• Il modo peggiore di polemizzare consiste nel ridur…

    Il modo peggiore di polemizzare consiste nel ridurre le posizioni dei propri avversari ad un insieme di sciocchezze, al fine di poterle confutare.


  • Vita da bambini (in guerra)

    Vi consiglio di guardare questo video. Save the Children mette a nudo le emozioni che migliaia di bambini vivono, quotidianamente, a causa delle guerre, dei bombardamenti, del terrore di perdere il proprio padre, la propria madre. “Make a wish“.


  • Assoluta normalità

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    Non è il solito video per chi cerca motivazione. Qualcosa di più.


  • Festa (in ricordo) dell’Unità

    Festa (in ricordo) dell’Unità

    Con che coraggio torniamo a chiamare le nostre feste, Feste dell’Unità?

    Il Partito Democratico doveva metterci l’anima per salvare un simbolo della sinistra italiana. Tralasciando la retorica del rinnovamento e della rottamazione becera e finta, credo serva una linea politica alla costruzione e non alla distruzione. Lo dimostra lo sfascio totale di Sel e con Sel, la condanna a morte ricevuta dall’Unità e un partito che ha bisogno di ritornare partito e non di essere una semplice costola del Governo.


  • La rendita renziana

    La rendita renziana

    Ieri, su La Stampa, Federico Geremicca ha scritto un articolo interessante che vi propongo e che, spero, possa suscitare in voi una serie di domande e/o considerazioni, augurandomi di vederle postate sui social network o su questo blog, come sempre a vostra disposizione.

    Che la migliore notizia ricevuta nelle ultime settimane sia l’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi – cioè del leader della coalizione che tenterà di batterlo alle prossime elezioni – la dice lunga su quanto si sia fatto agitato il mare intorno a Matteo Renzi.

    Lo sgradevole stop alla nomina di Federica Mogherini, gli ammonimenti del neo Commissario agli Affari economici Katainen, la drastica riduzione al ribasso della crescita del Pil ipotizzata da Bankitalia e il faticoso cammino in Parlamento della riforma del Senato, sono lì a confermare il momento di evidente difficoltà.

    In un quadro a tinte così fosche, altri premier e altri governi si sarebbero forse ritrovati a un passo dalla crisi: e invece nulla, per ora, sembra intaccare la popolarità e il consenso che circondano l’ex sindaco di Firenze, visto l’alto gradimento di cui continua a godere secondo ogni sondaggio. E’ come se accanto al mondo reale – quello segnato appunto dalle difficoltà di cui si diceva – Matteo Renzi fosse riuscito a costruirne, almeno in Italia, un altro virtuale: un pianeta fatto di ottimismo, di forza della volontà, di promesse di cambiamento, di fiducia nel futuro.

    Nella creazione di questa sorta di «pianeta parallelo», molto ha contato e conta l’abilità comunicativa del giovane premier. Ma c’è, naturalmente, dell’altro: e fingere di non vederlo potrebbe costituire il secondo errore capitale (il primo è stato la sottovalutazione del fenomeno-Renzi) degli stati maggiori dei partiti avversi al premier e degli stessi «malpancisti» all’interno del Pd. Se una fetta assai ampia di italiani – a dispetto delle difficoltà crescenti – continua ad aver fiducia e ad esprimere sostegno all’azione del Presidente del Consiglio, è perché ancora troppo vivo è il ricordo di quella che per comodità qui definiamo «la vecchia politica».

    La memoria del passato, anche recente, non stimola certo un desiderio di ritorno all’antico e la rapida archiviazione di una leadership che comunque – assieme a tante promesse – segnali di cambiamento effettivo li ha lanciati: dal governo meno affollato degli ultimi decenni alla nomina di donne alla guida di aziende di Stato, dal tetto agli stipendi dei manager pubblici alla rivoluzione nella pubblica amministrazione, fino alle fermissime prese di posizione a fronte di fenomeni corruttivi, da qualunque parte provenissero. Molti italiani, dunque, pensano: la situazione è difficile, ma almeno ora c’è qualcuno che si è rimboccato le maniche e ci sta provando davvero.

    Matteo Renzi, insomma, ha vinto e governa con ancora largo consenso grazie alla promessa e poi alla realizzazione (parziale, certo) di un radicale cambiamento: è evidente, allora, che chi intenda sconfiggerlo non potrà che farlo sfidandolo su questo stesso terreno. Cominciando, ovviamente, a cambiare esso stesso: partito, leader o approccio a una «nuova politica», che dir si voglia. Per ora, onestamente, segnali in questo senso non se ne scorgono: né a destra, né al centro e nemmeno a sinistra…

    E’ questa, in fondo, la maggiore e più importante «rendita di posizione» su cui può contare Matteo Renzi: l’estrema difficoltà degli altri – intendiamo le classi dirigenti nel senso più ampio del termine – ad imboccare la via di un visibile e credibile cambiamento. Per altro, finché in campo ci sono «quelli di prima» con gli argomenti di prima, è fin troppo facile per il premier rispondere alle critiche che gli vengono mosse: avete governato per decenni senza fare nulla di quel che ora imputate a me di non fare o di fare male… Argomento, oggettivamente, difficile da liquidare.

    Ma anche le rendite di posizione, perfino le più cospicue, sono destinate ad esaurirsi: ed è per questo che, al di là della debolezza dei suoi avversari (interni ed esterni) Matteo Renzi ha un disperato bisogno di centrare risultati: a cominciare – almeno sul piano dell’immagine – dalle «riforme politiche» (bicameralismo e legge elettorale) enfatizzate fino al punto da legare alla loro realizzazione addirittura il suo futuro in politica. «Settimana decisiva» ha infatti annunciato ieri il premier, riferendosi alla riforma del Senato. E’ da augurarsi che sia così e che le cose vadano nel verso giusto, perché un rinvio all’autunno dell’approvazione almeno in prima lettura, sarebbe uno smacco assai forte. Certo non compensabile col pur apprezzabile avvio del così decantato piano «scuolebelle»…


  • Smithers sguinzaglia Brunetta!

    Smithers sguinzaglia Brunetta!

    Certe volte bisogna proprio dirlo: è più facile comprendere cose più complesse che questa, ma probabilmente molti non si sforzano neanche.

    Che Berlusconi sia stato assolto nel processo Ruby, non deve smuoverci sul piano politico. Può anche non essere reato aver fatto sesso con la nipote di Mubarak (minorenne a sua insaputa), ma un Presidente del Consiglio, per di più in carica, non può, non deve partecipare a bordelli, pagare le olgettine, chiamare la polizia di Milano, realizzare un abuso d’ufficio a 360°, e così via.

    Massimo Gramellini, che più di me sa raccontare e spiegare le cose, ne parla nel suo Buongiorno di oggi, su La Stampa. Vi consiglio di leggerlo.

    Per il resto, prepariamoci a sonore bastonate nei marroni, per almeno una settimana e forse più. Brunetta si sta già impegnando: chiede la grazia del Presidente della Repubblica – su un caso completamente differente rispetto a quello del Ruby-Gate, infatti Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale (gradirei spiegazioni in merito al nesso logico di tale richiesta) – e una commissione d’inchiesta sul “colpo di stato del 2011”.

    Camomilla in endovena e avanti per la nostra strada.

    Ps. leggete questa chicca, proveniente dallo Statuto del PCI. Erano altri tempi.

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  • Un doodle per Mandela

    Avrebbe dovuto compiere 96 anni, oggi, 18 luglio 2014. Google celebra con un doodle la nascita del leader sudafricano. Un doodle speciale, animato, che ripercorre la vita del Presidente Nelson Mandela attraverso le sue citazioni più famose.

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  • Tutti Nobel per la Pace

    Tutti Nobel per la Pace

    Facebook trasforma le persone in possibili candidati al premio Pulitzer o, addirittura, al premio Nobel per la Pace.

    Video e foto di donne, bambini e uomini morti ammazzati sull’asfalto, sui marciapiedi e ovunque sia immaginabile. Ma pubblicati i video, le foto e quant’altro, cosa rimane? Rimane la sciocca convinzione, da parte di chiunque pubblichi qualcosa di simile, di stare informando, di essere contro i combattimenti.

    Ho visto video in cui qualcuna delle vittime era ancora in vita, ma si preferiva riprenderla, anziché soccorrerla.

    Voi tutti, che benedite il giorno in cui un sito vi abbia dato, finalmente, la voce che prima non avevate nella realtà, sappiate che potete essere un giorno allenatori, un giorno ministri dell’economia, un giorno pacifisti, ma non sarete la soluzione e neanche un canale d’informazione.

    La guerra è distruzione, è morte, non c’è bisogno di un video per farcelo capire. Ma la dignità di quelle persone – riprese mentre, agonizzanti, giacciono sul ciglio della strada in una pozza di sangue, il loro stesso sangue – va salvaguardata, per quel poco che ne resta.

    Prima si svolgevano studi sociali sui conflitti nel mondo, oggi il primo obiettivo è un like.

    Cosa rimane della parola “umanità” in tutto questo? Assolutamente nulla.