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  • Prima la politica. Poi, semmai, le armi. Non il contrario.

    Come non essere d’accordo con la posizione assunta dal nostro Paese riguardo l’intervento militare in Siria, Iraq e Libia.
    Responsabilità significa porre questioni politica prima di quelle militari e il nostro Paese sta dando lezione di politica estera a tutta l’Europa e a tutto l’Occidente.

    Non è assolutamente accettabile che la Francia possa considerare sua prerogativa quella di chiamare alle armi un altro Paese membro dell’UE, richiamando il Trattato di Lisbona dopo aver infranto ogni tipo di accordo internazionale, quando ha deciso, all’epoca, di bombardare la Libia assieme al Regno Unito, senza un piano ONU.

  • Apprezzo il fatto che Renzi stia affrontando un tour europeo, anche se a mio avviso dovremmo prima occuparci di questioni inerenti la politica interna, più che quella estera, ma mi lascia perplesso il fatto che Renzi abbia fatto visita alla Merkel e non invece all’SPD, a Schröder, per esempio.

    Ora volerà per Parigi e Londra, spero che, oltre ad incontrare Hollande  magari provi ad immaginare un sistema di collaborazione più forte e articolato, come lo stesso Presidente della Repubblica ha ribadito in queste ore.

    Su Londra, mi auguro che ci sia lucidità e che ad un modello anti-europeista come quello portato avanti da David Cameron, si preferisca il progetto labour di Ed Miliband. Così, giusto per avere le idee chiare.

  • Questo teatrino del Datagate tra UE e USA mi fa sghignazzare. Come potevano le istituzioni europee a non sospettare che qualcosina qualcosina gli Stati Uniti stavano monitorando? E di quell’antenna installata in Europa? Ne vogliamo parlare?

    Che ora Hollande e la Merkel si sentono indignati è cosa buona è giusta, ma che non si siano resi conto della tendenza degli USA di tenere tutto sotto controllo, mi lascia qualche dubbio sulla loro perspicacia. Eppure Kerry lo dice con tanta nonchalance.