• Questione di stile

    Finalmente i 31 bambini congolesi sono arrivati in Italia, per poter abbracciare le loro famiglie adottive.

    In prima fila, nell’accompagnare i bambini dal Congo in Italia, c’era il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Tanto di cappello per l’impegno del Governo, un segnale forte per l’intero Paese e per l’intera Comunità Internazionale, ma credo che spettacolarizzare le sofferenze di quei genitori, quel sospiro di sollievo e di felicità, è stata una caduta di stile. A mio avviso.

    Massimo D’Alema, su questo può dare una lezione, lo racconta lui stesso in questo video, al minuto 1:17:40.


  • Non si è di sinistra senza coraggio

    Non si è di sinistra senza coraggio

    Per l’ennesima volta, la sinistra italiana ha deciso di mordersi la coda.

    Barbara Spinelli, candidata (eletta) di spicco della Lista Tsipras, in una conferenza stampa ha dichiarato che il PD è sempre meno di sinistra e che la vera, unica, originale sinistra sono loro e quel progetto nato per le Europee.

    Ancora con questa storia dei casti e puri! E basta!

    La sinistra è tale se ha il coraggio di non relegarsi in partitini, ma di fondersi in un progetto ambizioso e di imprimere maggiore forza alla parte più a sinistra del Partito Democratico.
    Il PD è il PD perché al suo interno c’è eterogeneità, la quale prima o poi muterà, esattamente quando non ci saranno più ex-qualcosa e la maggioranza sarà di nativi del PD (di tutte le età). Ma eterogeneo lo sarà sempre.
    Se si vuole costruire qualcosa di serio, lo si faccia all’interno del Partito Democratico, altrimenti il resto è inutile. La Spinelli deve capire che la gara a chi si aggiudica la bandierina della sinistra ormai non interessa più a nessuno. Ieri ho pubblicato delle slide di uno studio, nel quale si rende chiaro il flusso di voti che ha permesso al PD di raggiungere il 40% di consenso.

    La sinistra è tale se ha il coraggio di dare una svolta a se stessa, prima che al Paese. Le formazioni politiche presenti oggi sul panorama politico, mi lasciano pensare una cosa: da una parte c’è il PD che è il risultato di un’evoluzione politica del centrosinistra – che parte dal PCI e dalla sinistra della DC – e dall’altra c’è una sinistra (radicale) che prova in tutti i modi a salvarsi ad ogni elezione. Le alchimie politiche sono sotto gli occhi di tutti, la necessità di costruire un nuovo soggetto in vista delle Europee rende chiara l’idea di come pur di farcela, sia stato necessario levare, prima di tutto, simboli o nomi che conosciamo bene, e poi quello di unirsi in un solo gruppo.

    Il progetto della Lista Tsipras è interessante, sia ben chiaro, ma ciò che non funziona è proprio la tendenza all’isolamento, al non volersi “mischiare“, a puntare il dito contro chi la pensa diversamente ed a etichettarla come “destra”. Questo è l’errore solito che si è sempre fatto ed è la ragione per cui i cittadini elettori di sinistra (radicale) un po’ si sono stancati e hanno preferito votare il PD, come progetto credibile.

    Bisogna cambiare la sinistra se si vuole farla rinascere. Bisogna cambiare il linguaggio, bisogna saper interpretare il mondo che ci circonda. Fino a quando la sinistra italiana (non tutta, per fortuna) avrà l’arroganza di sbeffeggiare chi è al di fuori, non si andrà da nessuna parte.

    Durante la scorsa campagna congressuale del Partito Democratico, quella che ha incoronato Matteo Renzi segretario, Pippo Civati, il quale era definito “il più a sinistra di tutti”, come se fosse una colpa, aveva lanciato l’appello ad entrare nel PD a chi si riteneva di sinistra. La cosa assurda, il bersaglio mancato, è stato proprio il non aver accettato l’invito che Civati e molti altri indirizzarono a quella parte di sinistra che voleva impegnarsi, che voleva rendersi partecipe di un progetto collettivo, non più relegato ma con grandi potenzialità. L’invito non è stato accettato, infatti se pur l’elettorato di sinistra voti il Partito Democratico (le Europee lo hanno confermato), di militanti di quella sinistra “radicale” ce ne sono ancora pochi. Se fosse il contrario, sarebbe un tesoro per tutti.

    Mi auguro, quindi, che si avvii un progetto federalista, non tra partitini della sinistra radicale, ma tra la sinistra e il centrosinistra, cioè tra la Lista Tsipras e il Partito Democratico. Me lo auguro davvero, perché sarebbe una svolta nella politica italiana. A mio avviso, una svolta positiva. Per tutti.


  • Diamo un po’ di numeri

    Qui di seguito, lo studio fatto da SWG sul risultato delle Europee. Un dato importante c’è, tra i tanti, e mi riempie di gioia: il PD è primo partito tra i giovani elettori, miei coetanei (18-24 anni).

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  • Grillo ti amo e ti spiego perché

    Grillo ti amo e ti spiego perché

    Devo esservi sincero, mi aspettavo che il PD vincesse queste elezioni europee, ma non con il 40%. Credo che questo abbia interessato moltissimi italiani, non solo addetti ai lavori.

    Ho provato a spiegarmi quali possano essere state le ragioni di questo boom di consensi.

    Il Governo e Renzi. Inevitabilmente, ciò che il Governo sta facendo in queste ultime settimana ha dato prova di se, attraverso un consenso che non si ferma solo agli 80€ in più in busta paga (come hanno voluto far credere i 5 Stelle e qualche berlusconiano attaccato alla dentiera) che, per altro, non hanno toccato tutte le famiglie italiane, ma che, nella totalità, hanno diffuso tra i cittadini quel senso di una politica che inizia a muoversi, contrapposta ad anni di immobilismo e di tecnicismi altisonanti e poco percettibili. Berlusconi dice che il Governo Renzi è un governo “troppo di sinistra” e quelli di sinistra dicono che il Governo Renzi è “troppo di destra”. Nel frattempo che si decidano a dare un indirizzo politico all’operato dell’Esecutivo, quando la politica si muove da i suoi frutti. E si vede.

    La campagna elettoraleI ragazzi di Proforma sono dei grandi esperti di comunicazione, lo hanno dimostrato sul campo in ogni occasione. Ciò che però ha caratterizzato questa campagna elettorale è stata la modalità con cui il PD ha interagito con gli elettori. Il ritorno alla Piazza è stato importante e le parole usate nei comizi e per le strade ha centrato l’interesse generale. Unica nota dolente, a mio avviso, la gara sterile a chi ce l’aveva più grosso (il pubblico) tra Grillo e Renzi. Da oggi sappiamo che ciò che Nenni disse, molti anni fa, è ancora attuale e che a piazze piene possono corrispondere urne vuote. Se lo ricordino quelli del Movimento 5 Stelle (Grillo e Casaleggio in primis).

    La forza dei militantiSbagliano coloro che credono in un PD trainato da una sola figura e che questo risultato sia essenzialmente “personale”. Io vorrei invece ringraziare tutti i militanti che si sono spesi, come sempre, sui territori, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada alla ricerca del consenso, spiegando attentamente quelli che erano e saranno i nostri progetti per l’Europa. I militanti sono la vera forza del Partito Democratico, sono coloro che danno un volto al partito sui territori e sono anche coloro che, spesse volte, per colpe attribuibili a qualche stratega di Roma, si prendono schiaffoni dai cittadini, con la consapevolezza che il loro compito è anche quello, oltre che spiegare gli eventi e raccogliere informazioni dagli elettori.

    Ma ora arrivo al dunque.

    GrilloTralasciando quel mitomane di Casaleggio, il quale immagina di essere in Guerre Stellari, il coautore di questo importantissimo risultato del PD è proprio lui.
    Crederete sia pura retorica la mia ma, per le mie conoscenze base nella comunicazione politica, Grillo ha sbagliato tutto ed è stato un errore che non ha dato i suoi frutti immediatamente, ma ha richiesto la concreta realizzazione del vuoto politico in Parlamento, dove il M5S più che forza politica sembrava forza “animatrice” dei dibattiti, con cartelli, magliette e bende.
    Ecco perché (ironicamente) amo Grillo. È riuscito a risvegliare nella gente quel senso di allerta a favore della Democrazia, delle Istituzioni; quel ricordo dolente degli anni difficili, in cui la violenza di piazza dilagava, dove il “circondare il Quirinale” significa assaltare il Paese, dove sventrare cani e urlare in piazza ha voluto significare tutto e niente.
    Caro Beppe, grazie per averci aiutato in questa campagna elettorale. Visti i risultati, faresti bene a lasciare il Movimento, per il bene dello stesso, per il bene delle persone (ne conosco molte) che credono in quel progetto e che si sono trovate prigioniere di un modo di far propaganda becero, antidemocratico, senza nessun principio di dignità e umiltà.
    Vedere persone con delle ottime qualità personali parlare usando i nomignoli che Grillo ha assegnato a tutti i suoi avversari (vedi Renzie, ad esempio), credere ai complotti mediatici, dire che chi fa parte dei partiti politici sono tutti uguali, è stato il dolore più grande che ho provato in questa campagna elettorale.
    Grazie ancora Beppe, senza di te, l’Italia non avrebbe riscoperto il valore della libertà, della democrazia e del rispetto verso le Istituzioni.


    Ps: vedo sui social network e su qualche sito di informazione titoli “I renziani serrano i ranghi. Molti convertiti alla ricerca di un nuovo posizionamento”.
    Sarò schietto: io renziano non lo sono mai stato e non ho alcuna intenzione di esserlo oggi. Riconosco il valore della democrazia e delle primarie, le quali mi hanno consegnato un nuovo segretario che rispetto per il ruolo che ha assunto e, responsabilmente, supporto, con lavoro di squadra, non per il bene di Renzi, ma per il bene del Partito Democratico e del Paese. Amo quell’idea di politica che ha un nome. Il suo nome è Partito Democratico. Sono un democratico, in tutto e per tutto. Il nome del blog ne da conferma.


  • SCHIFO! SCHIFO! SCHIFO!

    SCHIFO! SCHIFO! SCHIFO!

    A.D. 2014, in Italia si prospetta una catastrofe culturale. Lo sento sulla mia pelle, lo sento ogni volta che mi guardo intorno.

    Che vergogna mi fa questa società, che vergogna mi fa, vedere certe persone prendersela con chi non ha mai fatto nulla di male, con chi tenta di porre un rimedio ai danni che si sono susseguiti nel corso del tempo.

    Che schifo. Non ho altro da aggiungere. Che schifo.

    La disperazione di cittadini è tanta, molte delle cose che si rivendicano sono giuste, sono esattamente il frutto di anni di assenza della politica, ma mi chiedo dove si voglia arrivare. Crediamo davvero che possa essere un simbolo a certificare l’onestà di una persona? Crediamo davvero che si possa dar seguito ad un modo di intendere il confronto come una contrapposizione senza se e senza ma, rappresentato da quel “o noi o loro“? Noi chi? Loro chi? Se io e la mia generazione che fa politica all’interno di un partito, siamo parte dei “loro”, vuol dire che questo Paese sta cadendo nell’oblio più totale.

    Come vi permettete? Chi siete voi per giudicare cosa io sia, cosa la mia generazione rappresenta? Mi rivolgo alle generazioni passate, perché questo Paese è stato frutto delle loro scelte. Aristotele diceva che ogni popolo ha il governo che si merita ed è stato sempre così. Badate bene, quando si fa riferimento al governo, si intende la classe dirigente, una classe politica incapace di assumersi le proprie responsabilità che ha avuto la possibilità di sedere in posizioni di potere solo perché l’Italia, rappresentata dai suoi elettori, ha permesso ciò. Sottolineo questo, poiché qualche costituzionalista dell’ultim’ora voleva (e vuole tuttora) farci credere che il governo è eletto direttamente dai cittadini (non siamo una repubblica presidenziale o semi-presidenziale).

    Se, nei decenni passati, avessimo avuto l’accortezza di ragionare prima di dare un voto, probabilmente oggi saremmo un Paese all’altezza dell’Europa, della Germania, dell’Olanda, della Svezia. La corruzione non solo economica ma anche culturale italiana è sempre stata il cemento con cui si è costruito di tutto. Oggi venite a farci la morale? I veri responsabili sono coloro che per decenni hanno permesso a determinati personaggi di sperperare denaro, dignità e credibilità del nostro Paese ed oggi siamo tutti infuriati, come se fossimo un popolo innocente trapiantato in un mondo di corrotti.

    Perciò non permettetevi mai più di puntare il dito contro una generazione che non solo vuole assumersi le proprie responsabilità davanti al futuro, ma ha la forza di addossarsi tutti gli errori che le generazioni passate hanno commesso. Lo faremo senza chiedere il permesso a nessuno. Lo faremo guardando in faccia la gente, con la consapevolezza che quando troveremo qualcuno che ci definirà dei corrotti, puttanieri e delinquenti, senza averci mai sentito parlare, senza conoscere i nostri percorsi personali e collettivi, noi non volteremo le spalle dall’altra parte, ma ci impegneremo a stravolgere un modo di vedere le cose sbagliato, senza futuro, che cade sempre nell’errore del “sono tutti uguali“.

    Saremo la generazione che risolleverà questo Paese se e solo se saremo capaci di non assorbire come delle spugne la melma culturale che ci circonda, se e solo se saremo capaci di costruire una nuova cultura del rispetto, della dignità, del particolare e non del generico, delle emozioni senza perdere, però, la razionalità.

    Possiamo combattere questa decrescita culturale non con la rabbia e le urla, ma con tutta la passione che possiamo esprimere e mettere in pratica.

    Un’ultima cosa: andate sempre a votare. Chi non sceglie lascia il potere alla folla e la folla sceglie sempre Barabba. (cit.)

    Buon voto per domani! E ricordate che si vota solo domani, dalle 07.00 alle 23.00!


  • Ciwati e Kuperlo sono dei mafiosi!!1!!1!!1!

    Di Maio tenta di difendere l’indifendibile. Di Battista da del mafioso a Pippo Civati e a Gianni Cuperlo. Ma perché questa politica si allontana sempre più da ciò che vorrei?


  • Questione di lingua

    Noci è una città piena di risorse, non c’è alcun dubbio. Le tradizioni non vanno solo salvaguardate, ma inserite in un processo evolutivo, virtuoso, capace di saper trarre dal passato le migliori energie per il futuro. Il dialetto è proprio questo, è senso di appartenenza, orgoglio per la propria terra.

    Molte volte la lingua italiana non riesce a centrare il significato che vogliamo dare ad un’espressione, il dialetto, la lingua dei nostri avi, sì.

    Il dialetto è la lingua del cuore, a mio avviso. Quando proviamo forti emozioni, negative o positive che siano, il dialetto viene facile.

    Se non siete ferrati in materia, il dizionario etimologico è quello che vi serve. Io lo prenderò perché voglio scoprire i vecchi detti nocesi (quelli che ancora non conosco) e magari comprendere qualche parola troppo complicata ormai in disuso, eccezion fatta per i cultori.


  • Le tangenti del Sud-Est

    Le tangenti del Sud-Est

    Cinque indagati per presunte tangenti e truffa ai danni della Regione Puglia. L’accusa pende sulla testa delle Ferrovie Sud-Est, la linea ferroviaria che collega la Città di Bari con il Sud-Est della regione, fino al Salento. Una situazione grave che merita di essere chiarita subito.

    Tempo fa abbiamo avviato una petizione per sostenere le esigenze dei tantissimi pendolari che, nel giro di qualche giorno, si sono ritrovati i biglietti con un costo maggiorato, per fasce chilometriche, senza ricevere alcuna spiegazione.

    In Regione, l’Assessore regionale ai Trasporti, l’Avv. Gianni Giannini, con massima disponibilità, ci ha illustrato cosa aveva portato all’aumento del costo delle corse, annunciando che molto presto, a programmazione conclusa, la Regione avrebbe incominciato a studiare un progetto virtuoso, positivo per i pendolari, in merito alla tariffazione.

    Quello che apprendo oggi è un colpo al cuore, oltre per la gravità del fatto, ma anche perché rende più difficile poter sperare in un virtuosismo del trasporto nel Sud-Est. Pensare di poter lucrare sulle esigenze della gente è cosa ormai diffusa in politica e, riconfermata ora, anche nella classe dirigente, quella che gestisce i servizi pubblici, se pur con struttura aziendale di stampo privato (per dirla breve, con la partecipazione della Regione, ma con autonomia nelle scelte economiche – vedi il caso Sud-Est).

    Questa bomba ad orologeria arriva qualche ora dopo un altro grande scandalo, questa volta in Lombardia, sempre per tangenti ai danni della Sanità e dell’Expo.

    Ritorno con il dire che possiamo fare qualcosa per ridurre quasi a zero questo fenomeno: maggior controllo delle Istituzioni sulle aziende che gestiscono i servizi pubblici, pene severe e trasparenza assoluta dei capitoli di spesa, a partire dall’acquisto di beni utili (vedi treni, ad esempio) sino ai salari dei dirigenti e dipendenti.