitare!

    A costo di dover chiamare l’Esercito, D’Alema, come chiunque altro, ha il diritto di dare l’estremo saluto ad una persona che ha conosciuto in vita, con cui aveva instaurato un rapporto di amicizia.

    Fatelo per la vostra dignità e per la dignità del nostro Paese. Oltre per il rispetto di un defunto.


  • Ma che Falcon dici!?

    Non era un “volo di Stato”, ma un Falcon 900 ad uso del Capo del Governo per gli spostamenti in sicurezza.
    Non era un albergo a 5 stelle, ma una caserma.

    In tutto il mondo, i capi di Stato e di Governo viaggiano con mezzi dello Stato. Vedi Obama, Hollande, Cameron, Merkel, Rajoy, ecc. In Italia, per qualcuno, questo è un sacrilegio, uno spreco di risorse.
    Quando Obama venne in Italia, era seguito da una scorta di migliaia di uomini. Quando Obama viaggia, anche con la sua famiglia, e non per viaggi ufficiali, lo fa con l’Air Force One, un Boeing 747-200 (non un Falcon 900).
    In tutto questo, non mi è sembrato, mai, di vedere gli americani irritarsi, neanche quei “talebani” del Tea Party.
    Ah…ma in America è possibile, per un figlio di immigrati, poter diventare governatore dello Stato di New York. Avete mai sentito parlare di Mario Cuomo?
    Noi sappiamo essere sempre bigotti e poco avvezzi alla “normalità”.


  • Mario Cuomo, un discorso storico

    Era il 1984, prendeva il via la Convention Democratica che avrebbe incoronato, come candidato alla carica presidenziale, Walter Mondale. Purtroppo per lui e i democratici, la sconfitta sarà drammatica, ma in quella convention, il governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo (morto il 1° gennaio 2015), aveva fatto la storia, con un discorso che influenzerà, di lì a 30 anni, la politica americana e, soprattutto, i Democrats.

    Thank you very much.

    On behalf of the great Empire State and the whole family of New York, let me thank you for the great privilege of being able to address this convention. Please allow me to skip the stories and the poetry and the temptation to deal in nice but vague rhetoric. Let me instead use this valuable opportunity to deal immediately with the questions that should determine this election and that we all know are vital to the American people.

    Ten days ago, President Reagan admitted that although some people in this country seemed to be doing well nowadays, others were unhappy, even worried, about themselves, their families, and their futures. The President said that he didn’t understand that fear. He said, “Why, this country is a shining city on a hill.” And the President is right. In many ways we are a shining city on a hill.

    (altro…)


  • Ed ora andiamoci giù pesante

    Quello che è successo a Roma il giorno di San Silvestro dovrebbe fermarci un momento e farci riflettere, come molte altre cose successe nel 2014 appena finito.

    83 vigili urbani su 100 hanno disertato il loro turno straordinario, in vista della notte di San Silvestro, presentando certificati medici, certificati di donazione del sangue e disabilità.

    Tre sono i soggetti da colpire.

    I primi, senza dubbio, sono i vigili che hanno preferito il cenone al loro dovere. Andrebbe loro applicata una sanzione disciplinare senza precedenti, andrebbe loro decurtato lo stipendio, tolte le ferie pagate e far recuperare gratis le ore che avrebbero dovuto svolgere in servizio, quella sera. Per la gravità della cosa andrebbero licenziati, ma sappiamo che non è così semplice e, in questo Paese di privilegi e sanzioni al contrario, succederebbe il putiferio (anche se lo preferisco).

    I secondi, ad essere colpiti, devono essere senz’ombra di dubbio i medici che hanno dispensato certificati medici a gogo. Andrebbe loro assegnata una nota disciplinare, dovremmo creare un albo del disonore, pubblico, accessibile a tutti, sul sito web del Ministero della Salute. Oltre a questa cosa simbolica, io ci aggiungerei anche una bella multa salata. Così, a gradire.

    I terzi ed ultimi devono essere i sindacati di categoria. Alla base del gesto sconsiderato c’è una protesta degli stessi vigili della Capitale, in merito alla turnazione e al salario accessorio. Bene rivendicare i propri diritti, ma quando si usano mezzi illegali di questa portata, tutte le ragioni vanno a farsi benedire. Per questo, credo che i sindacati abbiano grandi responsabilità in questo e che questi abbiano coordinato questa protesta “alternativa”. Non sono stati loro? Lo provino. Nel frattempo, mettiamoli nella black list.

    Qualcuno provi a dire che non è di sinistra attaccare i vigili e sindacati. Qualcuno provi a difenderli. Non ci sono scuse.

    Sinistra vuol dire rispetto della legge. La legalità non ha sinonimi, non ha eccezioni.

    Buon 2015. Iniziamo bene.

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  • La politica della confusione

    Ho sempre sostenuto che inglesizzare le riforme è solo un modo per sentirsi ad un livello più alto, anche se non riesco a capire cosa possa migliorare, l’uso dell’inglese, in Italia, nel chiamare la riforma del lavoro, “Jobs Act“.

    Sarà forse la poca chiarezza di tutto lo schema? Sarà la voglia di far parte di una Comunità europea saldata, non solo sul piano finanziario, ma anche su quello linguistico?

    Andrea Moro, docente di Economia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, mette i puntini sulle i alle tante cose che si sono dette sul Jobs Act di Renzi, sui licenziamenti, sull’art.18 e chi più ne ha più ne metta.


  • Odio il capodanno

    Ho trovato questo scritto di Antonio Gramsci, ve lo dedico.

    Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.

    Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.

    Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.

    E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.

    Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.

    Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.

    Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.

    — Antonio Gramsci
    1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole.


  • Prigioniero

    Ecco come mi sento. Eppure non dovrebbe essere normale, ma qualcuno tenta di giustificare. Come sempre succede.

    Che le Ferrovie del Sud Est si facciano piegare dalla neve era scontato – visti i continui disagi durante l’anno – ma se qualcuno tenta di giustificare il fenomeno, si sbaglia di grosso.
    Non siamo in grado di fronteggiare un evento climatico preannunciato. Le provinciali sono innevate, le ferrovie bloccate, quindi, o sei provvisto di elicottero, oppure di spostarti non se ne parla nemmeno.
    Ma, come sempre si dice, non siamo abituati alla neve, perciò è giustificato il disservizio del mondo che ci circonda.