• Il Governo regionale più amato d’Italia è pugliese!

    Il Governo regionale più amato d’Italia è pugliese!

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    Michele Emiliano è il Presidente di regione più amato del Paese.

    Il sondaggio pubblicato da Piazza Pulita, su La7, nella puntata di questa sera, 6 ottobre, parla chiaro: il 57,4% dei pugliesi gradisce il Presidente Emiliano e l’operato del suo governo, diventando il primo Governatore per popolarità.

    Una grandissima soddisfazione.
    Complimenti a Michele, alla sua squadra e a tutti coloro che lavorano, ogni giorno, per una Puglia all’avanguardia e locomotiva del Sud e del Paese.


  • È ora di piantarla!

    È ora di piantarla!

    Questa campagna elettorale referendaria mi ha terribilmente rotto il cazzo. (E siamo ancora a meno 56 giorni dal voto.)
    Quanta pochezza che c’è, nel nostro Paese, quando si tratta di discutere.
    Insulti personali; dichiarazioni che non stanno né in cielo né in terra; interpretazioni assurde di articoli della Costituzione che non esistono; tutti costituzionalisti e pochi costituenti, quasi nessuno.
    Volete che continui? Forse è meglio di no, potrei buttare il computer dalla finestra. Almeno lui salviamolo, visto che la dignità l’abbiamo calpestata per benino.

    Carissimi tutti, o ci diamo una regolata, oppure io non penso di reggere ancora per molto.

    Sogno una politica in cui si discuta nel merito, qualsiasi cosa sia l’oggetto della discussione stessa.
    Sogno un Paese composto da cittadini consapevoli del loro ruolo, in qualsiasi momento.
    Sogno di non dover più scrivere (e neanche pensare) cose del genere.
    Sogno di poter terminare la mia giornata con una ricchezza umana in più di quella che avevo appena alzato.

    Ok. Torniamo a lavorare.
    Scusate lo sfogo pubblico, ma mi ero stancato di dovermelo ripetere in testa, ogni minuto.


  • Cucchi. Un caso assurdo.

    Cucchi. Un caso assurdo.

    Il caso Cucchi dovrebbe farci vergognare. Tutti. Come italiani e  come persone per bene che credono nella giustizia.

    Ogni giorno sogniamo di essere un Paese sempre più europeo; di essere un Paese all’avanguardia in tutto; di essere un Paese che non debba vergognarsi di nulla davanti al mondo intero.

    Poi succede che Stefano, secondo i periti interpellati dal gip, sia morto di epilessia, piuttosto che per il massacro che ha subito ad opera di alcuni poliziotti – dal giorno del suo arresto, il 15 ottobre del 2009, fino al 22 dello stesso mese – a Regina Coeli.

    Una situazione vergognosa che fa sprofondare l’Italia ai livelli di quei paesi con i quali, oggi, facciamo la voce grossa, tipo l’India o, peggio, l’Egitto, con il caso Regeni e le prove false che vengono propinate dagli investigatori egiziani a quelli italiani.

    Un Paese che mette in opera un depistaggio, ai danni di una famiglia disperata che cerca la verità sulla morte di un figlio e di un fratello, è un Paese che mi fa paura.

    Vicinanza massima a Ilaria Cucchi e alla sua famiglia. E vicinanza anche a tutti coloro, che come me, hanno paura di un Paese che si dimostra incivile e privo della dignità che solo la Giustizia può dare.


  • Taranto non può morire ancora

    Taranto non può morire ancora

    Ho letto il rapporto, presentato ieri a Bari, commissionato dalla Regione Puglia circa l’incidenza della presenza del polo siderurgico ILVA sulla presenza di casi di tumori tra la popolazione, in particolar modo di quella infantile.

    Dati allarmanti, su cui dobbiamo riflettere. Bene ha fatto, a mio avviso, la Giunta regionale ad impugnare il decreto ILVA.


  • Sì o No – Matteo Renzi vs. Gustavo Zagrebelsky

    Sì o No – Matteo Renzi vs. Gustavo Zagrebelsky

    Per chi se lo fosse perso, ecco il confronto tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente emerito della Corte costituzionale, circa il referendum del prossimo 4 dicembre. L’incontro è andato in onda il 30 settembre, su La7, condotto dal Direttore Enrico Mentana.


  • Come non trasformare in chiacchiera da bar il Ponte sullo Stretto

    Come non trasformare in chiacchiera da bar il Ponte sullo Stretto

    È tornato.
    Per l’ennesima volta, il Ponte sullo Stretto di Messina è tornato alla ribalta della cronaca nazionale. “Ed è tutto così bello. Bellissimo. Molto bello.” (semicit.).

    La routine quotidiana dei dibattiti all’italiana, ormai, mi assale ogni giorno, a tal punto che non ho più bisogno di leggere una pagina di giornale per sapere di cosa e come si stia parlando in questi giorni.

    All’ennesima dichiarazione del Presidente del Consiglio in carica, della realizzazione del Ponte, ennesime sono anche le dichiarazioni a favore e contro. Tornando a travolgere, come un vortice potentissimo, l’opinione pubblica e l’intera classe politica del Paese.

    La storia del Ponte è lunghissima, c’è chi addirittura fa risalire tale idea alle Guerre Puniche, come ci racconta Il Post nel suo articolo a riguardo. Ma tra gli alti e bassi di questo progetto, ciò che riconosco è una totale inadeguatezza del nostro Paese di fronte a temi come questo. Inadeguatezza che parte, senza ombra di dubbio, proprio dalla classe politica che azzarda, che strilla, che si oppone senza un minimo fondamento e che avvalla idee sulla base di chi le ha proposte.

    Ho letto di tutto, nelle ultime 48 ore: dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ai commenti più insulsi e populisti degli ultimi tempi ma, finito di leggere, non mi è chiaro cosa sia giusto o cosa sia sbagliato, cosa convenga e cosa no.
    Sono un coglione, per questo? Forse. Pensate quello che volete.
    Fatto sta che mi sono rotto le scatole di ritrovarmi in un dibattito che sembra un minestrone di risate, battute e poco altro, dove numeri e studi del settore vengono sventolati come fossero volantini, senza capirli a fondo, senza chiedersi se qualcosa sia cambiato dall’ultima volta in cui se n’è parlato.

    Ma quindi? Questo ponte? Si farà o non si farà? Bisogna essere a favore o contro? Io, dal canto mio, le domande me le sono poste (e pure tante), ma una risposta oggettiva non riesco a darmela e non credo di essere nelle condizioni di farlo, salvo non voglia anche io schierarmi dalla parte di coloro che hanno sempre una risposta a tutto, dalla formazione della Nazionale a come salvare il Pianeta dalle tempeste solari.

    I pro e i contro sono tanti, qui qui ne trovate un’elencazione abbastanza chiara, ma al netto di tutto, questa grande opera risulta essere il sogno proibito di diverse generazioni ma, allo stesso tempo, un progetto complicato nella sua interezza e per il contesto storico e geografico in cui si trova, nei suoi risvolti sociali, economici e ambientali che porta con sé, in positivo e in negativo.

    Lascio, dunque, la trattazione di tale argomento a chi, con tutti gli strumenti necessari, può dare il suo parere autorevole alla realizzazione, o meno, di questa grande opera, con professionalità, competenza e chiarezza.
    Solo a seguito di tali pareri e studi aggiornati, sapremo affrontare la discussione sul Ponte con argomenti solidi e con tutta la conoscenza necessaria per non trasformare, l’ennesimo dibattito pubblico, in una chiacchiera da bar.


  • D’Alema mi ha convinto

    D’Alema mi ha convinto

    Dopo un’attenta analisi e riflessione, sul Referendum costituzionale ho preso una posizione ben precisa.
    L’ho fatto informandomi e pensando con la mia testa, ma non vi nascondo che ho ascoltanto, molto, sostenitori di diverse opinioni a riguardo.
    Una delle più importanti opinioni che mi hanno portato a scegliere di votare #Sì è stata quella di D’Alema, nel 2011, a Crozza Italia.
    Ascoltate attentamente. Come si può votare #No, dopo aver sentito parole così chiare e puntuali?

    Al netto della provocazione, il mio è un messaggio semplice a chi sostiene il #No: quando si affermano cose importanti – come quella della riduzione della classe politica, dei Senatori, del ridare credibilità alla Politica – ritrovarsi, dopo qualche anno, sul fronte opposto a tali tesi, beh, fa un po’ specie. Qual è, per l’appunto, la credibilità di questo fronte che contiene al suo interno di tutto, dai comunisti ai fascisti, passando per i qualunquisti.

    Lo chiedo perché credo nel confronto, ma allo stesso tempo nella coerenza. Credo nel confronto tra persone civili, così come credo nella coerenza di chi questa riforma costituzionale l’abbia votata in Parlamento e che oggi non faccia campagna contro il suo stesso voto.


  • Houston abbiamo un problema

    Houston abbiamo un problema

    L’UniBA ha un problema, piuttosto serio. Ieri è comparsa la seconda rata per l’a.a. 2015/2016, pubblicate in totale ritardo per un problema con il sistema di calcolo delle tasse.

    Fin qui, il disagio poteva essere compreso e accettato, se tale attesa avesse consentito un calcolo appropriato e privo di errori delle rate.
    L’attesa, tuttavia, è stata vana e il risveglio di moltissimi studenti dell’Ateneo barese, ieri è stato amarissimo.
    Una seconda rata da più di 1000 (mille) euro farebbe saltare dalla sedia anche il più ataràssico degli studenti.

    Auspichiamo che l’Università degli Studi di Bari si attivi immediatamente nell’espletamento dell’attività di verifica di tali quote e che, nel frattempo, inoltri, tempestivamente, una notifica ai contribuenti di attendere il pagamento, per scongiurare un ingarbugliato sistema di rimborsi o conguagli.